Walking The Night
E' notte fonda. Le uniche luci presenti sono quelle che noi pescatori portiamo in fronte e accendiamo il meno possibile, solo per sostituire l’artificiale. Siamo arrivati al tramonto in spiaggia, in una di quelle spiagge del sud oves della Sardegna note per la presenza costante di serra. Abbiamo deciso di provare a pescarli a spinning dalla spiaggia. Le condizioni ci consigliano di provare in superficie: assenza di vento e mare piatto. Ma già dai primi lanci mi accorgo che qualcosa non funziona. Provo alcuni recuperi con un grosso popper. L’ho scelto per la sua capacità di raggiungere nel lancio distanze notevoli. Ma, una volta in acqua, sento che non si comporta come vorrei. Specie nei recuperi con la punta della canna alta, utili per creare il maggior numero di spruzzi e far uscir fuori dall’acqua il popper, nel tentativo di replicare il comportamento di un pesce in fuga. Non riesco a tenere la lenza in tensione, in poche parole non ho nessun controllo sull’artificiale. Non lo vedo, nascosto nell’oscurità non riesco a mantenere un contatto costante su di esso. Più volte sento che nuota “male”, il filo si avvolge tra le ancorette. Decido di cambiare artificiale. Usando un walking the dog il risultato è ancora più disastroso. A problema se ne aggiunge un ulteriore, ancor più grave. I tanti recuperi sbagliati, con il trecciato che crea “pancia” sulla superficie dell’acqua, iniziano a creare i primi “fiocchi”, il filo si attorciglia su se stesso ed alla fine si formano delle parrucche. Sconsolato devo rinunciare alla scelta più logica e cambiare strategia. In una serata perfetta per artificiali di superficie gli unici che riesco a utilizzare sono minnow e simili, roba che nuota ben sotto il pelo dell’acqua. Le conseguenze di questa scelta sono evidenti: nessun attacco, nessuno strike... cappotto. Cosa fare?
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