Sharknado in Costa Est
di Daniele Pau
Più che un semplice reportage di pesca, questa è una storia di vita che mi rimarrà impressa per sempre, da ricordare e raccontare mille e più volte. Questa avventura si è svolta a fine ottobre, in una notte di novilunio, anche se la luna non l’avremmo potuta vedere, vista la presenza di una perturbazione da sud est. Si parte di sabato pomeriggio. Con Emanuele e Simone Spiga e Agostino Secci decidiamo di dirigerci verso una spiaggia del comprensorio di Muravera. Il mare è in fase di prescaduta. Prima di scegliere il nostro spot ci spostiamo in un paio di spiagge; il mare si presenta formato, proprio come speravamo e alla fine ci accampiamo.
Arriva la tempesta
Iniziamo a pescare che ormai è tramontato il sole. Infatti è più importante preparare il rifugio e ancorarlo a dovere, visto il vento e una “suggestiva” tromba d'aria che si avvicinava alla costa. Da subito l'azione di pesca procede intensa, il buio è più buio del solito, le ore passano ma all'orizzonte arrivano nuvole minacciose e “luminose”. I primi lanci, come sempre, sono indispensabili per studiare il fondale. Le parature tengono bene, l'esca sparisce in un attimo (meglio...) e io sono alla ricerca di fondo morbido, smosso. Proprio mentre i miei compagni di pesca iniziano a marcare catture arriva una tempesta! Tutti al riparo, impossibile stare sulle canne a causa di un forte vento da grecale con pioggia torrenziale e fulmini. Al diavolo le previsioni meteo! Non era prevista una bufera ma solo un po’ di pioggia. Dopo un’ora sotto la tenda si può tornare alle canne. Con tristezza scopro che le mie esche sono intatte, mentre gli altri hanno qualche cattura anche se non importante, ma comunque saraghi e orate.
La strategia vincente
Sono questi i momenti più difficili in una battuta di pesca; inizio a pensare di togliere una canna e mi dirigo verso la mia tenda. Ma dentro la testa una vocina mi dice che devo provare ancora. Dal cassone estraggo un bait clip. Per i meno esperti, il bait clip è un sistema che permette di bloccare il bracciolo in fase di lancio. In questo modo l’esca non fa “bandiera” e si guadagnano metri nel lancio. Come il piombo tocca la superficie del mare il bait clip si apre e permette all’esca di fluttuare naturalmente. Riarmo tutte le canne con un solo bracciolo “clippato” e su tutte innesco delle seppiette su amo dello 1/0. Grazie ad alcuni pendulum cast riusciti porto le esche lontano e trovo fondo morbido, finalmente. Ora posso rilassarmi per un’oretta. Al mio risveglio è alba. Assonnato guardo fuori verso le canne. Vedo che la terza, la più lontana, è leggermente in bando. Guardo il rotante: la bobina è quasi vuota. Prendo la canna, recupero la lenza e... bam! Incontro il peso dall'altra parte, due ferrate energiche e via, s’inizia. Che bestia, pesante si sposta a destra e sinistra. Ma comunque viene verso riva. Sono convinto sia una grossa orata. Ma non mi distraggo, ormai è a 10 metri, poi una fuga e lenza in bando. Torno indietro recuperando di fretta per riprendere la tensione. Finalmente la porto al sicuro ma sono lontano dalla riva e non distinguo la grossa preda. Corro ed ecco la sorpresa: altro che orata, si tratta di uno squaletto vorace. Va bene, è bello lo stesso. Sono convinto che se non avessi fatto l'ultimo tentativo in pendolo, non avrei potuto concludere una notte così difficile con una bella sorpresa. Che emozione, un combattimento epico. Il tempo di un paio di foto e la preda è stata restituita integra al mare.
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