Cosa può succedere se frequenti la piscina, l’Esperia, da giovanissimo, fino a 10 anni, e allo stesso tempo vai al mare, al Poetto, alle torrette, armato di una fiocina con un manico di scopa, alla caccia di sogliole e aragne, in compagnia di tuo babbo che, con infinita pazienza, ti segue anche nelle tue scorribande tra gli scogli? I meno fortunati, vengono richiamati all’ordine, ma non è il caso di Simone. Il giovane fa Trudu di cognome. Adesso è cresciuto e tra pochissimo spegnerà la candelina numero 41. E cosa può succedere è presto detto: diventare un bravo, bravissimo pescatore in apnea. Grazie alla piscina o forse alla sua insaziabile curiosità, Simone matura un evidente senso dell’acqua. E evidente è stata anche la sua crescita, merito a sua detta, del babbo e poi di zio Vito, che aspettava al cancello di casa, anche diverse ore di fila, quando sapeva che sarebbero usciti in mare. Molto, ci spiega Simone, hanno influito le giornate passate in mare, ma ancora barcaiolo, libero di osservare e imparare e ustionarsi sistematicamente. A sedici anni, prima non gli era permesso, impugna il suo primo arbalete, un Cressi col quale inseguiva i muggini di Cala Regina o del Cristo di Torre delle Stelle. Oppure, semplicemente, nuotava fino allo sfinimento, dietro Vito, per non perdere nulla di quello che poteva essere un insegnamento.
L’emancipazione? Ventuno anni fa, nel 2003. Conobbi Andrea Picciau, a Sky, dove lavoravo, e il passo all’Apnea Golfo degli Angeli fu naturale. Immediato fu il percorso formativo, dapprima con un brevetto Fipsas di pesca in apnea agonistica e a seguire un altro brevetto di primo grado con Ugo Montaldo, per Apnea Academy. Poi conseguii il secondo grado e il terzo fino a diventare assistente brevettato. Nel 2011 ero pronto e titolato per volare a Sharm el Sheikh, sarei potuto diventare istruttore di apnea, ma impegni professionali…
E la pescasub? Mi stuzzicava l’agonismo. Iniziai nel 2008 con una selettiva provinciale a Sa Mesa Longa. Grazie a un grongo, un marvizzo, due saraghi e un cappone arrivai nono. Eravamo un bel gruppo, cinquanta in tutto, ma soprattutto lasciai un grande come Gianfranco Loi alle mie spalle. All’epoca, in premiazione, il nono riceveva una boetta in regalo e io ne collezionai diverse. Comunque raggiunsi la seconda e la prima categoria. Nel 2013 riacciuffai la prima serie a San Foca, in Puglia, ribaltando sul finire una classifica che sembrava compromessa e che invece vide il mio nome in ottava posizione. Il relativo campionato del 2014, a Porto Corallo, arrivai 18 e per me fu l’ultimo. Per la cronaca vinse la gara, il compianto e insuperabile Bruno De Silvestri. Ma, non solo pescasub. Solo due anni fa, con Stefano Koniedic, ho fatto un bellissimo argento agli italiani di hockey subacqueo. Nel frattempo uno stop generale per il covid e poi la nascita di mio figlio Enrico. L’ultima gara che ho vinto, per una serie di ragioni la più importante della mia carriera, è proprio la Coppa Bruno De Silvestri, lo scorso giugno a Perd’e Sali, insieme a Bacchi e Koniedic. Fui molto fortunato e ancora lo sono perché la mia storia e la mia realtà va di pari passo con quella dei personaggi più quotati e capaci del settore.
“L’ultima gara che ho vinto, per una serie di ragioni la più importante della mia carriera, è proprio la Coppa Bruno De Silvestri, lo scorso giugno a Perd’e Sali, insieme a Bacchi e Koniedic.”
La tecnica che preferisci? Beh, la scuola di Vito mi ha avvicinato all’aspetto, ma virare al razzolo, alla tana, è stato un passaggio obbligatorio, dettato da esigenze agonistiche, ma non per questo spiacevole. Anzi, trovo molto interessante la ricerca perché mette in moto esperienza, fantasia e intuito.
Catture particolari? Il pesce d’aprile. Nel 2002, all’aspetto a Punta Zavorra, una spigola, appunto il 1° aprile. Un’altra spigola, enorme, a Carloforte, nel 2017, sempre all’aspetto, di fronte al faro del Corno, pesava 6 chili e seicento grammi. Il più grosso a Sant’Antioco a Capo Sperone, una cernia di 18 chili pedagnata da Bruno. Mi propongo per una discesa e lui acconsente… per uno sguardo… “non fare cazzate!”. Arrivato sul fondo non resisto e sparo. Lui dall’alto ha visto tutto, mi ha capito e si è divertito.
Ti sei mai preoccupato? Sì, a Arbatax con Andrea e Carlo, mio cognato. Era inverno e pescavamo a staffetta. Emergo e salgo sul gommone per raggiungere Andrea ma una serie complicata di operazioni non mi consentono di mettere in moto il gommone. Mi preoccupo e non vedo altra soluzione se non richiamare, con urla disumane, l’attenzione di un piccolo peschereccio che navigava poco distante. Ero agitatissimo, Fortunatamente il gommone riparte, ma Andrea, capita l’antifona, era già sulla strada di ritorno.
Eri molto amico di Bruno? Sì, lo conobbi per volontà di Cristian Corrias e Piercarlo Bacchi, a una cena, da loro organizzata, a casa di quest’ultimo. Di primo acchito l’ho trovato abbastanza spigoloso, poi… Poi siamo diventati compagni di pesca, per quattro anni. Era inarrivabile, instancabile. Una furia. Purtroppo, tra le tante note entusiasmanti da ricordare di questo sodalizio, ce n’è una triste. A 30 anni, un nostro compagno di pesca, il 24 maggio del 2017, ha avuto, anche lui, un incidente, si chiamava Massimo Orrù.
Peschi profondo? Diciamo che le mie quote operative non sono da record, di solito entro i 30 metri, ma se necessario sono in grado di andare giù abbastanza. La preda più profonda è stata una corvina a 46 metri.
L’età giusta? Per me i migliori risultati si ottengono avanti con gli anni, dopo che hai maturato una buona esperienza, diciamo tra i 35 e i 40.
Un aneddoto? Questa è una storia inusuale, secondo me unica. La prima uscita con Bruno. Mi chiese quali fossero le mie quote operative e io gli risposi: 30 metri in costante. Bene, allora andiamo a spezzare il fiato in una tana di corvine a 27 metri! Arrivati sul punto mi passò un paio di forbici tecniche e mi disse: dobbiamo ripulire una tana dove si è incastrata una rete. Per me era un lavoro troppo impegnativo, su e giù a 27 metri, a lavorare… Comunque in mezz’ora liberammo la tana. E lui: bene, ora andiamo a pescare profondo!
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