Sardegna, culla dell'Eging
Il movimento dei pescatori. A volte nasce spontaneo, non in risposta ad una necessità o per una semplice protesta. Solo il successo di una disciplina. Una tecnica, di solito nuova, che piglia e che fa stare insieme, per pescare, condividere esperienze e socializzare. Il 2021, dopo diversi anni di fermento, è stato sicuramente l’anno dell’eging. In questo periodo si è registrato un calendario stracolmo di eventi, raduni, uscite serali. Una marea di occasioni per divertirsi, per crescere. Il fenomeno, complici gli stake holder, ma anche alcuni candidi privati, ha assunto proporzioni inaspettate e l’entusiasmo è in continua crescita. Qui, più che nel resto d’Italia. Certo, è l’isola che fomenta, riscalda e premia, i più ostinati e a volte i meno avvezzi. Calamari e seppie, questa è la materia dell’eging, coprono un periodo abbastanza esteso, diversi mesi, quattro o cinque addirittura. Un lasso temporale che infuoca le passioni e che fa pensare a un’attività che merita una forma, una struttura, un confronto con l’esterno, un riconoscimento ufficiale. Presto ci saranno nuove esigenze, legate proprio all’aspetto agonistico. Alla naturale evoluzione del movimento e alla soddisfazione personale più alta che chiederanno. Anche la Sardegna vorrà qualche riconoscimento, quale culla dello sport, almeno se riuscirà, prima degli altri, a organizzare un campionato, provinciale, regionale, italiano e perché no, mondiale. I tempi sono maturi e la federazione deve fare attività. Un’occasione per salvare capra e cavoli. Chi vivrà vedrà!
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