Sul Fondo Sempre di Più
Quale motivazione spinge un appassionato pescatore a sondare con le esche le batimetriche più profonde? La ricerca di nuove emozioni, nuove prede, nuove tecniche, insoddisfazione per la sempre più evidente povertà del sottocosta? Queste ed altre possono essere le risposte giuste! Ma potrebbe sembrare anche una naturale evoluzione del bolentino tradizionale. In realtà con questa popolarissima tecnica dei “40 metri” il bolentino profondo non ha nulla a che vedere! Infatti, in conseguenza alla profondità dell’acqua, diciamo dai 100 ai 500 metri, tutto cambia. Pensiamo all’ecoscandaglio. Per studiare il fondo occorre un trasduttore potente, da almeno un Kw, e naturalmente uno strumento che lo supporti. Pensiamo all’ancoraggio, già impegnativo dopo i 40 metri. Spesso, nel bolentino di profondità, ci si deve ingegnare con soluzioni poco ortodosse oppure è preferibile rinunciare e pescare a scarroccio in un’infinita sequenza di rimontate. Quello che infine fa la differenza tra il bolentino costiero e quello di profondità sono le prede: saraghi, tanute e pagelli in un caso, occhialoni e cernie dall’altra. E se vogliamo, ci mettiamo anche le dimensioni: 200-500 grammi in un caso, 1000 e 20000 nell’altro, escludendo le eccezioni non rare in entrambe le tecnichei. Ma andiamo per gradi e cerchiamo di descrivere questo nuovo orizzonte, affinatosi notevolmente negli ultimi anni.
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