Spigole e Teleferica
Per quanto mi riguarda andare a pesca non si riduce semplicemente “nel lanciare un piombo e un’esca in mare”. Per carità, per cause di forza maggiore, molte uscite vengono organizzate quando la vita ci regala un ritaglio di tempo utile e non sempre questo coincide con il momento giusto per effettuare qualche bella cattura. Ma utopisticamente parlando, avendo la possibilità di studiare il meteo nei minimi particolari, in base allo spot prescelto e alla tipologia di preda da insidiare, possiamo tranquillamente constatare che il numero dei “cappotti” diminuisce rispetto alle uscite fatte nel famoso “giorno libero”. Inoltre, oltre ai classici parametri di riferimento che ognuno di noi può studiare stando a casa, esiste un altro aspetto che non si dovrebbe mai sottovalutare. Parametro che spesso va oltre i classici ragionamenti fatti da tabelle sulle maree, fasi lunari, pressione atmosferica, ecc. ma si sviluppa con il tempo e con l’esperienza, fatta di centinaia e centinaia di impronte che con i nostri stivali ogni anno lasciamo lungo le spiagge: l’istinto di scegliere il momento giusto. Se per molti sto parlando di “aria fritta” per molti altri è un qualcosa di concreto, racchiuso dentro ogni pescatore: ti trovi seduto a studiare tutti i dati in base al posto prescelto, cercando di capire quale sia il momento migliore, e all’improvviso nella tua testa rimbomba un giorno particolare che rimane indelebile a prescindere da tutto quello che si continua a leggere o che può succedere sino al fatidico giorno, ed è proprio questo che oggi vi voglio raccontare…
Meglio la teleferica
È domenica pomeriggio, sono sul divano mentre consulto l’app del meteo in vista dell’inizio della nuova settimana cercando una giornata utile per poter organizzare un’uscita. Quello che vedo certo non mi consola: pioggia per tutta la settimana. Continuo a controllare i vari dati quando improvvisamente una voce dentro di me mi urla: “mercoledì!”. Inizia la settimana ed il maltempo, ma in testa sto già pensando a come impostare la mia azione di pesca. Sento telefonicamente Federico Melis, per uscire insieme, ma anche per lui, giustamente, mercoledì risulta troppo piovoso, per cui mi ritrovo senza compagno. Un po’ mi scoraggio e decido, almeno per il momento, di non ordinare neppure l’esca. Arriva il martedì e le previsioni non cambiano, anzi sembra-no addirittura peggiorare. Inizio a pensare di non andar più, ma dentro di me rimbomba la solita voce: “eppure mercoledì pomeriggio…”. Suono di sveglia del mercoledì mattina ed ennesimo imprevisto che mi si materializza: un mal di schiena fortissimo mi blocca a letto. Mi imbottisco di antidolorifici e via a lavoro. Durante il tragitto, accompagnato da scrosci d’acqua perenni, la mia testa mi ricorda: “eppure oggi sarebbe un bel giorno per fare due lanci!”. Ore 11:00, pausa caffè, mi trovo di fronte ad una finestra a guardare l’acqua che continua a scendere quando all’improvviso esclamo ai miei colleghi: “stasera vado a pesca!”. Potete immaginare i commenti viste le condizioni meteorologiche e il mio dolore alla schiena. Telefono immediatamente a Luca Toni, abituato alle mie uscite improvvise e gli chiedo di raschiare il fon-do del frigo alla ricerca di qualche bel bibi e di cercare in fondo al bidone dei muggini: sei volontari per la mia spedizione. Ore 15:00, dopo una serie di dolci, ma comunque sacrosanti, “insulti” da parte di mia moglie per le mie condizioni fisiche, si parte; la spiaggia che ho in testa non è tanto vicina, servono 40 minuti e visto il periodo in cui ci troviamo e i simpaticissimi Dpcm che aleggiano su di noi, ho anche poco tempo per fare il colpaccio; ma, accendendo la macchina, la mia testa continua a dirmi: “credici, vai dove hai deciso”. Ore 16.00, sono finalmente in spiaggia e indovinate un po’ chi trovo ad accogliermi? Acqua, acqua e ancora acqua, per un attimo penso: “ma chi me l’ha fatto fare!”. Ma ormai sono lì, scarico la macchina ed inizio a piazzare l’attrezzatura, due canne con il bibi, una a breve distanza ed una “sparata” a quanto ne ho, e le altre due, quelle più esterne alla postazione, con il vivo, una impostata con il piombo fisso ed una con la soluzione della teleferica. Ore 17.00, finalmente tutte e quattro le canne sono in pesca e via sotto l’ombrellone ad attendere il momento giusto. Come in tutte le pesche d’attesa c’è poco da fare, per cui non mi resta che a-spettare e fantasticare con la testa.
