Tonni col Vivo
Quante volte è capitato che, pescando a scarroccio, pasturando con le sarde, e l’ultima canna, quella innescata lontano, col vivo, e magari fuori pastura, ci risolve la giornata? Questo succede spesso nei periodi in cui i tonni sono più apatici, sparpagliati e presenti in minor numero, solitamen-te in pieno inverno o nei mesi adiacenti al periodo della riproduzione. Se ti dicessi che quella canna col vivo e fuori pastura, sarebbe partita anche se non avessi pasturato? Il tonno è forse il pelagico per eccellenza, nuota veloce e adora banchettare su banchi di pesce azzurro, tuttavia, non disdegna in momenti di magra, qualsiasi cosa nuoti nei pressi del fondale. Ho trovato nello stomaco dei tonni delle sogliole, merluzzi, sciarrani, e altri pesci di fondale, per non parlare di rifiuti quali lattine di alluminio e pezzi di plastica; insomma, da re del mare il tonno può trasformarsi in uno spazzino del fondo. In nord America, dove pesco durante la stagione del tonno gigante, tra le esche storicamente più apprezzate dai vecchi pescatori, ci sono proprio i pesci di fondale quali merluzzi e merlani, posizionati in pesca a pochi centimetri dal fondo. “I più grossi li prendi sul fondo, innescando pesci di fondale molto grossi” mi hanno sempre detto i pescatori di Chatham, e devo dire che proprio la canna fonda mi ha sempre regalato i pesci più grandi. Tuttavia, la pesca a scarroccio col vivo con esche di fondo, è efficace quando effettivamente i pesci nuotano in profondità, e il fatto che ci aiuti a fare selezione sulla taglia, non significa che sia sempre risolutiva. È importante fare un’analisi dello spot in relazione al periodo dell’anno in cui stiamo pescando, per determinare quale sia la tecnica di pesca più redditizia; infatti la pesca al tonno col vivo presenta una miriade di sfaccettature e applicazioni, tra le quali dovremmo scegliere, prima di calare un’esca viva in acqua. “Che esca devo cercare per pescare il tonno col vivo? Devo trainare o scarrocciare? Su che profondità dovrei pescare?“. Queste sono solo alcune delle domande che un pescatore che si avvicina alla pesca al tonno col vivo può porsi, e la risposta è scontata e poco soddisfacente, ma d’altronde chi pesca lo sa: dipende!
“A parte sgombri e lanzardi, gli altri pesci non amano essere affondati e a basse velocità perdono ossigenazione e muoiono, rendono quindi al meglio trainati a una velocità che varia tra 1,5 e 2,2 nodi. L’innesco migliore da fare in questo caso è il catalina con ago e cotone cerato. ”.
Esche
Le esche predilette dal tonno sono quasi sempre grosse esche azzurre: sgombri, tombarelli, palamite e lanzardi. A parte sgombri e lanzardi, gli altri pesci non amano essere affondati e a basse velocità perdono ossigenazione e muoiono, rendono quindi al meglio trainati a una velocità che varia tra 1,5 e 2,2 nodi. L’innesco migliore da fare in questo caso è il catalina con ago e cotone cerato.
Dove trainare
Non è mai una cattiva idea trainarli proprio dove riusciamo a reperirli poiché nei paraggi dietro al branco, potrebbe esserci qualche tonno. Le profondità di pesca variano molto e di base, più trainiamo profondi (10 m e oltre), più è efficace calare le nostre esche in superficie senza affondarle troppo, cercando segnali del mare che ci indichino presenza di pesce quali uccelli e movimenti dell’acqua. Un altro approccio è quello della pesca nei paraggi di secche e strutture: a differenza della pesca di superficie, in questo caso può essere efficace anziché ricercare informazioni sul pelo dell’acqua, ricercarle sul nostro strumento ecoscandaglio; palle di esca e foraggio sono sempre ottimi segnali a indicarci che nei paraggi potrebbe esserci un tonno in caccia. Quando pesco su secche e strutture mi piace individuare che tipo di esca sia presente, e possibilmente, innescare proprio quella.
Scarroccio
Nel caso di zone di pesca ristrette quali piccole secche e esche presenti di dimensioni ridotte quali sugherelli, boghe e menole, preferisco quasi sempre scarrocciare anziché trainare; in questo modo, muovendomi più lentamente le esche hanno più tempo utile in pesca, oltre al fatto che solitamente questi pesci soffrono molto se trainati, mentre rendono meglio se mossi a lente velocità. Un set up di pesca classico in questa situazione di scarroccio è di un’esca calata in prossimità del fondo, e di una seconda calata alla profondità alla quale vediamo più segnali di mangianza. Soprattutto a scarroccio, è importante affondare le nostre esche con il minor peso possibile necessario affinché stiano alla profondità desiderata, ma mantengano un assetto morbido e il più naturale possibile. In sintesi, la pesca al tonno col vivo non ha regole ben definite, se non accortezze dettate dal buon senso di seguire le basi della pesca col vivo, in quanto a piombature e velocità di traina, diverse a seconda di spot e esca innescata, da applicare al sesto senso, quello dell’acqua, che ogni buon pescatore di tonni ha per metà nel sangue, e per metà sviluppa col tempo.
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