Strani Musi - Sotto i 100 metri
Andando a vedere con l’indispensabile curiosità, negli abissi troviamo un sacco di pesci strani. Nelle quote di nostro interesse (fino a 300-400 metri), ne troviamo due, per certi versi simili: il nasello e la mustela. Il comune denominatore è il merluzzo, quello vero, dei mari freddi, complice naturalmente le scienze naturali che in sistematica risultano a volte ambigue. In nasello infatti (Merluccius merluccius), specie ben ambientata e diffusa nel Mediterraneo, risulta solo un parente del più importante, per dimensioni e valenza commerciale, merluzzo vero e proprio (Gadus morhua), che invece preferisce le temperature dell’Atlantico settentrionale e del Mare del Nord. Ed è ancora il merluzzo che si “imparenta” con la mustela (Phycis phycis), almeno secondo la Fao che li riconosce nella stessa famiglia (Gadidae). Ma, per stare nel tema in cui ci introduce il titolo, al di là della casella occupata nella biologia animale, entrambe le specie hanno un aspetto, per gran parte determinato dal muso, abbastanza strano.
Nasello (Merluccius merluccius)
Il nasello, animale abbastanza presente nei nostri carnieri, ha una bocca enor-me con denti piccoli e aguzzi. In condizioni normali non è neanche tanto strano ma, risalendo da batimetriche importanti, spesso caratterizza il profilo con sporgenze oculari tra il misterioso e il ridicolo. Di norma è una preda occasionale che attacca le esche più generiche, vedi sardina, acciuga o gambero, ma considerando le dimensioni della bocca si potrebbero calare tranquillamente anche esche ben più voluminose, come ad esempio il calamaro intero. L’amo quindi varia notevolmente in grandezza a seconda delle aspettative e naturalmente dell’esca usata. Diciamo che il range ortodosso parte dal 2/0 per finire al 10/0 o anche oltre. L’esemplare giovane vive in comunità, formando gruppi molto numerosi, ma si dirada con l’età andando a occupare spazi sempre più profondi. Non è un grande combattente e il pri-mo approccio non lo identifica, piuttosto è caratteristico il peso in risalita, purtroppo, però, comune anche ad altre specie. Insomma, a meno di finire a casa loro è difficile indovinare che dall’altro capo del filo ci sia un nasello, mentre invece è acclarato il modo di cucinarlo: bollito. Non mancano comunque ricette diverse a dimostrazione che si presta a essere consumato nei modi più fantasiosi.
Mustela (Phycius phycius)
Al contrario del nasello, la mustela (musdea o mostella) non capita spesso all’amo. È un pesce notturno che frequenta più o meno le stesse batimetriche del nasello ma, al contrario di que- sto risulta un pesce notturno. È carnivoro e durante il giorno preferisce nascondersi tra gli scogli. Particolar- mente apprezzato a tavola, ma non da tutti, non risulta altrettanto entusiasmante sulla canna, anche per le dimensioni limitate, di solito entro 60 centimetri e due chili e mezzo di peso massimo. Anche la mustela tende a scoprire batimetriche più importanti con l’età. La cattura è abbastanza occasionale ma le esche sono sempre le stesse, dalla sardina all’acciuga, dal gambero al trancio di calamaro.
Cappone di fondale (Helicolenus dactylopterus)
Chiudiamo questa parentesi sugli abissi con lo scorfano di fondale, una specie simile allo scorfano rosso, caratteristica per la colorazione delle fauci che è nera. Si nutre di crostacei e molluschi che caccia non necessariamente sul fondo. In pesca si rivela un peso morto dopo qualche testata iniziale. Raggiunge al massimo 45 centimetri. Le carni non sono compatte.
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