Scarroccio e Deriva
Se la pesca a bolentino è la tecnica più diffusa tra i diportisti isolani non dipende unicamente da una ragione storica che vede il bolentino la più anziana delle tecniche di pesca. In effetti, bisogna considerare che, al contrario di quanto avviene nella traina costiera ma anche d’altura, ad esempio, le catture sono quasi certe e anche se non sempre sono di dimensioni paragonabili, il cestino rientra sempre pieno. Inoltre organizzare una battuta a bolentino risulta molto meno impegnativo sia per l’attrezzatura in gioco sia per le esche. Infatti in questo caso un pugno di gamberetti comprati al mercato sono già una garanzia di pescato. Diverso invece è il caso della traina dove l’esca, di norma, bisogna pescarla. E non sempre si è così fortunati da trovare calamari o sugarelli, ma metti anche muggini o aguglie, pronti a farsi catturare. Diciamo quindi che il bolentino, rispetto al resto delle tecniche di pesca dalla barca, si riesce a praticarlo con maggior frequenza e minor dispendio di energie. Anche perché una volta giunti sul posto si spengono i motori e si cessa quindi di consumare carburante. Ma oltre a queste considerazioni il bolentino, in senso lato, presenta ancora diverse peculiarità. Di base, una volta individuato lo spot, lo si raggiunge, lo si esamina con l’ecoscandaglio e se c’è segnale convincente si cala l’ancora. Ma non sempre. Infatti, a seconda delle situazioni è preferibile pescare a scarroccio ossia senza ancora, in balia di venti e corrente. Succede spesso quando la secca è profonda, ben oltre i tradizionali 40 metri. I motivi sono diversi. In primis, più sono i metri che ci dividono dal fondo, più è difficile far cadere l’ancora nel posto giusto, il che detto in altri termini significa, a meno di secche abbastanza estese e segnale diffuso, rischiare di pescare al di fuori dell’area individuata all’ecoscandaglio.
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