Spigole Sotto Riva
In una piovosa serata di novembre ricevo la chiamata di Alessandro Curreli, mio amico e compagno di società. Non mi stupisce la chiamata in una serata che consiglierebbe cioccolata, divano e Netflix. Alessandro legge i bollettini meteo al contrario: allerta verde o giallo per lui è sinonimo di noia, apatia; se però la Sardegna si “colora” di arancione o addirittura rosso, ecco che il ragazzo si risveglia e parte alla ricerca della spiaggia giusta per trovare spigole e saraghi. La telefonata con lui è un’esplosione di gioia. In sottofondo sento il ticchettio ritmico tipico della pioggia battente. È a ovest, mi dice ridendo e urlando sopra il vento teso. Il mare è stato generoso con lui, “Una spigola! E secondo me ne escono altre!”. Lo ammetto, durante quella telefonata l’ho invidiato tanto. Nonostante le difficoltà di una battuta di pesca del genere, con logistica e abbigliamento da campo base dell’Everest, difficoltà nel gestire le canne in acqua con mare, corrente e alghe e il freddo umido che scioglie le ossa… nonostante tutto questo, la voglia di affrontare questo tipo di “mare” è fortissima. Tutta questa “sofferenza” è l’es- senza, la vera natura del surfcasting. E poi, se il nostro obiettivo sono le spigole, non c’è nulla da fare, le condizioni ideali per questa pesca sono pioggia, bassa pressione e freddo. Un tris che noi amiamo poco ma che la spigola gradisce, aspetta, per andare a caccia, soprattutto di notte.
Spot, attrezzi e esche
Quasi del tutto assente nella stagione calda, la spigola torna a far parlare di sé in inverno. La sua stagione si prolunga anche alla primavera, quando ancora la temperatura del mare tarda a innalzarsi. In tutti i mesi che hanno preceduto l’inverno i pescatori hanno trovato consolazione nel serra fishing, tecnica più rude ma che offre spunti interessanti e catture con recuperi emozionanti. Ma tutti aspettano le spigole, preda più nobile e ricercata, forse anche perché in cucina vince a mani basse. Per il resto cercheremo la spigola dove prima nuotavano solo i serra: spiagge basse, meglio se impreziosite da foci o nei pressi degli sbocchi di peschiere, generalmente in aree lagunari. La spigola caccia nella schiuma, con acqua torbida e corrente, tutti fattori che le permettono agguati micidiali. Non ci serve altro da sapere: cercheremo queste tre caratteristiche nello spot da scegliere. A ruota segue la selezione dell’attrezzatura e delle esche. La canna ha un ruolo quasi marginale, visto che difficilmente dovremo cercare la spigola a lunga distanza. Al più sguainiamo dalla sacca una canna con anellatura larga che faciliti il passaggio dello shock leader anche quando su di esso si ammassa la fastidiosa “pagliuzza”, responsabile di molte slamate generate da un blocco repentino e nefasto del recupero, proprio nella sua fase più delicata. Il mulinello deve avere una buona frizione, da tarare con precisione appena dopo il lancio in modo da tenere l’esca nell’area dove abbiamo valutato fosse opportuno, ma senza che l’eventuale preda senta trazione. La spigola, dalla proverbiale diffidenza, se sente resistenza, molla l’esca e la scarta. Anche la scelta del filo in bobina è primaria. Abbiamo detto che pescheremo con corrente e schiuma. In queste condizioni aiuta, per “rimanere in pesca”, una lenza madre più sottile. Quanto sottile? Il più possibile, anche 0,20 o minore, ricordando che con la spigola non servono carichi di rottura esagerati, data la mole della preda che difficilmente supera i 4 chili (magari…) e la sua bassa resistenza durante il recupero. Infatti spesso questo è reso problematico più per le condizioni del mare, con alghe, le già nominate pagliuzze e il profondo gradino di risacca che non di rado si forma a riva sotto l’azione continua delle onde. Di suo la spigola ci mette poco: qualche fuga iniziale seguita da una resistenza passiva che si traduce con la formula collaudata “ho recuperato una busta”. L’esca principe per questa pesca è il vivo, per lo più muggini e anguille. Queste due esche sono molto selettive, al più attaccate da gronghi, rombi e i sempre presenti serra. Altre esche come la seppia, intera o a strisce, il gambero e i grossi bibi, attirano anche orate e saraghi. Quindi non sono da scartare a priori ma se vogliamo dedicare tutta la nostra attenzione alla spigola ci basterà organizzare un secchio con ossigenatore dove tenere i muggini; per le anguille tutto si riduce a un piccolo secchio con un fondo d’acqua, appena necessario per tenere umida l’esca che è molto più resistente del muggine. Ma quest’ultimo, ammettiamolo, fa la differenza. Nella scelta dei muggini, cerchiamo di stoccare esemplari tutti della stessa taglia; altrimenti i più grandi, nuotando in uno spazio ristretto, tenderanno a indebolire gli esemplari più piccoli, riducendo di molto la loro vitalità.
“La paratura scorrevole è più indicata perchè l’esca nuota liberamente, ma occhio alle parrucche!”.
Fissa o scorrevole
Abbiamo lasciato per ultima la scelta della paratura. Due scuole di pensiero si confrontano, ognuna adducendo motivi più che validi. La paratura scorrevole sembrerebbe la più indicata: l’abbiamo detto, la spigola è sospettosa e lo scorrevole minimizza la tensione del filo quando questo è risucchiato insieme all’esca nella bocca della preda. Ma lo scorrevole ha un difetto: se non si adottano le giuste strategie, la corrente e le onde tendono a incasinare la lunga lenza e la “parrucca” successiva annulla l’efficacia dell’innesco. Una ottima soluzione mi è stata consigliata da Luca Toni. Sulla lenza madre si infila una girella con moschettone su cui è fissato il piombo; sulla lenza madre segue perlina salva nodo e girella. Su questa si lega il lungo bracciolo finale (in fluorocarbon). Ma prima di legare il filo alla girella si infila un conetto in gomma, come gli Antitangle Stonfo. Questa soluzione evita che il bracciolo si avvolga sul piombo. E se lo usa Luca… Ma allora lo scorrevole ha vinto! E invece no, a volte meglio una paratura fissa. La parola passa ad Andrea Galiani che ci consiglia una sua semplice soluzione. Se (e solo se) nei paraggi si aggirano i serra, Andrea usa un trave fisso con lungo bracciolo legato in basso e come zavorra un bel cono. In questo modo, se il serra attacca l’esca, l’amo, sotto la trazione della zavorra, nove volte su dieci scivola sino all’angolo della bocca, dove il serra non ha i rinomati denti aguzzi. Una paratura che va bene sia per spigola che per serra. E se lo dice Andrea… A voi la scelta, in base alle condizioni del momento.
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