“Lo sguardo è sempre fisso verso quel pezzetto di polistirolo. Dopo cinque minuti non resisto e vado sotto la canna. È sempre bella tesa, eppure…”.
Ore 19:30, innesco gli ultimi due muggini. Finalmente ha smesso di piovere, per cui decido di andare in macchina a cambiarmi per stare un po’ più al caldo e, bello asciutto, torno in postazione. L’effetto degli antidolorifici inizia a svanire, e la schiena mi ricorda che forse sarebbe stato più opportuno rimanere a casa, ma, giunto nelle vicinanze delle canne, noto il piccolo pezzo di polistirolo, che sistemo sempre all’uscita del mulinello per accorgermi di eventuali tocche quando pesco con il vivo, leggermente, ma solo leggermente più alto di come l’avevo posizionato nella canna che sto utilizzando con la teleferica. Mi dico che non è niente e mi rimetto a sedere sotto l’ombrello, ma lo sguardo è sempre fisso verso quel pezzetto di polistirolo, uno, due, cinque minuti, non resisto e vado sotto la canna, è sempre bella tesa, eppure… Basta, mi decido, prendo la canna in mano ed inizio a recuperare per far arrivare la teleferica sino al piombo, come sento leggermen-te pesante mi dico: «ecco il piombo» e ferro! Subito un contraccolpo mi ferma il cuore e sento la frizione fischiare, ancora incredulo inizio il combattimento, e l’adrenalina mi fa dimenticare qualsiasi cosa passi per la mia testa. Qualche minuto di tira e molla ed eccola lì sul bagnasciuga che si dimena. Sua maestà la regina, la spigola, come da mie previsioni, è veramente arrivata. Istinto? Senso del mare? Esperienza? Non so, può essere anche semplicemente una coincidenza o banale fortuna, ma per questa volta la famosa vocina che mi sussurrava: “è mercoledì il momento giusto, non fermarti e credici”, ha colto nel segno.
Paratura per la Teleferica
La teleferica è un sistema che permette di portare lontano da riva esche molto delicate e tra queste, in particolare, il muggine vivo. Questa tecnica mantiene l’esca integra e vitale molto più a lungo rispetto a un lancio tradizionale. Per teleferica s’intende un sistema scorrevole che trasporta lentamente l’esca verso l’area di pesca. Questo può essere un semplice moschettone, collegato a una girella alla quale si lega il bracciolo finale. Esistono in commercio molte soluzioni interessanti come il modello della Stonfo che consente il movimento dell’esca solo verso il largo e la indirizza quindi nella zona di pesca desiderata. Il procedimento per preparare una paratura con teleferica è molto semplice. Si utilizza una bobina nella quale alla lenza madre si lega semplicemente il piombo. Personalmente uso un buon filo dello 0,26 e come zavorra una sfera la cui grammatura dipende dal mare e dalla corrente. Si lancia il più lontano possibile. Mantenendo la canna bassa, in modo che la pendenza non sia eccessiva, si collega la teleferica sulla quale è legato un bracciolo, lungo 2,5 metri, in ottimo fluorocarbon dello 0,40. Personalmante per fissare l’esca uso le “spille”, ami con un sistema di fissaggio simile a una spilla da balia. Una volta fissata l’esca, si fa scivolare questa verso il largo in modo che nuoti lentamente e senza strappi. La teleferica ha un unico difetto, non si può usare con mare mosso, ma quan-do le condizioni lo permettono è davvero micidiale.
Commenti ()