Sul Punto con Precisione

Sul Punto con Precisione

Aspetta… tieniti pronto… molla! E a prua, il marinaio molla, molla l’ancora che va giù. Trattiene un attimo per limitare il lasco della cima ed escludere che la catena sopravanzi l’ancora, poi molla di nuovo e così facendo finché la corsa del calumo si ferma. Poi fila un po’ di cima, in relazione alla profondità e al vento, con maestria, come il cuoco dosa il sale, sempre nella speranza che alla fine la barca si fermi in quel punto preciso ben evidente nel display del cartografico ma maledettamente difficile da centrare. Ci vuole intesa tra i due a bordo. Ciò nonostante, spesso, l’operazione va ripetuta più volte. E non sempre possiamo fare affidamento su un compagno, infatti… se siamo soli? Ma, nell’ipotesi più felice, ci sono ancora due fattori che minano il successo dell’operazione: la tenuta dell’ancora e il vento. Infatti, soprattutto i tradizionali grappini con i bracci “raddrizzabili”, necessitano di un fondo duro su cui aggrapparsi, ma, se il vento tira, l’ancora si può aprire, quindi perdere la presa, arare e mettere in discussione quello che sembrava un ancoraggio perfetto. Poi il vento… se varia di direzione anche di pochi gradi, sposta inevitabilmente l’imbarcazione a destra o a sinistra descrivendo un arco di cerchio che è tanto più lungo quanto maggiore risulta la cima fuoribordo, il che significa allontanarsi di X metri dal punto. Poi ci sono le situazioni in cui l’ancoraggio è un vero e proprio atto di fede, nel senso che se non ci pensa lui… hai voglia. Ad esempio, nel bolentino di profondità, a 150 metri se non a 200, 300, 500 o più. In questi casi ci si organizza con un grosso peso, di solito voluminoso, come un blocchetto di cemento, anche appesantito e magari rifinito con ganci in ferro a mo’ di bracci. Il tutto assicurato a una cima sottile il più possibile, per limitare l’effetto vela della corrente che in una colonna d’acqua così importante è difficile evitare. In questi casi, di solito, la precisione è meno importante, il target non è la pietra ma un’area più o meno va-sta. Ciò non toglie che l’operazione possa non riuscire e costringere l’equipaggio ad una nuova manovra, ma… con quale blocchetto?

 Il motorino elettrico è amovibile e data la leggerezza si può trasportare senza grossi sacrifici.
 

L’ancora elettrica
Fortuna vuole, che per questo ancoraggio tradizionale più o meno profondo, oggi, esista un’alternativa che funziona a 24 volt e combina elettrico e elettronica. Si tratta del motorino elettrico da prua, un superlativo sostituto dell’impianto cima-catena-ancora. Le funzioni di questo apparecchio rivoluzionario sono diverse, in particolare, su tutte, la funzione Spot-Lock. Questa, sfruttando un Gps interno, mantiene la barca su un punto prescelto, esattamente quello che vediamo sui display dei nostri strumenti di bordo. Non solo, da quel punto ci si può spostare, in automatico, con step minimi, avanti o indietro e di lato. E per dirla tutta c’è la possibilità di navigare in “circle mode”, ossia girando alla distanza e velocità prescelte intorno al solito punto. Tutto ciò in assoluta incoscienza. Infatti, nella dimensione spaziale non ci si rende conto degli spostamenti e tantomeno si avverte il funzionamento del motore, del tutto silenzioso. Humminbird, stesso gruppo di Minn Kota (Johnson outdoor), ha sviluppato per i suoi ecoscandagli, una funzione, AutoChart live, per cui è possibile mappare il fondo mentre si naviga e arricchire le informazioni cartografiche di base, così da avere una propria e precisa mappatura del fondale. I motori Minn-Kota possono interfacciarsi con questo strumento e ripercorrere le batimetriche registrate con l’AutoChart Live. Ed è possibile utilizzare il motorino come pilota automatico. Basta imporgli il “go to” e navigare senza problemi fino a destinazione. Inoltre, perlomeno il Minn-Kota, ma ogni casa ha le sue peculiari funzioni, propone i-Pilot e i-Pilot Link, due sistemi di diversa ricchezza che attivano attraverso un telecomando wireless alcune funzioni, come interloquire col fishfinder Hummindird, registrare più o meno spot o percorsi, ripercorribili a comando.

Quale spinta?
Il nodo da sciogliere prima dell’acquisto di un motore elettrico da prua è la giusta dimensione di quest’ultimo in riferimento all’importanza dell’imbarcazione. Esistono infatti diversi di modelli di motori elettrici da prua ognuno con una sua spinta espressa il libbre. Per questo è sufficiente fare riferimento alla tabella a destra e sentire l’autorevole parere di un esperto rivenditore.


Gambo
Altro elemento di fondamentale importanza è la lunghezza del gambo, anche questa da valutare in base all’imbarcazione. Più è alta la prua e quindi distante dalla linea di galleggiamento più lungo sarà il gambo. Bisogna considerare che col mare mosso, la prua tende a ingavonarsi o viceversa (beccheggio), ma in ogni caso l’elica deve essere sommersa. Di solito, calcolando il bordo libero di prua, cioè la distanza tra il punto di appoggio del motore e l’acqua e aggiungendo 65 centimetri circa, si ottiene il risultato ottimale.