È meglio affidarsi all’intuizione o all’esperienza di molte pescate? Quando si cercano le spigole in foce le due strade arrivano sempre alla stessa conclusione: ciò che comanda è la corrente. Trovi questa, trovi il predatore.
Questo articolo è liberamente ispirato al libro L’Intuizionista di Colson Whitehead. Uno degli aspetti più affascinanti della pesca in foce è l’impossibilità di prevedere le particolari condizioni che si presenteranno al nostro arrivo. Quasi tutte le foci naturali dei fiumi sardi non hanno una portata tale da rimanere aperte nell’arco di tutto l’anno. Sono aree governate da equilibri delicati e influenzate sostanzialmente dal moto ondoso, dal vento, dalle maree e dall’acqua dolce che, scendendo dalle montagne, defluisce verso il mare. Presi separatamente, questi 4 fattori si possono studiare a priori: la direzione è l’intensità del moto ondoso sono dati alla portata di tutti, utilizzando un buon sito di previsioni meteo; stesso discorso vale per la direzione e l’intensità del vento; le tavole di marea forniscono le ore esatte dei picchi di alta o di bassa; infine, la portata del fiume è legata alle precipitazioni e quindi si prevede, sempre seguendo l’evoluzione delle condizioni meteo. Ma presi tutti insieme, i 4 parametri si compongono in modo complesso e il risultato della loro azione congiunta non è banale, non è scontato. Le sponde sabbiose, al variare delle condizioni, formano dune, sbarramenti, secche e avvallamenti; tutti elementi in continua trasformazione. Per lo spinner si tratta di una sfida che costringe a modulare l’azione e la tattica di pesca in funzione della situazione che si palesa soltanto quando si arriva in foce.

Esiste un metodo empirico per sviluppare in proprio una previsione della situazione che troveremo a pesca. Si inizia col documentare ogni uscita con foto degli spot e con le eventuali catture, ogni volta che ci si reca in foce. La galleria di questi scatti, delle spigole pescate e degli artificiali utilizzati, uniti alle informazioni fornite da tavole di marea e meteo, costituiscono un database con utili indicazioni, in previsione di uscite successive. Maggiori sono gli eventi registrati (e le foto d’archivio), maggiore è la mole di dati di cui si dispone per il futuro. Un sistema che risponde a tante domande importanti: quali erano le condizioni al momento dello strike? Che fase di marea? Che illuminazione? Quali artificiali? Corrente entrante o uscente? È chiaro che il metodo empirico, per diventare affidabile, ha bisogno di tanti dati e quindi di molto tempo. Ma aiuta a minimizzare gli errori che normalmente si compiono arrivando in uno spot con le idee poco chiare. E nel frattempo? Dobbiamo ingegnarci perché non possiamo aspettare anni prima di vedere risultati positivi.

La sfida intuizionista - La spigola è un predatore abile sia nell’agguato che nell’aspetto. Sfrutta l’acqua torbida e la schiuma che si forma nei bassi fondali, per sferrare repentini agguati rivolti ai piccoli pesci che si radunano nelle aree a ridosso delle foci; è eccellente anche nell’aspetto, rimanendo ferma contro corrente, appiattita sul fondo di una buca, nell’attesa che le prede, trasportate dall’acqua che scorre vorticosa, arrivino alla sua portata. La corrente, ecco la vera discriminante tanto ricercata dalla spigola. Acqua che scorre veloce, con maggior intensità dove l’alveo del fiume si restringe, o dove la sabbia si ammassa formando secche e buche. È lì, dove caccia la spigola; è nella corrente che lo spinner deve lanciare. Ma questa caratteristica quasi mai è evidente per un osservatore posto sopra la superficie del mare. Specie quando si sfruttano le ore dell’alba e quelle dopo il tramonto, con una visibilità quasi nulla. È questione d’intuizione! Lo spinner “cieco” sfrutta altri sensi: tatto e udito, per lo più. L’artificiale, nel suo nuoto, trasmette utili vibrazioni che dalla lenza si propagano al fusto della canna e finalmente alle mani; utilizzando piccoli minnow che hanno una paletta sul muso, la corrente è segnalata dall’aumento delle vibrazioni trasmesse dall’esca artificiale. Lo spinner che si affida all’intuizione sfrutta il tatto per individuare le fasce d’acqua dove il moto è più intenso e impetuoso. L’intuizionista si serve anche dell’udito. Nel buio, il silenzio dell’alba è interrotto solo dai canti degli uccelli mattinieri che risuonano su un tappetto di note, prodotte dall’acqua che scorre. Ove l’acqua si muove placida il tappeto si distende continuo, producendo un canto monotono; nei punti di maggior corrente, il tessuto del tappeto si tende e si piega e il suono varia con punte acute e altre baritonali. Il flusso dell’acqua, a seconda delle condizioni, può essere entrante, dal mare verso l’interno del fiume, o uscente. L’escursione di marea, nella nostra isola, non è così accentuata da caratterizzare in modo evidente tale transizione, ma comunque fa la sua parte e la dobbiamo sempre tenere in considerazione. In pratica, chi si affida all’intuizione lancia sempre contro corrente; una volta individuato il punto esatto dove spedire l’esca, lo spinner, in fase di recupero, costringe questa a risalire il flusso, in uno sforzo che porta l’artificiale a vibrare maggiormente. In un certo modo i sensi dell’uomo attivano quelli della spigola. Le stesse vibrazioni prodotte dall’esca sono percepite sia dallo spinner che dal predatore, munito di una lunga linea laterale. Quest’organo è uno strumento spettacolare a disposizione della spigola che lo sfrutta per l’individuazione del cibo; ma diventa la causa principe della sua cattura.

Attrezzatura - Che ci si arrivi per intuizione o per via empirica, la cattura della spigola in foce è dettata quindi dalla presenza di corrente. Per massimizzare le probabilità di cattura si utilizza una canna con un’azione non troppo fast. Meglio se monopezzo, per trasmettere il più possibile i messaggi che arrivano dal mare e per ottimizzare la sua curvatura. L’azione, come detto, non deve essere eccessivamente veloce; un fusto un po’ “mollone” e cioè con azione che tende al parabolico, gestisce piccoli artificiali e asseconda in modo più morbido la resistenza della spigola, una volta allamata. In commercio esistono tantissimi modelli dedicati, ma si possono usare anche fusti da eging che hanno infatti proprio un’azione simile a quella richiesta. Altro fattore importante è la lunghezza del fusto: intorno ai 2 metri anche perché si pesca sempre con i piedi a livello del mare e una canna più lunga potrebbe diventare più difficile da gestire. La spigola non oppone una resistenza esagerata e non sprigiona una grande potenza. Quindi si utilizzano piccoli mulinelli, con misure intorno al 3000. In bobina del buon trecciato 8 fili, morbido e resistente, e un finale di circa un metro in fluorocarbon dello 0,25. La dotazione di esche può variare a seconda delle condizioni e del gusto personale del pescatore. In generale, pescando nei cambi di luce e in acqua con molta schiuma o torbida, più che i colori avranno importanza altri fattori e su tutti il potere di trasmettere vibrazioni. Minnow, darter e piccole gomme non devono mai mancare. A dettare le nostre scelte sarà l’esperienza e quindi il metodo empirico; ma se vogliamo ottenere i risultati migliori, affidiamoci al nostro intuito che quasi mai tradisce.
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