Wintersurf Non Solo Spigole

Wintersurf Non Solo Spigole

Solo chi si adatta sopravvive! Ma non vogliamo parlare di selezione naturale, teoria ampiamente provata dalle numerose evidenze scientifiche, che “funziona” se applicata ad una finestra temporale di millenni. Molto più umilmente vogliamo adattare la nostra tecnica di pesca al futuro che ci attende. Iniziamo con una considerazione generazionale. Ogni novità è accolta da chi ha più o meno la mia età (mezzo secolo) con diffidenza, timore, addirittura paura, con commenti del tipo: “Cosa sono queste perline? Io uso il tre vie da sempre”, e anche, “Fluorocarbon? Nylon 0,50 e vedi che le spigole nella schiuma si attaccano lo stesso”, per arrivare al classico “Io pesco solo con pater noster, ami del 3/0 e come esca il gambero. Il resto è roba da paffisti (paf è l’acronimo di pesca a fondo, usato spesso con accezione negativa)!”. Questa chiusura mentale si traduce, nella pratica del surfcasting, in un utilizzo di attrezzi, fili, esche che erano adeguati forse vent’anni fa. Continuare a pescare nel solito modo, solo perché lo consideriamo collaudato e perché tanto tempo fa ci ha regalato bellissime emozioni, non ci porterà da nessuna parte. Per una volta, almeno una, fidiamoci delle nuove generazioni. I pescatori che adesso si affacciano al surfcasting, sono ignoranti, poco esperti e troppo esposti alle pseudo teorie proposte dal web, ma hanno la mente aperta. Ho la fortuna di appartenere a una società di pesca in pieno sviluppo. L’attività vulcanica di Marco Atzori, presidente sempre presente, ha avvicinato alla pesca un gruppo di giovani che da subito hanno riversato nel surfcasting tutto il loro entusiasmo e passione. Questi ragazzi ascoltano i nostri (pallosissimi) racconti di pesca, ne assorbono gli aspetti positivi, ma poi in spiaggia seguono il loro istinto. I risultati sono evidenti. Mai come quest’anno Gli Amici e il Mare hanno raggiunto, in ambito agonistico, risultati così importanti. Mai come quest’anno la chat di pesca della nostra crew ha accolto così tante foto di catture!


Nuove idee, nuove catture
Sarà per il meteo veramente “strano” che propone un inizio inverno che in altri tempi avremmo definito anomalo, con giornate di freddo e vento che si alternano a periodi di bonaccia con temperature miti. I primi che credo non abbiano ancora capito niente sono proprio i pesci, le nostre prede; figuriamoci noi. Parlando con altri pescatori della mia generazione, spesso ci troviamo a sentenziare: “Aspettiamo ancora prima di uscire, vedrai che tra qualche giorno inizierà l’inverno!”. Sbagliato! Ogni giorno che rimandiamo è un giorno perso. E la dimostrazione lampante me la danno proprio i ragazzi della mia società. In barba a previsioni meteo che minacciano “piattone”, caricano la macchina di tutta l’attrezzatura e via, a pesca. Noi mummie, i pollici a digitare le solite considerazioni su pagine social che altro non fanno che ingoiare e risputare sempre le stesse idee. Loro in spiaggia a “sturrare” si, spesso e volentieri; ma l’incertezza del periodo regala loro catture altrimenti rare se non addirittura impossibili.

“Il finale a un solo amo è destinato esclusivamente per la pesca con esca viva. Altrimenti, sempre almeno due ami, anche quando il mare è davvero grosso, con tanta corrente e alghe.”.

Fluoro, sganci rapidi e...
Ok, non voglio certo buttare al cesso decine di anni di teorie che la prova in spiaggia hanno reso consolidate. Ma l’equazione mare mosso + bassa pressione = cattura (altrimenti rimani a casa), non va applicata in modo cieco. Ho anticipato che trovo molto interessante il nuovo approccio proposto dai più giovani. Vediamo di andare sul concreto. Ultimamente ho avuto la fortuna di condividere la spiaggia con alcuni ragazzi della mia società. La prima cosa che saltava agli occhi, era l’azione. Intorno alle loro canne, alla loro postazione, non c’era un metro di spiaggia che non fosse smossa. Surfcasting come pesca attiva, con pochi tempi morti e la sedia utilizzata solo per appoggiare la sacca delle canne. Nuova anche la configurazione di pesca proposta: massimo 4 canne a testa, se possibile sempre con coppie di attrezzi uguali, per poter replicare in modo preciso la configurazione che, sul momento, si dimostrava vincente. In bobina fili che definirei sottilissimi: 0,20 e anche 0,16 se il mare lo permette (assenza di alghe). Ma le vere novità arrivano adesso, sulla costruzione e utilizzo delle parature.

Parature
Il finale a un solo amo è destinato esclusivamente alla pesca con esca viva. Altrimenti, sempre almeno due ami, anche quando il mare è davvero grosso, con tanta corrente e alghe. Certo, in queste situazioni bisogna stare sulle canne sempre, perché gestire tanti braccioli con il mare mosso è davvero una prova di resistenza fisica e nervosa. Nuova anche la concezione della paratura da surfcasting “invernale”; mutuando idee che fino a poco tempo fa erano dedicate solo alla sfera agonistica, i nuovi surfcaster utilizzano sganci rapidi piccolissimi, che però hanno un carico di rottura adeguato, confinati tra due perline che permettono di scaricare gli attriti. Per mantenere la posizione non si usano stopper ma l’impalpabile filo di cotone che permette legature resistenti e leggerissime. Sempre più spesso, sia il trave che il bracciolo sono in fluorocarbon. Grande attenzione e precisione è dedicata alle lunghezze dei finali, preparati a decine della stessa misura e in più misure, in modo da avere già pronti travi e braccioli, senza doverli preparare in spiaggia. Utilizzando poi nuovi attrezzi, come il Micro Loop Tyers di Stonfo che permette di creare asole tutte della stessa dimensione, questi nuovi pescatori arrivano a un grado di accuratezza fino a pochi anni fa impensabile anche nell’agonismo. Altro che “bimbiminkia”, la nuova generazione di surfcaster sono ai nostri occhi degli extraterrestri, splendidi da vedere e molto competitivi. Per una volta, almeno una, facciamo un passo di lato, lasciamo che i giovani prendano il comando e seguiamoli con fiducia.