L'estate ci ha ormai definitivamente lasciato, le vacanze sono finite, i turisti tornano a casa, le barche in mare sono sempre meno e l’acqua, finalmente, comincia a stemperare un po'. ottobre e novembre sono mesi magici per la traina costiera con gli artificiali e fortunatamente la nostra magnifica isola è letteralmente circondata da scogliere da sogno e piccoli isolotti sparsi qua e là, spot perfetti per questa tecnica. Sfruttiamo allora questo periodo per provare a insidiare i predatori del sottocosta: barracuda, tonnetti, tombarelli, lampughe, occhiate, ma anche giovani dentici e giovani ricciole, le alternative non mancano davvero.
Le basi
Le canne che porto con me per questo tipo di giornata sono delle trolling lite da 8, 12 e 16 lbs che mi assicurano il divertimento nel combattimento con il pesce e allo stesso tempo risultano affidabili nel caso di un pesce di taglia più impegnativa. Gli artificiali rivestono un ruolo cruciale. Averne tanti è bene, averne troppi… è meglio! La cassetta deve disporre di esche di diversa taglia, forma e colore, perché come è vero che capitano le giornate in cui i pesci abboccano a qualunque esca, ci sono al contrario giornate in cui sembra che in acqua non ci sia nulla e dovremo avere la pazienza di cambiare il nostro artificiale diverse volte fino a trovare quello giusto per quella giornata, o meglio per quel momento. Ma di questo ne riparliamo dopo. In bobina propongo un nylon dello 0,40 con un finale di 2-3 metri sempre di 0,40 in fluorocarbon, rigorosamente legati con il nodo di sangue. Ultimo attrezzo indispensabile è il piombo a sgancio rapido, lo posiziono a circa 35 metri dall’esca, può avere diverse grammature e ci permette innanzitutto di cercare i pesci in diverse fasce d’acqua, inoltre ci consente di trainare con più canne riducendo al minimo la possibilità di incrociare le lenze. Io parto sempre con 3 canne, una in superficie a pelo d’acqua, una che lavora a 2-3 metri sotto la superficie con un piombo da 150 g, e una sui 7-10 metri con un artificiale più grosso e piombo da 350 grammi.
A pesca
Cielo e mare possono essere due alleati, in particolare un po' di onda, un po' di schiuma, cielo nuvoloso o almeno parzialmente coperto… sarebbe decisamente meglio. In caso invece di mare piatto e cielo pulito in uno spot con acqua cristallina, potrebbe essere davvero complicato fregare le lampughe e i tonnetti, soprattutto nelle ore centrali, ma a mali estremi noi ci proviamo comunque navigando ad almeno 5 o 6 nodi con octopus bianchi e artificiali color naturale (bianco, grigio, azzurro) oppure, se in superficie proprio non ne vogliono sapere, ci concentriamo a pescare dalla mezz’acqua in giù, 3 nodi sono ideali per insidiare i barracuda, i denticiotti, le ricciolette ma anche cernie e grosse tracine sui fondali sabbiosi. Al contrario con il mare un po' increspato e il cielo coperto, la visibilità e la diffidenza dei predatori di superficie diminuisce e noi possiamo stimolarne l’aggressività più facilmente con colori anche un po' più sgargianti, come l’arancione e il rosso.
E quando non succede niente?
Come dico sempre: “Il pesce se non c’è, non te lo puoi inventare”. Tuttavia il pesce potrebbe esserci ma noi stiamo sbagliando qualcosa. Questa è una situazione che capita spesso durante queste giornate e fortunatamente esistono una serie di accorgimenti che ci possono dare una mano. Come prima cosa cambiamo la velocità dei nostri passaggi: a volte infatti bastano 2 nodi in più o magari 1 nodo in meno, rispetto ai 3-4 nodi canonici di partenza, per cambiare completamente la giornata. Se nemmeno questo porta a un miglioramento dei risultati, proviamo a cambiare i colori degli artificiali, la dimensione e la forma degli stessi, ci sono state giornate in cui ho preso pesci solo con un artificiale specifico, mentre tutti gli altri, anche simili al primo, venivano ignorati. Proviamo anche a pescare con le esche più distanti dalla barca, lasciando andare altri 20 metri di lenza; il motore infatti, soprattutto se il mare è piatto, può essere fonte di disturbo per i pesci. Facciamo anche qualche passaggio più sottocosta, proprio a ridosso degli scogli, facendo attenzione a regolare la profondità dei piombi in funzione di quanto ci dice l’ecoscandaglio, e poi al contrario facciamo dei passaggi più distanti rispetto a quanto facevamo all’inizio. Capita che uno solo di questi accorgimenti, o la combinazione di alcuni di essi, possano svoltare una giornata difficile, tenendo conto sempre e comunque che... se il pesce non c’è, non te lo puoi inventare!
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