Sardegna, l'America per gli Americani
Nonostante, in Sardegna, lo sviluppo dalla pesca in acque interne sia un fenomeno di proporzioni rilevanti, non capita spesso di dedicare una copertina ai pesci di lago o di fiume. Questa volta abbiamo fatto un’eccezione, per diversi motivi. La preda e la tecnica, riportate in copertina e descritta nell’articolo, a cura di Alessandro Vacca, fanno parte di quel costume a stelle e strisce che ha reso la terra scoperta da Colombo, prima nel mondo nell’attività alieutica. Sono infatti 40 milioni i pescatori sportivi d’oltreoceano e la maggior parte di essi praticano il bass fishing, per dirla in italiano, la pesca al persico trota. Ebbene, se quella è l’America, col pescatore favorito e incentivato, con tutte le sue esagerazioni e i montepremi milionari, si scopre che la Sardegna potrebbe diventare, da nord a sud, l’America per gli americani. In tutti i bacini isolani, sia grandi che piccoli, esiste una colonia di Micropterus salmoides e in moltissimi di questi la taglia media è assai elevata. Il black bass sardo, a detta degli esperti e degli specialisti che hanno girato il mondo, è senza dubbio il più combattivo e anche per questo rappresenta una risorsa, credibile e di sicuro successo, da spendere per 12 mesi all’anno, solo se ci fosse un minimo di organizzazione. Ci sono le basi per attivare un turismo evoluto e spendaccione che non richiede grossi investimenti e che in piccole realtà, amministrate con lungimiranza, è già attivo. Basterebbe seguire l’esempio! Il bass fishing è una tecnica che prevede il catch & release, ossia la cattura e il rilascio del pescato. Una pratica che tutela la risorsa e garantisce continuità in rispetto della natura e dell’uomo.
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