Spigole al Sole
Per fortuna che le giornate si stanno allungando ed arrivare sul luogo di pesca prima dell'alba non è più una sfacchinata come nei mesi scorsi. Ma l'aria è ancora fredda ed il sole ci mette un po' prima di riscaldarci. L'appuntamento della domenica ormai è irrinunciabile. Con il mio amico Michele battiamo lo stesso spot da settimane alla ricerca delle spigole che in questo periodo sono ancora presenti in tutte le aree portuali. Il nostro spot è "il mare di Burcei", come lo chiama Guido Bonomo per mantenerlo a suo dire segreto e che ogni domenica incontriamo immancabilmente. E per fortuna che in questo periodo si va in compagnia, perché il pesce latita e le poche tocche che si sentono in punta di canna o vanno a vuoto o si concludono con il recupero di un ghiozzo. La quasi assenza di vento e la poca corrente ci permettono una tecnica di pesca abbastanza leggera: finali dello 0,13 o inferiore, galleggianti che non superano il grammo e canna bolognese. Ma le lunghe ore di inattività passano comunque veloci perché approfittiamo del torpore dei pesci per scambiarci consigli e pareri, il modo migliore per affinare la tecnica. Nella pesca con la bolognese non si finisce mai di imparare. Appena credi di esserti impadronito di una particolare tecnica che pensi sia utile in molte situazioni ecco che scopri il tuo vicino con un nuovo trucco, più efficace, vincente. A conferma di questo, vi racconto cosa è successo qualche settimana fa. Dopo aver visto trascorrere le prime ore dell'alba rilasciando in acqua spigole da "asilo nido", eravamo tutti e tre sicuri che la mattinata di pesca si sarebbe conclusa senza colpi di scena. Da più di un'ora stavo combattendo con la mia paratura, altre volte molto efficace, che, strisciando sul fondo, andava immancabilmente ad arroccarsi su qualche ostacolo del fondo; più volte ho dovuto cambiare amo e modificato la posizione dello stopper per la regolazione del galleggiante, ma senza risultati apprezzabili. Finalmente Guido si è avvicinato e senza dir nulla ha staccato la mia paratura, ormai logora, per sostituirla con una sua; in pratica l'unica differenza era data dalla diversa disposizione della zavorra. Rispetto alla mia, la sua presentava una collana di pallini molto allungata che in acqua aveva un comportamento più fluido. Rinvigorito dalla possibilità di testare una nuova soluzione, ho subito lanciato nello stesso punto nel quale avevo lanciato per almeno tre ore di seguito. Non ho fatto a tempo a prendere la fionda per ravvivare la pasturazione che il galleggiante è sparito sotto la superficie dell'acqua. Michele ha fatto un salto e si è subito avvicinato, pronto con il coppo in mano. Anche Guido è subito accorso. Il recupero era reso problematico dagli ostacoli presenti sul fondo e vicino alla riva; grossi sassi con bordi taglienti come lame di rasoio sfioravano la mia lenza ed ho dovuto lavorare con la punta della canna per tenere il pesce lontano da tutte queste insidie. Finalmente dal mare è apparsa l'inconfondibile sagoma argentea della spigola, un esemplare sul chilo e mezzo, combattiva e piena di energie (visto lo spuntino che per ore le abbiamo servito senza sosta). Un ultimo attimo di suspense e finalmente la spigola è entrata nel guadino. Confortati da questa cattura ci apprestavamo a riprendere la pesca con più fervore ma le ore precedenti, oltre che consumare la nostra pazienza, avevano ridotto al minimo le nostre scorte di bigattini. Felici comunque del risultato raggiunto abbiamo smontato, già pregustando l'uscita della settimana successiva, sempre nelle stupende acque del mare di Burcei.
Diego Autiero
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