Serra & Spigola
Quante occasioni e opportunità ci aspettano a novembre! Uso l’esclamativo ma la situazione generale impone di aggiungere un grosso punto interrogativo. Se riusciremo a superare indenni i coprifuoco e le limitazioni imposte dalla pandemia, speriamo di trascorrere qualche ora a spinning. E una volta a pesca, si schiuderà un mondo di opportunità. La mezza stagione, a cavallo tra autunno e inverno, anche nello spinning si identifica con un ventaglio più ampio di prede raggiungibili, dalle scogliere come dalle spiagge e dai porti. Le prede tipiche dell’estate non sono ancora scomparse dalle coste e quelle che “cattureranno” la nostra attenzione in inverno, iniziano a fare capolino, timidamente. Ma tanta abbondanza può creare confusione. Si rischia di diventare dispersivi, vaghi nella scelta dello spot e delle esche da utilizzare. Non si deve cadere nella facile tentazione di programmare un’uscita generalista, con due o tre zaini carichi di tutte le esche possibili e più canne, indispensabili per “coprire” uno spinning senza limiti, da super light a extra strong. Per cominciare riduciamo il nostro campo d’azione. Vi propongo due obbiettivi, target molto gettonati nello spinning che spesso nuotano nelle stesse acque ma che richiedono attrezzatura e azione di pesca diverse: i serra e le spigole. A noi non è dato sapere se regni armonia tra i due predatori (difficile). Di sicuro i primi non hanno annientato le seconde, come qualcuno temeva anni fa. I due predatori hanno tattiche di pesca complementari: i serra preferiscono gli agguati, anche di gruppo, giorno e notte, evidenti in furibonde mattanze che col loro rumore non passano inosservate; le spigole sono maestre nella strategia dell’aspetto, magari sfruttando il buio, il torbido o la schiuma e al più si rendono visibili in esplosive, quanto brevissime, bollate. A novembre serra e spigole non condividono gli stessi spot. In questa stagione di mezzo difficilmente li “incro- ceremo” nella stessa uscita a spinning, fattore che però diminuisce la confusione. Quasi mai basterà una sola configurazione per beccarli insieme. Vediamo quindi dove, come, quando, pescare serra e spigole.
Con il serra non ci si annoia: lanci a ripetizione e recuperi veloci, anzi frenetici. La spigola va trattata con più garbo: precisione nel lancio, calma nel lento recupero e reattività al momento dello strike.
Serra in velocità
In superficie, in velocità, di potenza. Il serra si ciba così: caccia muggini e altri pesci di branco in superficie, attaccando la preda in velocità e sfruttando la sua massa e i denti affilatissimi per dilaniarla, prima di completare il pasto. Nelle aree portuali le ore di maggior attività sono quelle con sole alto; ma in autunno gli esemplari più grossi sono frequenti anche nelle lunghe spiagge, nelle notti con la luna e abitualmente lontano da riva. L’attrezzatura si modula sulle caratteristiche della preda. In questo caso abbiamo bisogno di una canna che permetta di lanciare artificiali di buona grammatura, anche ben oltre i 30 grammi. Non è necessario un cimino sensibile, molto del lavoro sarà affidato al fusto, non più lungo di 220 centimetri. 5000 è un numero indicativo ma esprime bene quale range di mulinelli ci interessano. La robustezza e la frizione precisa certo non ci dispiacciono ma ancor meglio se il “mulo” ha un rapporto di recupero alto, abbastanza da permetterci numerosi recuperi in sequenza, senza esaurire le nostre forze con una azione troppo frenetica. Per quanto riguarda il trecciato in bobina, l’evoluzione dei materiali ha portato ad avere fili dello 0,10 di diametro con carico di rottura di oltre 10 chili. Quindi indicativamente, un buon 30 libbre che corrisponde a circa 13,6 chili, dovrebbe essere più che sufficiente. Infatti la pesca al serra si svolge in ampi spazi aperti: le immense “vasche” delle aree portuali, le distese di sabbia delle lunghe spiagge e le punte dei promontori rocciosi affacciate sull’infinito mare, hanno tutti spazi adeguati che consentono di giostrare fughe e ripartenze. Come artificiali, abbiamo accennato all’utilizzo di voluminosi hard bait di superficie. Le dimensioni generose hanno un duplice scopo: un grosso artificiale in acqua fa tanto rumore e il suo richiamo attira i pesci anche distanti più di 100 metri; ma la lunghezza dell’artificiale serve anche per evitare che il serra, abituato ad attaccare con violenza, ingoi l'esca e addenti il filo, tagliandolo all’istante. Per ultimo, il “quando”. Abbiamo detto che le ore centrali della giornata sono le più favorevoli. Da prediligere le giornate con tanto sole e vento teso, fattori che ci rendono la vita meno semplice ma selezionano la taglia; tanti strike sono divertenti, ma non sono nulla in confronto a pochi attacchi poderosi...
