Una Potenzialità Inespressa
E sì che parliamo di pesca! Dovremmo essere maestri nel settore, secondi a nessuno. Eppure non è così, non in tutti i campi. Non per quanto riguarda le provvidenze della regione Sardegna che pure vanta una legge sull’editoria locale con tanto di interventi a sostegno dei periodici non quotidiani. Succede invece che i capitoli dedicati non vengono finanziati, quindi… Quindi da Soru in poi i piccoli editori, anche quelli che da oltre vent’anni combattono tutti i giorni per mantenere viva un’arte tipica della Sardegna, un’arte popolare come forse nessun’altra, un’espressione di vitalità, di orgoglio, di identità, devono arrangiarsi. Devono assistere in silenzio al trasferimento di risorse, sempre più copiose, verso chi detiene il monopolio dell’informazione, sia esso cartaceo, sia esso televisivo, sia esso radiofonico. È questa, purtroppo la realtà! L’editoria periodica sarda legata alla pesca, alla caccia, allo sport al costume o allo spettacolo, alla cultura, è ridotta ad una potenzialità, in alcuni casi ormai del tutto inespressa, semplicemente perché minore. Ma allora dove sta l’intervento, la tutela delle minoranze, il sostegno della buona amministrazione? Sono finiti. Non c’è forma di sussidio che non sia un ricatto. Come quello della lingua sarda. Un canale facilmente attivabile in teoria ma dai paletti insormontabili per la pretesa di stampare in limba una percentuale altissima del periodico. Forse non è un ricatto ma allora non è ai periodici locali che si pensava nella stesura della Legge, forse a qualcosa di più specifico che si continua a tutelare a discapito della massa, a discapito di chi davvero potrebbe trasferire in sardo un aspetto della nostra sardità. Ma forse la nostra sardità è questa, o meglio l’applicazione della legge 22 è la sua più deteriore espressione.
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