Il tonno rosso dei nostri mari è un pesce speciale, sia per le prelibate carni, apprezzate in tutto il mondo, sia per l’esaltazione che infonde al pescatore sportivo.
Le tecniche di pesca che si utilizzano per catture sportivamente il tonno rosso sono le più conosciute: lo spinning pesante e il drifting; ma spesso capita di intercettarlo diversamente, con pratiche mirate ad altre specie, come ad esempio la traina col vivo. Ma è anche vero che affinando la tecnica si può sviluppare un metodo di traina col vivo espressamente dedicato al re del Mediterraneo. È conveniente cimentarsi nel brevissimo periodo di apertura della pesca al tonno rosso per due semplici motivi. Il primo è che, muniti delle necessarie autorizzazioni, possiamo finalmente portare a casa un esemplare e farlo assaggiare a tutti i familiari; il secondo è che le esche sono facilmente reperibili e non è necessario sottoporsi a una levataccia. Può seguire, infine, una giornata in stile relax, dove negli eventuali tratti percorsi a scarroccio è consentito calare una cannetta per rubare un cappone, un psgello e magari un parago.
Attrezzature e nodi - Partiamo dalla canna! Questa deve essere naturalmente adeguata alle necessità, con una buona azione di punta per segnalare i movimenti del nostro pesce esca e le eventuali fughe. Buona, per non dire importante, la schiena, visto che deve gestire al meglio un combattimento di alcune decine di minuti, salvo tonni che sfiorano gli 80-100 chili. Attualmente uso la Burpees o la G1000 di Borderline fishing. Il mulinello deve essere potente e capiente, meglio se a due velocità per recuperi lenti ma meno faticosi, vedi il Marquesa Fin-nor o il Valiant 600 di Accurate, forniti di 500 o 600 metri o quanto più trecciato possibile, pe 5-6, collegato grazie al bobbin knotter, a 15 metri di terminale in fluorocarbon da 50-70 libbre. L’amo è circle, come universalmente adottato, di misura sempre adeguata al pesce esca. Il Monster BKK, legato col nodo chain, non delude mai. Per il combattimento è indispensabile l’harness per agganciare il mulinello e manovrare al massimo delle potenzialità. La Black Magic è un’imbracatura leggera, sicura e confortevole, ma si trovano anche altre soluzioni altrettanto valide e a costo decisamente inferiore. Nel caso il nostro mulo non fosse predisposto, si può sopperire, perdendo un po’ di affidabilità, con una cinghia intorno alla canna.
Esche e inneschi - L’esca che va per la maggiore, la stessa che preferisco, è lo sgombro il sugarello, Ma ve bene qualsiasi altro pesce, vedi il pagello, l’occhiata, il barracuda, l’alletterato, l’occhiata, la palamita, l’aguglia e anche il parago. La cosa davvero importante è l’innesco, poiché la velocità di traina è mediamente di due nodi ma con punte di tre. Quindi, quando si maneggia l’esca bisogna assicurarsi che il nuoto non venga compromesso da inneschi inappropriati. Possiamo dire che il catalina è un po’ l’innesco universale ma, con pesci di grossa taglia, può essere più indicato l’innesco sul palato. Per i pesci più tozzi, meno idrodinamici, forse conviene appuntare l’amo nella schiena.
Spot - Cerco sempre di orientare l’uscita di traina al tonno non troppo distante da spot dove so che ci sono i passaggi costanti, magari vicino a qualche hot spot che frequento per altre tecniche, così anche da poter ampliare la mappatura e beccare due piccioni con una fava. La traina al tonno la possiamo fare seguendo costantemente il senso della corrente o con delle curve larghe per cercare di modificare l’assetto della nostra esca e quindi aver più possibilità. I due assetti sono molto diffusi, uno sopra il termoclino e l’altro sotto, magari con piombature diverse senza però appesantire troppo e minare l’operato della nostra esca. Quindi una piombatura frazionata a distanza di 10 m con 100 g per piombo e o un piombo singolo da 100 - 300 g, da sistemare con la solita tecnica del piombo guardiano con asola e piombo a sgancio rapido, oppure elastico diretto così da strapparlo in fase di recupero. Le bottigliette o i palloncini, meglio se biodegradabili, sono galleggianti validissimi, ma quelli di Top game hanno lo sgancio automatico e rendono il tutto più semplice.
Mangiata e tempi di reazione - Il tonno, a differenza di altri pesci, dà sempre qualche secondo di tempo che noi sfruttiamo per organizzarci. Anche se, a monte, abbiamo già tarato la frizione per uno slittamento leggero; sistemato adeguatamente il porta canna; agganciato la canna con un laccio, per evitare l’eventuale volo a causa di un malfunzionamento del mulinello, di una spira del trecciato che non si libera, oppure, caso ben più grave, ci siamo dimenticati la frizione serrata al massimo.
Abboccata - Nel momento in cui il tonno mangia sentiremo una leggera sfrizionata e poi una partenza quasi a razzo. Mentre la frizione canta (libera come detto), avremo il tempo di reagire, metterci la cintura, tirar su il motore elettrico se lo stiamo utilizzando, levare ogni cosa che intralci i nostri movimenti. Se in barca non abbiamo assistenti, non dimentichiamo gli scongiuri. Se soli, infatti, dobbiamo governare la barca, raffiare e, se tutto andrà a buon fine, legare il pesce. Pertanto, teniamo a portata di mano il raffio, una bella cima con cappio per il peduncolo caudale e gli importantissimi guanti, se ancora non indossati per intervenire direttamente sulla bobina.
Recupero - Sempre con la frizione morbida, manovriamo con l’imbarcazione per riprenderci quei 100-150 m di filo che il pesce ci ha fregato inizialmente. Teniamo bene a mente che fino a che non chiudiamo la frizione, probabilmente il pesce si fermerà una volta raggiunto il fondo, ma sia che si fermi o no, prima che finisca la treccia, inseguiamo il pesce iniziando a recuperare metri di trecciato cercando di regolare la frizione a poco a poco, arrivando ad averlo più o meno alla picca (perpendicolare).
Combattimento - Ora iniziamo a ballare per davvero e a renderci conto di che pasta siamo fatti: lui ci prova le forze e noi le proviamo a lui… proprio come in un duello. Io, sotto consiglio di esperti pescatori di tonni in Adriatico, i fratelli Franchin, lavoro con frizione un pochino morbida e la mano sullo slittamento. La canna è bassa per ridurre al minimo l’escursione, e fletto le ginocchia, pompando a dovere con recuperi corti e rapidi, cercando di non concedergli manco un millimetro di spazio e di portarlo allo stremo.
Giri della morte - Se nella fase precedente abbiamo capito quando il pesce va in sofferenza, adesso dobbiamo mantenere costante e cadenzato il recupero corto e rapido: sfruttando la potenza della canna e la comodità della cintura dobbiamo far sì che il pesce arrivi a raffio bello stanco senza farci prendere dalla fretta.
Raffiata - Agli ultimi giri il pesce arriverà stanco, se abbiamo fatto tutto bene, ma attenzione, qualche errore potrebbe essere ancora fatale. Il tonno potrebbe ancora risvegliarsi e giocarsi il jolly per la sopravvivenza. Quindi sangue freddo: meglio 1giro in più per prenderci il sicuro e compiere la stoccata finale col nostro raffio. Un colpo secco dal basso verso l’alto. A questo punto apriamo la frizione e leghiamo la coda per evitare che vada storto qualcosa. Ora foto di rito e rientro in porto tronfi per nostro magnifico bottino: il tonno rosso, the king of the sea!
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