“Le prime spigole, guardinghe e diffidenti, rappresentano un’ottima palestra, in previsione dei mesi freddi, quando il predatore sarà più disinibito ”.
Le prime spigole
Mi si nota di più se vengo e rimango in disparte o se non vengo per niente? La famosa battuta di Ecce bombo descrive bene il comportamento della spigola in questo periodo dell’anno. Fa la sua comparsa saltuariamente, stimolata alla caccia dalle giornate uggiose, per poi sparire appena il barometro indica un miglioramento. Sembrerebbe un ostacolo alla nostra caccia, limitando le “finestre” produttive. È invece un punto a nostro favore. A novembre possiamo focalizzare la nostra attenzione sulla spigola in quei pochi giorni di condizioni favorevoli. Abbandoniamo le aree portuali e per un momento non consideriamo i canali prossimi al mare e le foci che molto probabilmente non sono ancora del tutto aperte. A novembre andiamo a cercare le spigole nei bassi fondali misti, piane rocciose, con acqua bassa e schiuma e tante fosse dove il predatore può aspettare la sua preda, immobile e nascosto. La nostra attrezzatura si adatterà alla situazione. Canna lunga sino a 270 centimetri, con una bella azione in punta, reattiva e pronta a ogni nostro stimolo. Dobbiamo poter lanciare l’esca con precisione e se facciamo strike, dobbiamo poter forzare il recupero, canna alta, per evitare di far sfregare il filo sul fondo. 3500, sempre per dare un numero indicativo della grandezza del mulinello. In questo caso il rapporto di recupero non è così importante: useremo artificiali che vanno padroneggiati con recuperi medio lenti. In bobina, ci sarebbe quasi da optare per il nylon, più resistente del trecciato allo sfregamento. Ma il nylon è molto più elastico e “lento” nella ferrata. Insomma, pro e contro quasi si bilanciano; vedete voi qual è il male minore. Il “partito del trecciato” ha molti più sostenitori e la spigola attacca l’esca con meno foga, tanto che se non siamo pronti alla ferrata… addio! Per superare la diffidenza proverbiale della spigola dobbiamo attirarla fuori dal suo nascondiglio e non farla insospettire. Al filo in bobina aggiungiamo 70 centimetri di fluorocarbon dello 0,30 su cui leghiamo un piccolo moschettone. E veniamo alle esche: per evitare incagli e conseguenti rotture del filo o perdite di preziosi artificiali è meglio adottare un sistema pescante basato su ami più che ancorette. Le gomme con ami in configurazione Texas sono perfette. Questa è una pesca da praticare “a luce”, preferendo alba e tramonto. Non ha senso di notte perché ci porterebbe a camminare al buio su un fondo scivoloso e ricco di imprevisti. E il rischio non sarebbe ripagato visto che al buio saremmo portati a lanciare a caso, facendo diventare una casualità l’eventuale attacco della spigola. Per finire, bisogna dire che la pesca nelle piane richiede capacità osservative, precisione nel lancio e riflessi nella ferrata; un’ottima palestra per i mesi che verranno.
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