Serra Season
A volte sono le stagioni a dettare il “cambio d’armadio” o, per meglio dire, il cambio di sacca. Arriva il caldo, subito percepito dal nostro fisico e dal nostro umore; e noi pescatori ci adattiamo all’istante, passando da un’attrezzatura votata alle prede invernali, a canne e mulinelli per la stagione estiva. Ma questa periodicità può essere stimolata anche dalle gare. Ci sono manifestazioni che hanno dovuto “remare” per anni, diventando finalmente delle classiche. Solo citare il loro nome, evoca un tipo di surfcasting, uno stile, un ventaglio possibile di spiagge e prede… quindi una stagione del surf. In quest’ottica, Sa Die de su Serra costituisce un’eccezione. Il raduno organizzato dagli Amici del Surfcasting Sardegna ha impiegato un solo anno, una sola edizione, per imprimere una profonda impronta nel calendario delle gare e manifestazioni di surfcasting. Ebbene si, ragazzi siamo entrati nella stagione “de sa die de su serra”. Il raduno si svolgerà il prossimo 27 luglio e di questo ci sarà modo di parlarne nei prossimi numeri di MP. Vediamo adesso cosa ha “insegnato” l’edizione passata, la stagione passata, riguardo alla pesca al serra.
Piccoli e tanti
Uno tra i più ricchi settori di costa isolana, per quanto riguarda la presenza del serra, è di sicuro l’insieme di lunghe spiagge che si estendono da Buggerru sino a Torre dei Corsari e Pistis, intervallate da aspri promontori e dominate da sua maestà il maestrale. Non a caso Sa Die si svolge proprio in questa costa… E dove un tempo nuotavano sparuti gruppi di serra dalle dimensioni enormi e con peso vicino alle due cifre, adesso si muovono branchi di decine di piccoli esemplari, sempre più piccoli. Da cosa sia dovuto il fenomeno non è chiaro saperlo. Supposizioni, deduzioni, meglio lasciar stare in assenza di dati scientifici. Noi pescatori ci adattiamo, sempre! Se la taglia delle catture è diminuita, noi dobbiamo tenerne conto. In primo luogo nella presentazione dell’esca. I vecchi, cari, grossi “salsicciotti”, preparati con tranci di muggini XXL non sono più di moda. Si va verso una tecnica più light, con esche che stanno comode in un palmo di mano e ami al più del 3/0 o 4/0. L’ingrediente base rimane il muggine, facile da reperire fresco e a buon mercato. Una volta creato il filetto, questo si innesca su una paratura a uno o due ami, fissati su cavetto d’acciaio. La lunghezza del finale in acciaio non deve essere troppo superiore alle dimensione dell’esca, per aumentare il fattore mimetismo, sempre utile quando parliamo di predatori (seppur voraci). La paratura, come spesso abbiamo sottolineato in queste pagine, può essere fissa o scorrevole. Con esemplari di piccole dimensioni la scelta è indifferente, ma se (finalmente) arriva un serra bello grosso, abbiamo più probabilità di ferrarlo se il pesce non sente resistenza e può trascinare l’esca, ignaro della trappola.
Azione veloce
Capita molto di frequente che gli attacchi alle nostre esche si susseguano, durante la notte, in ondate improvvise, intervallate da lunghi periodi di attesa. E capita anche che i serra attacchino direttamente la lenza madre, tranciandola di netto. In questi casi la pesca al serra, da pratica d’attesa, quasi noiosa, diventa un esercizio dinamico che può essere più produttivo se ci siamo organizzati per tempo. Avere una canna già montata con mulinello, lenza madre e paratura pronta, permette di continuare l’azione di pesca minimizzando i tempi morti. Nelle fasi di calma non dobbiamo rilassarci troppo e predisporre parature, ami, tranci, in modo da esser pronti per fronteggiare l’ondata successiva. È quindi chiaro che non serve avere in pesca tante canne; l’importante è che quei due o tre inganni siano sempre efficaci. Le dimensioni più contenute dei tranci permettono di aumentare le nostre ambizioni riguardo la latitudine di lancio. Personalmente utilizzo anche il filo idrosolubile in Pva che, in fase di lancio tiene l’esca vicino al piombo e, una volta in acqua, sciogliendosi, lascia che il trancio fluttui con il massimo della naturalezza. Una buona soluzione, se si dispone di tre canne, è quella di utilizzarle a tre distanze differenti da riva: una a pochi metri dalla spiaggia, una sui trenta metri e l’ultima il più lontano possibile. In questo modo potremo intercettare con più probabilità il branco, in continuo spostamento. Un’ultima considerazione: tutto questo avviene di notte; e non per le limitazioni che impone la stagione balneare. L’esperienza di tanti anni, acquisita da noi pescatori scambiandoci pareri e opinioni, porta a pensare che le ore centrali della notte siano quelle che i serra preferiscono per le loro scorribande. Certo, non mancano le catture durante le fasi d’alba e tramonto e pure a luce, anche se molto meno di frequente. Ma con la notte si è notato che l’attività aumenta in modo esponenziale. Meglio, di notte l’afa non è così opprimente, fa più piacere restare in spiaggia e possiamo provare in tutti gli spot, anche quelli affollatissimi nelle ore diurne. La pesca al serra sta cambiando, a noi la bravura nell’adattare la nostra tecnica a mutamenti che, almeno in parte, non possiamo dominare. Tutto questo aspettando il prossimo 27 luglio, quando la seconda edizione del raduno Sa Die de su Serra ci offrirà nuovi spunti, indicazioni preziose che aumenteranno le nostre conoscenze, insinueranno dubbi nelle nostre certezze o rafforzeranno teorie già assodate. Le gare, servono soprattutto a questo.
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