Vento alle Spalle
Nel surfcasting molto spesso ci troviamo a pescare con il vento in faccia. Lo dice il nome stesso, la tecnica si dovrebbe praticare in presenza di onde, il motore che permette la complicata catena alimentare che porta i predatori ad avvicinarsi alla costa quando questa è interessata da una mareggiata. Ma il condizionale, nella pesca, è d’obbligo. Non funziona sempre così. Ci sono spiagge che offrono le migliori condizioni proprio quando il vento soffia in direzione contraria e cioè alle nostre spalle. Sono spot che presentano quasi sempre le stesse caratteristiche. Acqua bassa almeno per i primi 60, 70 metri da riva, presenza di alghe o posidonia molto vicino a riva e prossimità con una foce. È l’esperienza a portare a questa deduzione, non possiamo enunciare un teorema valido sempre. Ma chi legge queste righe avrà già individuato alcune spiagge sarde con queste caratteristiche. Così, d’impulso, mi vengono in mente le Saline di Stintino, Is Solinas, a Masainas e Giorgino, a Cagliari. Tre luoghi che formano un triangolo immaginario sulle coste della nostra isola e che quindi “lavorano” al meglio con vento che soffia in 3 direzioni diverse, ma sempre da terra. In questi spot quelle che in gergo chiamiamo “alghe” sono abbondanti. Alghe depositate in spiaggia, a formare soffici “materassi” che per lunghi tratti nascondono la sabbia; alghe in mare, in pagliuzze quasi impalpabili che, in assenza di onde, si depositano sul fondo a formare ampie pozze marroni. E poi, sempre in mare, le praterie di posidonia, ricche di incagli ma anche di vita. Come modello possiamo prendere la spiaggia di Giorgino, frequentata ormai da tanti decenni e da tutti i pescatori del cagliaritano e non solo.
Il modello Giorgino
A Giorgino si pesca col Maestrale. E i motivi sono chiari e facili da ricordare. La lunga spiaggia che dall’area portuale di Cagliari si estende verso il comprensorio di Capoterra è esposta quasi esattamente a sud est. Quindi, visto il basso fondale per più di cento metri da riva, basta un debole Scirocco (ma con tutti i venti meridionali è lo stesso…) per creare subito un evidente moto ondoso. In pochissimo tempo il mare si trasforma in un denso “caffellatte”, con tonnellate di alghe che abbandonano la quiete delle pozze sul fondo per riversarsi in massa sulla riva, a formare alti bastioni. La pesca, in queste condizioni, è impossibile. Il discorso non cambia molto in assenza di vento. In questo caso insorge un problema che a Giorgino è ben noto: i granchi. Chi va a Giorgino quando c’è bonaccia e soprattutto al buio, in sostanza ha voglia di dare da mangiare ai crostacei. Non si tratta di un semplice fastidio, ma di un assalto fulmineo, impressionante, in grado di azzerare una seppur corposa dotazione di travi e finali. Migliaia di granchi, attivi e inesorabili, al primo accenno di Maestrale spariscono. Dove vadano non ci è dato saperlo, ma tanto basta, a noi interessa che spariscano. Ok, stabilito che dobbiamo aspettare i venti da nord, vediamo quali sono gli aspetti che ren- dono produttiva un’uscita con vento alle spalle, nella lunga spiaggia di Cagliari.
“Tanta abbondanza consiglierebbe di usare il massimo di canne consentito, ma se si vuole essere davvero efficaci, ne bastano due, usate bene”.
Alghe amiche
In questi mesi tutte le spiagge sarde sono destinate, di giorno, alla sola balneazione. Poco male, il panorama diurno a Giorgino non è dei più romantici, con l’orizzonte dominato a ovest dalla grande raffineria, in mare solo qualche petroliera e a est, la siluette di Cagliari, per lo più nascosta da lunghi moli e pontili. Di notte, quello che prima sembrava squallido, assume un nuovo incantevole aspetto. I fumi della Saras spariscono, sostituiti da tante piccole lucine colorate che si riflettono in mare; le stesse luci illuminano la strada che corre alle nostre spalle e finalmente Cagliari, con i suoi monumenti illuminati dal basso (anche troppo…) si mostra in tutta la sua bellezza. Il Maestrale trascina via l’umidità e la notte trascorre piacevole, lontano dall’afa; si arriva addirittura a sentire il bisogno di una la felpa, indumento che ci sembrerebbe superfluo in estate. Lo stesso vento allontana le alghe o le deposita in pozze che le rendono “inermi”. La direzione del vento permette di forzare il lancio, alla ricerca della massima distanza. Lontano sempre? No, solo al tramonto. Più si va verso il fondo della notte, più sarà proficuo pescare vicino. A Giorgino “pascolano” abitualmente branchi di mormore che si muovono, parallele alla riva, sondando fasce che tendono ad essere sempre più vicino a riva, ogni ora che passa. Poi, quando ormai i pesci nuotano ai nostri piedi, tutto finisce e il gioco è rimandato alla notte successiva (sempre che soffi il Maestrale…). Non solo mormore, ma tan-te, tantissime orate, per lo più al limite della misura minima, ma ogni tanto arriva anche la big. La spigola, molto attiva vicino alle uscite dei canali, in estate tende a sparire, sostituita dai serra. In una notte fortunata si può avere l’incontro con tutte queste specie; ecco la magia di Giorgino!
Esca a go go
Concludiamo con una veloce descrizione di parature e esche consigliate. Intanto, iniziamo col dire che quando l’attività dei pesci raggiunge il suo culmine bisogna essere preparati, organizzati e veloci. Due canne montate su di un tripode, se usate con maestria, sono più che sufficienti. Tre, massimo tre, se una la vogliamo destinare all’utilizzo di un’esca da aspetto (bibi, granchio) o per sondare, con il boccone dedicato (trancio di muggine), l’eventuale presenza dei serra. Il tripode ci permette di confinare la postazione in un’area ristretta, minimizzando spostamenti e tempi morti. Si possono utilizzare parature a due o tre ami. Il vento alle spalle aiuta nel lancio, ma se vogliamo arrivare ai limiti delle nostre capacità, circostanza che come anticipato premia soprattutto al cambio di luce, dobbiamo sacrificare un inganno e usare braccioli più corti. La lunghezza dei travi è dettata da quella dei braccioli. Questi ultimi devono essere lunghi almeno 120 centimetri, con sezioni mai superiori allo 0,18. E arriviamo all’esca. Qui dobbiamo evidenziare una nota dolente. I recenti rincari delle merci hanno colpito anche il nostro settore e, nonostante i negozianti tendano a mantenere i prezzi quasi invariati… un euro qui, un euro lì, alla fine se vogliamo divertirci a Giorgino, non possiamo sbagliare l’esca. E allora pun- tiamo decisi su arenicola da affiancare o addirittura sostituire con il coreano, ma solo quando l’attività in acqua diventa frenetica. L’innesco deve essere ricco, anche un’arenicola intera per ogni amo. Il calcolo è presto fatto, si tratta di una strategia onerosa, ma se affiancata dall’utilizzo di parature leggere e sottili e da un’ottima tecnica e manualità, regala carnieri unici. E il tremuligione? Che fine ha fatto la storica esca del cagliaritano? Si usa, c’è chi addirittura la preferisce a tutte le altre. Ma anche se non lo confesserà, si tratta solo di una questione “di tasca”. L’arenicola costa di più, è vero. Ma è molto più efficace, rendendo la pesca col vento alle spalle, tra le lucine colorate della notte cagliaritana, un’esperienza da immortalare e appendere al più bel muro di casa nostra.
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