Continua e concluderà solo il prossimo numero, la dotta esposizione dell'autore, sull'uso delle esche artificiali nella traina d'altura.
L'insieme di artificiali che si fila in acqua dovrebbe essere formato, sempre, da esche compatibili tra loro, in azione, ritmo e efficacia a una determinata velocità di traina. Il modo più semplice per avere successo in questo senso, è usare esche che siano simili nella loro tipologia costruttiva. Per esempio, la collezione di esche che ho recentemente sviluppato per JLC, ovvero, tutte chugger scoop faced, o cupped faced head, che dir si voglia. Quindi teste simmetriche, o in alternativa, esche di tipologia sliced slant head, che hanno teste disegnate con diversi angoli di taglio. Per chi è alle prime armi, mescolare tipi e marche di esche artificiali può rendere la vita molto più difficile. Ogni sviluppatore di esche progetta i propri artificiali affinché questi funzionino all’unisono, in posizioni specifiche all'interno di uno schema a determinate velocità.
Le velocità di traina vanno, di solito, dai 6 agli 8,5 nodi, ma sono del parere che una buona esca, se ben posizionata nello spread, debba essere pensata per dare già ottimi risultati intorno alla velocità di traina di 6,5 nodi. Però, sapere dove si trova questa posizione semplicemente guardando l'artificiale, senza molta esperienza può essere un’impresa impegnativa. La terminologia standard utilizzata al livello internazionale, per descrivere la posizione dell'esca, ad esempio long corner, o short corner, short rigger, long rigger, ecc., spesso non è di grande aiuto al novizio, poiché non trasmette le informazioni adeguate. In parole semplici, se un'esca funziona in una certa posizione in uno schema di pesca, rispetto alle altre, questo dipende in larga misura dall'angolo con cui la lenza entra in acqua e quindi, di conseguenza, da come l’esca stessa colpisce l'acqua. L’angolo di entrata può variare notevolmente, perché dipende da dove è posizionata la canna, da quanto la punta della canna sia in alto, e se la lenza è posta su un divergente (outrigger), da quanto sia posta in alto la clip di sgancio e da quanto poi l’esca trainata è distanziata dalla barca. Altri aspetti che influiscono sull'angolo sono la classe della lenza, il diametro e la lunghezza dei terminali, infatti, più questi sono pesanti, minore è l'angolo di entrata della lenza in acqua.
Testa e posizione - Partiamo dall’esempio di uno schema di pesca base, che rappresenti lo scheletro del nostro spread, ovvero un classico 5 canne. Poi, ovviamente, se l’assetto sarà a 7, 9 o più canne, l’equipaggio ha modo di fare varie prove, ri- spettando però la figura base delle pri-me 5 canne. Un classico schema è composto, partendo dalla canna centrale fi- lata più lunga (shotgun) sulla fine della strike zone; una canna su un divergente alto, chiamata long rigger; e sul lato opposto, sempre alta sul divergente, ma filata più corta, la canna chiamata short rigger (chi non ha outrigger, posizionerà le canne sopra citate su portacanne del t-top, più in alto possibile, e angolate verso l’esterno ad allargare le lenze per quanto si può). Chiudono lo schema altre due canne, filate dagli angoli della barca, poste sui lati della scia, una più lunga detta long corner, una filata più corta detta short corner. Per far lavorare al meglio le esche in base all’altezza delle murate rispetto alla superficie dell’acqua, si può decidere, di alzare le vette aggiungendo dei supporti esterni. Oppure, specialmente nelle barche più piccole e basse, si può far lavorare queste due canne (o solo la più lontana) agganciando la lenza alla clip più bassa dei divergenti.
La faccia - Parlando della testa dell’esca, in linea di massima, più lunga è la testa e più piccola è la faccia, più lunga è la posizione dell’esca nello spread, ad esempio long corner, long rigger e shotgun. Più corta è la testa e più larga è la faccia, più corta è la posizione, cioè short corner e short rigger. Se una testa è lunga e ha una faccia larga, è più probabile che funzioni in tutte le posizioni, ma poiché avrebbe un'azione più attiva, sarebbe meglio usarla in una posizione corta. Come accennato in precedenza è importante posizionare le esche più aggressive e attive più vicino alla barca. Se questa semplice regola non viene seguita e si mettono le esche più grandi o più attive in coda allo schema, è possibile impostare uno "schema di blocco". Molti pesci non passano oltre un'esca più grande per attaccarne una più piccola. Anche se tutto ciò sembra difficile, è facile poi metterlo in pratica con un po’ di pianificazione e osservazione. In ogni caso, nell’incertezza, quando non si è sicuri di posizionare correttamente una data esca, l’opzione sempre valida è calare in quella posizione un’esca con testa bullet. I bullet, infatti, nuotano sotto la superficie e possono essere spostati in qualsiasi posizione, garantendo possibili risultati a qualsiasi velocità di traina.
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