Trancio e Anellidi
In queste pagine l’abbiamo sconsigliato più volte, sottolineando l’importanza di avere una condotta di pesca univoca, chiara, in qualche modo senza compromessi. Stiamo parlando di quelle uscite nelle quali si curano più target e nello specifico si “mischia” la pesca al serra con altre possibili prede. Partiamo da qui, dalle difficoltà che comporta un’uscita “multipla”, dedicata al serra fishing e non solo… La differenza tra la pesca al formidabile predatore dai denti affilati, con le altre tecniche di pesca dalla spiaggia, non si limita a una mera questione di esca. Quando si ha come obiettivo il grosso pomatomus abbiamo bisogno di riservare ad esso l’uso esclusivo di una canna o più (meglio sempre almeno due); il finale in acciaio esclude a priori molte prede, poiché soltanto gronghi e murene (oltre che saltuarie quanto casuali catture…) non si formalizzano troppo, accettando di azzannare il boccone “metallico”. Insomma, se destiniamo una canna al serra sappiamo già dal principio che su di essa non vedremo attacchi di altri pesci. In più la presenza di questo predatore spesso esclude la presenza di altre possibili prede. Per “presenza” intendiamo ciò che noi intuiamo da sopra l’acqua, avendo come unico strumento di verifica la cima delle nostre canne. Quante volte vi sarà capitato, in una pescata dedicata ai grufolatori, di notare come di colpo l’attività dei pesci diminuisca in modo drastico; tale comportamento lo riferiamo alla discesa in campo del predatore che costringe gli altri pesci a nascondersi, a smettere di alimentarsi per evitare di diventare loro stessi cibo. Insomma, la teoria supportata da anni di pratica recita che dove c’è il serra gli altri pesci spariscono, si camuffano. Tutto vero, ma non in assoluto!
Convivenza possibile
Intanto diciamo che, se è vero che l’esperienza ci porta a dire che quando il serra non c’è, i pesci… ballano, le ultime stagioni hanno evidenziato un cambio di equilibri sott’acqua. Come sempre, tutte queste considerazioni non sono supportate da alcun studio che abbia una minima parvenza scientifica. Si fondano esclusivamente sull’esperienza, non di una sola uscita ma di tante e variegate, cioè di persone diverse e in momenti diversi. Questo complesso di racconti va a costruire una sorta di regola empirica che, lontano da essere scentifica, mette comunque in luce un andamento; esperienze personali e racconti di amici, corroborati da foto che attestano l’avvenuta cattura, anche se esaltano il momento, spesso non fanno vera luce sulle condizioni che hanno permesso lo strike. Ma quando pochi “antichi” racconti, col trascorrere del tempo, dei mesi, degli anni, si sommano tanto da definire un trend, allora non si può più sottovalutare il fenomeno. In sintesi, di cosa sto parlando? Presto detto! Sarà che la taglia dei serra è notevolmente diminuita, tanto da renderli paragonabili in lunghezza con grosse mormore e occhiate; sarà che gli altri pesci hanno accettato in qualche modo la sfida, il rischio, e adesso continuano a cibarsi anche in presenza del predatore. Sarà… ma non di rado capita di vedere abboccate in contemporanea sia su arenicola che su trancio di muggine, nello stesso istante, nella stessa spiaggia. Dapprima la simultaneità non era cercata ma dovuta alla prossimità di pescatori impegnati su target differenti. “Bella questa mormora! L’hai fatta adesso?”, e l’altro rispondeva “si, ma ho visto che tu hai fatto un serra, non credevo che qui ci fossero…”. Poi l’episodio casuale è diventato sempre più comune tanto che in molti si attrezzano per cercare, nella stessa uscita, sia preda che predatore. Personalmente è una scelta che ho sempre sconsigliato, ma l’evidenza sembra darmi torto.
Tutto ruota intorno alla postazione. Se questa è ben organizzata, con la serbidora, il cassone e lo stendi travi racchiusi in un fazzoletto di sabbia, ci possiamo permettere anche una tecnica multipla.
Assetto di pesca
Nell’articolo del mese scorso, sempre dedicato al predatore del momento, avevamo sottolineato che il serra fishing non poteva più essere inteso come una pesca statica. Bocconi sempre più piccoli, dimensionati alla grandezza media delle prede e alla necessità di lanciare il più lontano possibile, impongono un’azione viva, presente, con il controllo dell’esca che deve avvenire al più ogni 30 minuti. Se decidiamo di sovrapporre a questa pesca, quella dedicata a mormore, oratelle e più in generale pesci che amano come esca il verme in tutte le sue declinazioni, bisogna che l’assetto non penalizzi nessuna delle due tecniche. Recentemente ho avuto la fortuna di trascorrere qualche ora in spiaggia con Fabrizio Frongia, nostro valido collaboratore e abile pescatore che riesce a trasferire con semplicità le sottili strategie necessarie nelle gare, alle uscite che non hanno come obiettivo una coppa ma comunque la preda sì. Arrivati in spiaggia ho subito notato la grande differenza tra il suo e il mio approccio. Io ero lì “per il serra”, tre canne robuste, tre mulinelli con 0,25 in bobina, finali in acciaio e come unica esca filetti di muggine, pronti per essere legati a salsicciotto. Fabrizio ha preparato 4 canne: due sul tripode, due ai lati di questo e ben distanti. Le canne esterne la ha destinate al serra fishing, sul tripode ha appoggiato due attrezzi da mormore, uno con trave a tre ami e uno con linea longa. Osservandolo in pesca ho capito che la sua scelta era credibile. Tutta la postazione ruotava intorno al tripode: serbidora, borsa con le esche, cassone e sacca con canne e picchetti. La maggior parte del tempo Fabrizio l’ha passata lì, sotto i due cimini sensibili che gli segnalavano le deboli tocche, per lo più di mormore. Solo quando decideva di controllare gli inganni per i serra abbandonava la postazione. Insomma, un’azione presente e puntuale che meritava di essere premiata. E che premio! Quando ormai mancava poco alla mezzanotte Fabrizio mi ha richiamato, con un fischio potente. Mi volto e vedo che solleva una grossa sagoma argentea. Mi sono subito avvicinato e che festa quando ho capito che si trattava di una mormora ben più grande di tutte le precedenti. Il grufolatore aveva assaggiato l’arenicola innescata sulla linea longa. Neanche il tempo di fare due foto che abbiamo visto una bella piegata nella canna laterale: serra! E il serra è arrivato. Una stupenda doppietta che ha premiato non solo l’abilità di Fabrizio come pescatore, ma la sua intera preparazione. Nulla lasciato al caso. Sempre più possiamo affermare che la pesca al serra non smette di sorprendere. La sua evoluzione la fa somigliare ad altre tecniche più blasonate, fatte “di fino” e con sensibilità. Quella che Fabrizio ha dimostrato di avere, io meno.
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