Tempo da Saraghi
di Andrea Curridori
Il bollettino meteo parlava chiaro: 160 cm di onda costante di libeccio con bassa pressione, vento teso, tanta pioggia e una montata di maestrale prevista la mattina suc- cessiva. Come molti amici pescatori, prima di ogni uscita consulto numerosi siti meteo. La voglia di uscire a pesca era tanta ma ero indeciso per via del temporale che avrebbe reso la battuta davvero difficile da affrontare. La mattina guardo l'ultimo aggiornamento: un leggero miglioramento nelle ore pomeridiane e dalle 21… arriva il tempaccio. Decido di partire più carico che mai per fare qualche ora o comunque fino a quando il tempo l'avreb-be consentito. In “zero secondi” carico tutta l'attrezzatura, corro prima in pescheria per acquistare un po' di gambero fresco, una seppia e poi corro nel negozio di pesca di fiducia per il bibbone. Che non manchi mai il bibbone! Indispensabile e sempre presente nel parco esche in questo periodo. Il tempo di riempire la pancia e parto… direzione Costa Verde. Al mio arrivo ho trovato il mare che mi aspettavo, quello giusto. Ho deciso di optare per una pocket ad alta e-nergia, solita regalare bei saraghi e orate. Sono le 3 del pomeriggio. In fretta e furia monto la prima canna e dopo pochi minuti sul bibbone “arriva” la prima oratozza da 4 etti. Carico a mille, innesco un al-tro bibbone e prepa-ro una seconda can- na con un pater noster e gambero per cercare il sarago. Appena l'esca tocca l'acqua avverto una forte mangiata, ferro e… strike! Dopo un divertente recupero, spiaggio un’occhiata meravigliosa, di taglia… 43 di piede. Da quel momento in poi la frenesia alimentare ha raggiunto il suo apice. Ogni lancio o quasi portavo in battigia doppiette di saraghi e occhiate. Ho fatto tanti rilasci per via della taglia ma non mancava anche qualche sarago dai 3 ai 6 etti e altre due occhiatone. Dopo 3 ore di pioggia violenta che si intervallava a situazioni di calma, la pescata di pesci mezzani era fatta. Al primo intervallo di questa intensa attività, fatta di un continuo innesco, lancio e recupero, anticipando l’ennesimo acquazzone, ho prepa- rato in fretta una terza canna con una seppia intera, alla ricerca del “pezzo da 90”. Ormai il sole era tramontato e intorno alle 18, con la poca luce ancora presente, ho scorto una mangiata piuttosto violenta con annessa spiombata, sempre sulla canna con il bibbone innescato su un long arm. Corro a ferrare ed è nuovamente strike! Una bella orata di poco superiore al chilo. Ormai la condizione diventava sempre più difficile da sopportare: bombe d'acqua e vento aumentavano, rendendo impossibile qualsiasi operazione. Ma come fai ad andartene quando i pesci continuano a mangiare? Zuppo dalla testa fino ai piedi ho portato a riva quello che ho deciso essere l’ultimo sarago della serata. Ho smontato alla velocità della luce, felice della pescata per la prima uscita di vero surfcasting in questa stagione. Ho caricato l’attrezzatura in macchina con una domanda in testa: "Chissà cosa sarebbe successo se fossi rimasto tutta la notte".
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