Surprise - Non Solo Spigole
Alcuni lo chiamano “disco volante”, per la sua forma appiattita e accomunandolo all’idea di qualcosa di alieno, strano, non comune. Ma questo pesce da sempre nuota nei nostri mari e non è di certo ascrivibile alla categoria delle specie aliene. Presente in tutto il bacino del Mediterraneo, questo affascinante pesce dalle carni ricercate e squisite è una preda non frequente ma più che probabile nel surfcasting, soprattutto nei mesi in cui la temperatura dell’acqua del mare risulta più bassa e cioè nei primi quattro mesi dell’anno. Il rombo chiodato deve il suo nome alla forma geometrica che ricorda un quadrilatero con i 4 lati uguali (rombo appunto) e alla pelle tubercolata sul lato oculare, da cui l’aggettivo “chiodato”. È un formidabile predatore, programmato per l’aspetto più che per l’agguato. Grazie al corpo piatto si nasconde sul fondo sabbioso o fangoso e qui rimane immobile, sotto un sottile strato di sabbia, esponendo solo i due grandi occhi, sempre in allerta. La colorazione del lato oculare può virare e simulare quella dell’ambiente che lo circonda per un perfetto mimetismo. Generalmente si sposta su fondali importanti, ma a fine inverno ed inizio primavera atterra, avvicinandosi alle foci dei corsi d’acqua dolce e le sue prede diventano le stesse di altri predatori costieri, quali grongo e soprattutto spigola.
Sopra: Josuè Floris e Alessandro Curreli con uno stupendo rombo chiodato di 5 chili, pescato con un muggine vivo. |
Paratura col vivo
Non conosco nessuno che possa affermare di uscire a pesca con l’intento preciso di pescare un rombo chiodato. Ma conosco tanti che hanno avuto la fortuna di pescarlo, anche di taglia importante. Generalmente lo si pesca con un peso intorno al chilo o poco più. Capita però di imbattersi in esemplari notevoli, delle vere “trapunte” di lunghezza superiore al metro e peso anche ben oltre i 5 chili. I più grandi (sui 10 chili...) sono davvero rarissimi, almeno alle nostre latitudini. Insomma, quella del rombo chiodato costituisce una cattura saltuaria ancorché molto prestigiosa. E siccome la paratura e l’esca sono quelle utilizzate per la spigola, la cattura di un rombo rappresenta una più che fortunata e agognata variante alla classica ricerca dello spirritto invernale. Chi va per spigole in inverno spera nella cattura di un rombo, almeno una volta nella vita! La paratura, come accennato, è la stessa utilizzata per la ricerca della spigola con esca viva: paratura mono amo, con bracciolo di ottimo fluorocarbon della lunghezza di circa un metro. La sezione del filo varia a seconda delle condizioni del momento.
“In fase di recupero bisogna forzare, per staccare il rombo dal fondale”.
Se però la nostra esperienza del luogo e i racconti di altri frequentatori assidui dello spot ci portano a pensare che si possa avere l’attacco del predator sottile, allora teniamoci su sezioni importanti. Infatti il rombo, una volta ingurgitata l’esca opporrà al recupero della nostra canna una formidabile resistenza che può essere suddivisa in due fasi distinte: dapprima, appena afferrato il boccone, il rombo si appiattisce sul fondo; se riusciamo poi a “schiodare il chiodato”, questo opporrà resistenza, distendendo il proprio corpo e opponendosi con una sorta di effetto vela. Ecco perché è fondamentale che il filo sia abbastanza robusto. All’inizio del recupero bisogna riuscire a sollevare il rombo dal fondo e questo riesce solo con un’azione di forza. Stessa forza che bisognerà esprimere per superare l’attrito generato dal pesce disteso a lenzuolo. Una cattura insolita, quasi unica che però tutti i pescatori di surfcasting ricordano sempre come tra le più memorabili.
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