Stop alle Cianciole
Scade questo 31 agosto, il divieto di pesca a circuizione nelle acque intorno a Bosa, tra Porto Tangone e S. Caterina di Pittinurri, divenute per decreto dell’assessore regionale competente Oscar Cherchi, zone di salvaguardia per i pelagici di medie e grandi dimensioni. Si tratta di un provvedimento cautelativo nato da una forte e decisa protesta dei sindaci e dei pescatori professionisti e sportivi locali, preoccupati per il drastico calo di prede (già considerate risorsa a rischio) derivato da una pesca intensiva incontrollata e prolungata. Sarà il Comitato tecnico regionale a pronunciarsi in merito alle famigerate “cianciole” e indicare sulla base di dati quanto più oggettivi ma, probabilmente ancora scarsi, una possibile soluzione al problema. Intanto se da una parte si registra una rara e lungimirante sensibilità per le esigenze dei pescatori della Planargia e per l’ambiente, visti i danni che comporta questo tipo di pesca nei confronti di tonni, ricciole e dentici, tanto per citare animali di interesse anche amatoriale e sportivo, dall’altra monta la preoccupazione generale per un divieto che è nullo oltre le tre miglia dalla costa e che pare non venga minimamente rispettato. La soluzione, a mio avviso, non è lontano che bisogna cercarla. Proposta a più riprese e in vari periodi, compresi nel corso di questi ultimi 20 anni, consiste nel divieto totale di questo metodo di pesca, non solo nelle aree intorno a Bosa ma in tutta la Sardegna e in tutto il Mediterraneo, così come richiesto a gran voce da tutte le associazioni ambientaliste. Se davvero la Sardegna vuole essere un esempio in Europa, protagonista come vuole nelle frontiere dell’energia e dell’economia verde, non dimentichi che intorno ha il mare e che questo, sebbene malconcio, ancora rappresenta un’opportunità, purtroppo una delle poche ancora disponibili.
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