Saraghi in Velocità
È una specialità della stagione, una tradizione da rinnovare ogni anno. Stiamo parlando della pesca mirata ai saraghi. In aprile, quando ancora l’anticiclone estivo non si è impossessato di gran parte del Mediterraneo portando una pigra stabilità atmosferica nelle nostre coste, si possono sfruttare le giornate (e nottate) di variabilità che, ancora con buona frequenza, creano le condizioni adatte a questa particolare declinazione del surfcasting. I saraghi sono formidabili nuotatori che si avvicinano alle spiagge quando le imponenti mareggiate smuovono il morbido fondale sabbioso, portando in sospensione piccoli vermi, crostacei e molluschi, alimento principale di questo bellissimo sparide. Sono per fortuna tantissimi gli spot che la nostra isola offre, adatti alla pesca ai saraghi. Le condizioni particolari di questa annata hanno però gratificato maggiormente i pescatori che hanno scelto le lunghe spiagge del nord e tra tutte Badesi e un po’ tutta la costa ovest, con particolari menzioni per Pistis e la parte più meridionale della lunga Piscinas; in questi spot “radio pesca” segnala una densità di catture davvero notevole, con numeri che ricordano l’ormai antica età dell’oro del surfcasting. Per chi si avvicina adesso al surfcasting, la “saragata” rappresenta un’ottima palestra, forse anche un po’ estrema. Si pesca sfruttando il mare grosso, per lo più con vento in faccia e pioggia; insomma, condizioni che forgiano il pescatore, abituandolo al sacrificio. Ma non si tratta di una assurda prova di sopravvivenza, anzi! Tanti sforzi e sacrifici, se ben destinati, regalano uno dei trofei più ambiti, il grosso sarago, quello di oltre un chilo, quello che in gergo spesso è chiamato “dai denti gialli!”.
Canna, paratura, esca
È una pesca dinamica, perché le condizioni del mare richiedono un controllo continuo degli inganni, pena l’inutile sacrificio di tante esche e parature, ridotte in brandelli dall’azione delle onde e della corrente. In più, i saraghi molto spesso cacciano in branco e non rimangono per molto tempo nella stessa area. Arrivano di colpo e spariscono in un lampo; la finestra di pesca può durare anche solo un’ora scarsa. Bisogna quindi rimanere sempre vigili, “in pesca”, e con tante parature pronte, in modo da sfruttare il momento favorevole. La canna più adatta è quella da “vero” surfcasting; un fusto potente, dall’azione di punta, in grado di lanciare zavorre oltre i 200 grammi. Il numero delle canne da lanciare dipende dalla nostra abilità, ma già 3 sono sufficienti a tenerci occupati senza sosta. La paratura classica è quella a due ami: trave da 2 metri, con un bracciolo posizionato in alto e il secondo appena sopra il piombo: fluorocarbon per i finali, con misura e lunghezza che dipendono dalle particolari condizioni del momento. Una configurazione standard prevede braccioli di circa 50 centimetri e misure da 0,23 a 0,30 e oltre. Per essere preparati e veloci è consigliabile avere già pronti almeno altri 3 travi, in modo da sfruttare al massimo il momento di massima frenesia. Tra le tante possibili, tre sono le esche che non devono assolutamente mancare: seppia, gamberone e cannolicchio.
Un attrezzo che si rivela molto utile in queste circostanze è lo stendi trave che permette di avere un arsenale di travi pronti e velocizza di molto le transizioni e cioè il controllo e l’eventuale cambio dell’esca.
La seppia, tra le tre esche è di sicuro la più coriacea, in grado di rimanere catturante anche per più di un’ora. In questo caso, più che il tipo, sarà quindi la “capacità” dell’esca di rimanere in pesca a dettare i tempi di controllo. Per i saraghi la seppia va presentata a strisce non troppo sottili e intera ma solo se disponiamo di piccoli cefalopodi. Un discorso diverso va fatto per gamberoni e cannolicchi. È meglio sempre innescarli bloccandoli alla lenza con del filo elastico. Non hanno però una lunga efficacia in acqua, sono spesso attaccati dalla minutaglia e l’azione del mare grosso le spappola in poco tempo. Quindi il loro controllo ed eventuale ricambio deve essere fatto circa ogni mezz’ora o anche meno. Ma quando saraghi entrano in azione e iniziano ad attaccare le esche con costanza, le due esche morbide si fanno preferire. Un’ultima considerazione: non importa quante canne decidiamo di usare, una deve essere sempre lanciata appena dopo il gradino di risacca, sotto i nostri piedi; sempre! Qui infatti spesso nuotano i big, i denti gialli, i grossi esemplari, furbi e potenti. Lanciare sul gradino significa aumentare di molto la frequenza del controllo dell’esca, ma la fatica è, come ricordavamo prima, quasi sempre ricambiata.
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