Tre Ami sul Fondo
Anche se tante soddisfazioni, in barca, a bolentino, sono tipiche dei periodi più freddi è pure vero che col bel tempo si può uscire di più, soffrendo meno, e comunque fare catture divertenti. Mi pare opportuno, pertanto, sottolineare un po’ per tutti, le linee guida di un’uscita tipica, valide soprattutto per chi a pesca non ci va proprio tutti i giorni.
Barca
Iniziamo quindi dall’unità da diporto, spesso un bene così personale dove le regole sono molto elastiche. Per uscire in mare occorre accertasi di essere perfettamente in regola e di poter raggiungere la meta prefissata. Come dire: documenti e dotazioni in ordine, compresa l’attestazione Mipaaf, e programma di pesca compatibile con la patente di guida. Per esperienza vi consiglio di verificare il livello del carburante e la disponibilità di cima a bordo. Potrei ancora continuare sul tipo di ancora e non fermarmi mai ma voglio concludere... che la strumentazione elettronica sia efficiente. Può essere che la cambusa non sia fornita e questo è grave ma non vi impedirà di pescare anche per tutta la giornata. L’importante è che il rientro sia garantito e in sicurezza.
Gianni De Gioannis alle prese con tanute e capponi. | |
Posta
Questo è un argomento davvero difficile. Primo perché è impossibile e forse neanche giusto mettere in discussione il bagaglio di esperienze personali. Secondo è difficile in questo tema riscuotere credito dai terzi. Più facile che questi credano di essere mal indirizzati. Bene allora rimaniamo sul generale. Le differenze macroscopiche sono legate alla profondità, nel senso che a 20 metri si può colpire col piombo una pietra ricchissima di pesci, mentre a 50 la cosa è più complicata. Si deve fare il conto con scarroccio, deriva e correnti. Queste possono anche essere nella colonna d’acqua, più d’una, magari di uguale direzione ma verso opposto. In queste condizioni è difficile che l’esca cada dove vogliamo e così quella che si prospettava una bella giornata i pesca... In rapporto a quanto appena espresso risulta opportuno aumentare la zavorra con la profondità e ridurre il diametro del filo in bobina. Solo così riusciremo a contrastare la corrente e pescare il più vicino possibile al punto desiderato.
Ancoraggio
Fermarsi nel posto giusto significa avere successo oppure no. Di solito, pur di pescare senza perder tempo, si accetta troppa approssimazione e poi se ne pagano le conseguenze, soprattutto sugli alti fondali. E’ saggio invece dedicare all’ancoraggio tutto il tempo necessario e sfoderare le canne solo ad operazione conclusa con successo. Il mare dirà quanta cima calare, ma la regola prevede il minimo indispensabile compatibilmente con la tenuta dell’ancora. Anche per questa fase valgono le regole
Dall'alto a sinistra: l'autore con una tanuta, un cappone ed un sarago. | |
Attrezzi
Oggi le nuove fibre consentono diametri sottilissimi anche dello 0,10, “invisibili” alla corrente ma robusti abbastanza per le comuni prede. Superato questo scoglio, tre ami e tre esche sono più che sufficienti per saraghi, tanute, pagelli e co. E sarà sempre l’amo più basso a lavorare meglio, tanto che alcuni, vista l’inutilità di quello più alto lo eliminano. Da una parte la paratura fa meno resistenza e risulta quindi più precisa, dall’altra però perde il 30% circa del potere attirante. Infatti il movimento delle esche è esso stesso un richiamo, un invito e più sono le esche più l’invito è efficace. Inoltre nel frequente caso che il terzo amo non peschi, anziché eliminarlo, si può ridurre la distanza tra un amo e l’altro, magari accorciando un po’ la lunghezza dei braccioli. I migliori possono farlo a casa e, semplicemente, sostituire la paratura se necessario. Per quanto riguarda la canna, tre metri sono sufficienti per gestire parature fino a due metri. L’azione della canna può essere parabolica, comunque con cimino morbido. A differenza con quelle rigide, accorcia la leva nel recupero, affaticando molto meno il pescatore. Per quanto riguarda i piombi, valgono i più aerodinamici, tipo beach bomb.
Pastura
Ecco un argomento che può essere determinante, in tutti i sensi. Logica vuole che si abbia una piena padronanza delle correnti, altrimenti si rischia di vanificare gli sforzi ed anzi ottenere l’effetto contrario. Sui fondali alti è faticoso stabilire che sul fondo la corrente abbia questa o quella direzione. Ragion per cui è consigliabile iniziare la battuta senza pasturare (mi riferisco alla calza piena di sardina macinata, calata sul fondo), e nel caso i frutti tardino ad arrivare, solo allora dedicarsi al brumeggio. Sui fondali più bassi l’operazione è più semplice, ma soprattutto è proponibile un ancoraggio di conseguenza. Con l’aumentare della profondità riaffiorano i problemi già trattati per esche e ancora, amplificati perché il “pacco” è voluminoso quindi soggetto alla forza delle correnti.
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