Un piano per il 2013
L’inconsistenza del salone di Genova poteva essere per il visitatore e l’operatore, una valutazione soggettiva ma a fugare ogni dubbio ci ha pensato il Governo. Il vengo e non vengo... ma si vengo, del ministro Passera, costituisce da una parte un precedente insopportabile e comunque un fatto di grave sufficienza nei confronti di quei ventimila lavoratori del settore che in questi ultimi tre anni hanno perso il lavoro, dall’altra aggiorna, verso il basso, il grado di priorità che la crisi della nautica assume nell’agenda del Governo. Su queste premesse, avvalorate dalle insistenti verifiche degli organi di controllo ai fini di efficientare la lotta all’evasione fiscale, una crisi interna che mina la credibilità degli attori principali, Ucina e Fiera di Genova e quindi il lavoro e i successi di oltre mezzo secolo, è quanto di meno opportuno potesse succedere. La delusione delle aziende, però, già infastidite per il perdurare della crisi e l’inarrestabile calo dei fatturati, va in qualche modo interpretata, forse o necessariamente, con o senza il senno di poi, anticipata. Appare incomprensibile come l’abbondanza dell’offerta non abbia calmierato i prezzi. Un fatto questo che ha evidentemente limitato le partecipazioni ma che soprattutto era noto a tutti, Ucina in testa. Oggi le richieste, probabilmente tardive anche se datate 12 ottobre, si riassumono in un nuovo spazio espositivo “non necessariamente nel perimetro della Fiera” e che valorizzi la qualità del prodotto invece della quantità, come impone oggi la realtà della nautica italiana; in un globale coinvolgimento delle istituzioni e soprattutto in una sensibile contrazione delle tariffe. Il vertice di Ucina ha imposto l’ultimatum: entro 45 giorni vogliamo un piano per il 2013, altrimenti...
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