Saraghi a Cala Pira
Una piccola spiaggia, prototipo di una classe di spot che possono funzionare sia come scelta di ripiego, se le spiagge limitrofe sono occupate o impraticabili, ma anche come prima scelta. E poi, se c’è scirocco forte, Cala Pira è molto interessante.
Cala Pira d’estate c’è il delirio: ombrelloni e bagnanti ammassati, neanche un me-tro quadrato di sabbia libero e il caos continua anche di notte. Ma d’inverno la cala è deserta, è tutta per noi! Esposta a SSE, Cala Pira è una piccola spiaggia nel comune di Castiadas. Si trova appena fuori dal parco di Villasimius e si raggiunge facilmente percorrendo la provinciale 18 che collega Cala Sinzias a Villasimius. È separata dalla lunga spiaggia di Cala Sinzias da un ampio promontorio, ma la particolarità di questo spot è che Cala Pira funziona bene d’inverno, sia con vento alle spalle che con mare grosso.
Vento alle spalle - Quando il maestrale soffia impetuoso, ci sono molte spiagge del sud est che si prestano a una proficua azione con vento alle spalle. Ma sono quasi tutte esposte, non avendo promontori o colline che le riparino dal vento che solleva la sabbia, rovescia l’ombrellone e il cassone, e ci costringe a pescare con le canne basse, appoggiate sui picchetti. Una situazione scomoda, se non addirittura proibitiva, che toglie piacere alla pesca e spesso porta alla resa. Ma Cala Pira è incastonata tra i monti che da Minni Minni scendono verso il mare, un sicuro riparo che elimina quasi del tutto i fastidi annessi al maestrale. La piccola cala è lunga poco più di 300 metri e in queste condizioni il settore più interessante è quello settentrionale, sotto la torre. Il vento alle spalle aiuta a trovare distanza nel lancio. Bisogna evitare di finire sopra le rocce sommerse alla nostra sinistra, ma sempre rimanendo vicino a queste. Il target sono le numerose occhiate che si spostano dalle rocce verso il centro spiaggia e le mormore che grufolano sul fondo, in un continuo avanti indietro che interessa le nostre canne. Il pascolo delle mormore ci costringe ad una azione con fasi di calma piatta intervallate da brevi periodi nei quali le mangiate si susseguono in velocità. Ogni volta resta da stabilire la giusta distanza di pascolo e visto che a riva e per circa 40 metri l’acqua rimane bassissima, non ha molto senso cercare fortuna nel sotto riva dove si addensano soltanto prede sotto misura. Gli spazi limitati costringono a un’azione con 3, massimo 4 canne. Travi a 3 snodi, con due ami sul fondo e uno “sgallato”, braccioli sottili (0,18) e lunghi (120 cm) e arenicola a volontà.
Vento in faccia - Siamo in inverno, la stagione giusta per dare sfogo alla naturale voglia di surfcasting pesante. A Cala Pira, quando soffia lo scirocco, il mare si gonfia producendo treni di onde schiumose che si formano ben lontano da riva. Gli ultimi metri prima del bagnasciuga si trasformano in un’immensa distesa di schiu-ma uniforme: sono condizioni ottime per cercare la spigola e i grossi saraghi.
Bisogna comunque superare due problemi non da poco, alghe e incagli. Le prime si accumulano molto velocemente nelle prime ore della sciroccata. Vista la direzione del vento, normalmente occupano il settore settentrionale, rendendolo impratica-bile. Ma anche il lato a meridione lo è, con il fondale ricoperto da ciottoli che si muovono in continuazione attorno a saltuarie pietre appena affioranti. Qui è facile (quasi sicuro) incagliare, anche se ci sono degli esperti conoscitori del luogo che usano la tecnica del piombo a perdere, pur di rimanere in pesca in un settore che promette catture molto variegate: saraghi, spigole e grosse orate. Senza dover arrivare a questa configurazione al limite, ci rimane solo il centro spiaggia, uno spazio dove è possibile lanciare un massimo di tre canne. Una strategia vincente, che mi ha consigliato Alberto Cossu, bravissimo e fortissimo surfcaster, è quella di dedicare una canna alla ricerca della spigola e le altre due più indirizzate a saraghi e orate. Il primo inganno, quello per la spigola, può essere preparato con un’esca viva, come un piccolo muggine o un’anguilla. Se riusciamo a trovare un punto, nell’ampia distesa di schiuma che abbiamo descritto prima, dove l’esca viva riesca a nuotare in modo naturale, senza esser risputata dal mare dopo pochi minuti, possiamo continuare con il vivo; altrimenti dovremo ripiegare su una seppia intera, un gamberone o un grosso bibi, da lanciare sempre nella schiuma. Le altre 2 canne le useremo per pescare tra le onde, nella schiuma dove nuotano i grossi saraghi che soltanto durante le mareggiate abbandonano le sicure tane vicino alla scogliera, per avventurarsi a centro spiaggia in cerca di cibo in sospensione. Le condizioni del mare, la presenza di alghe e di forte corrente, consigliano parature a un amo singolo o al più 2, con braccioli corti (massimo 50 cm), in fluorocarbon dello 0,25 o anche superiore. Come esca, una delle migliori si è dimostrata la seppia, presentata a lunghe strisce, innescate su ami del 4 o del 6. Non resta che munirsi di pazienza e determinazione, necessarie per superare le avversità tipiche di una notte invernale con vento in faccia, probabile pioggia, alghe, ma anche grandi emozioni sempre dietro l’angolo.
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