Sul DM del 18 Giugno 2013
Che la popolazione di tonno rosso, almeno quella Atlantico-Mediterranea, sia in ripresa è un fatto ormai ampiamente documentato dall’Iccat. Ciò nonostante l’illusione che la quota tonno 2013 assegnata alla pesca ricreativa e sportiva potesse parzialmente soddisfare le nostre attese è durata meno di tre giorni. Puntuale ma non inaspettata, come la punizione per un reato, è arrivato il decreto del ministro De Girolamo datato appunto 18 giugno: 30 tonnellate delle iniziali 40 attribuite alla pesca sportiva/ricreativa, vengono riassegnate alla quota “indivisa-UNCL”. Tutto ciò, in osservanza del principio di precauzione, poiché le quote della pesca professionale sono state raggiunte o quasi. D’altra parte leggo, finalmente e con soddisfazione, che le associazioni che ci rappresentano (Fipsas e Apr, in questo caso), scandalizzate per la misura draconiana, chiedono un appuntamento per sedersi intorno a un tavolo ministeriale e discutere sul piano del diritto. Mi auguro che a tanto si giunga con le carte a posto, con fatti alla mano, con la certezza dei numeri. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, certificare una volta per tutte la valenza del settore, il reale peso socio-economico e infine stabilire se siamo in grado di sostenere o meno un possibile confronto, anche alternativo, con la pesca professionale. E intanto ben vengano civili azioni di protesta, popolari, e tutto ciò che stia a manifestare un malessere dentro il malessere. Non si tratta solo di difendere il diritto al tempo libero, al godimento del bene pubblico, è in gioco anche il futuro delle nostre aziende, delle nostre famiglie, dei nostri figli. E sul piano del diritto sono uguali agli altri.
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