Spigole&Softbait
La pesca alla spigola è sempre particolarmente affascinante. Se pensiamo infatti alla spigola, il soprannome di “Regina” le casca a pennello, un po’ a causa del suo carattere lunatico e dispotico, ma soprattutto per la bellezza della sua silhouette e per la bontà delle sue carni. Le cattura di una spigola a spinning non è particolarmente complicata, a patto che si sappiano individuare le condizioni meteomarine quando è maggiore la probabilità di incontrarla. Certamente, il mare in scaduta dopo una forte mareggiata, aumenta le possibilità di cattura, soprattutto in vicinanza di foci e sbocchi di acqua dolce, senza dimenticare spiagge, piane di roccia, scogliere. Nei porti poi, la spigola è onnipresente in qualsiasi condizione e periodo dell’anno.
La pesca a gomma
Tra le varie tecniche per insidiarla, la pesca con le soft bait (più comunemente nota come “pesca a gomma”), è sicuramente tra le più divertenti e la si può utilizzare in molteplici ambienti, sia spot naturali che zone portuali. Non solo le spigole, ma anche altre specie cadono preda delle esche morbide: non è strano agganciare barracuda e pesci serra e molto spesso la nostra esca tornerà all’ovile con i segni di battaglie impari, determinate dai denti e dalla forza bruta di questi predatori. Personalmente, la ritengo una delle pesche più rilassanti in assoluto, soprattutto nel periodo invernale, dove le spigole si abbrancano per la frega ed è possibile effettuare catture di esemplari di taglia. Ritengo che i mesi da ottobre a gennaio siano quelli più produttivi per approcciarsi a questa tipologia di pesca. L’accorciarsi delle giornate non consente più scorribande per le scogliere, ragione per la quale mi devo accontentare delle zone lagunari e portuali, dove la spigola è di casa. Accompagnato da una canna Gloomis Sjr 783 in Glx e da un mulinello Shimano taglia 2500 (imbobinato con trecciato 15 libbre), affronto la pescata considerando il vento, la pressione e soprattutto la marea. Nei porti, le imboccature sono punti particolarmente interessanti, dove anticipare l’entrata del predatore all’interno, soprattutto in presenza di forti correnti in entrata o in uscita. Nel caso in cui il fondale abbia una batimetrica interessante, utilizzo esche con una testa piombata importante, dai 15 ai 30 grammi, a seconda della corrente, al fine di far rimbalzare l’esca sul fondo. Gli ostacoli come rocce, altine e buche, rappresentano luoghi potenzialmente produttivi per agganciare la spigola. Sono svariate le esche che possono rivelarsi utili alla causa. Alcuni modelli hanno bisogno di una testa piombata che noi scegliamo in modo del tutto autonomo: penso ad esempio alle gomme Ra Shad della Molix. Ma ci sono anche soft bait commercializzate “pronte all’uso”, come ad esempio le Black Minnow di Fiiish. Per gusto personale utilizzo prevalentemente una tipologia di esca nota come paddle tail (gomme con la coda a pala), ma in linea di massima, l’importante è che l’esca produca vibrazioni adeguate che sia un grub o una swimbait. L’approccio è parzialmente diverso nel caso in cui si voglia ricercare la cattura all’interno di porticcioli turistici “chiusi”, dove la corrente è ferma e le esche con teste piombate potrebbero non essere adatte. Un approccio con “esca spiombata”, innescata con solo un amo wide gap, oppure con piccolissime testine piombate, restituisce all’esca un aspetto decisamente più naturale, considerando che in ambienti di acque calme, la spigola diventa ancora più diffidente.
Azione di pesca
I movimenti da imprimere all’esca diventano scelta esclusiva del pescatore, perché alcune tipologie (vedi soft jerk, worm o eel) sono particolarmente attiranti se ben manovrati, ma in assenza di un recupero personalizzato, non hanno un “movimento” vero e proprio, e potrebbero risultare inefficaci. Personalmente utilizzo spes- so le Hokk Eel della Hokkaido e svariati “worm”, cercando sempre un compromesso tra peso e lancio, al fine di poter coprire la più grande distanza possibile. Non è strano, all’interno dei porticcioli turistici, trovare la cattura lanciando l’esca rasente alle barche e recuperandola po-co sotto il pelo dell’acqua, quasi skippandola. Un consiglio che voglio darvi è quello di utilizzare come terminale uno spezzone di fluorocarbon di buona qualità, ma soprattutto moschettoni piccoli e resistenti, in modo da evitare, al nuoto dell’esca, qualsiasi variazione causata da impedimenti di sorta. Certo, non è emozionante come la pesca in un ambiente naturale, però è un palliativo alle giornate in cui non riusciamo a trovare l’indispensabile tempo materiale per organizzarci una battuta in altri spot, e soprattutto, può riservare belle sorprese se ci si applica con costanza.
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