Saragando
Dopo le fatiche del Big Fish che ci hanno visto nella difficile duplice veste di organizzatori e concorrenti, finalmente con Stefano Ghiani abbiamo potuto sfruttare la vera prima scaduta di maestrale di questo autunno. Settembre, ottobre e novembre, da sempre offrono molte possibili chance, grazie alle prime mareggiate che smuovono il fondale sabbioso e spingono i pesci ad alimentarsi con più frequenza. In particolare, questi sono i mesi adatti per cercare tra le onde qualche bel sarago e orate di grande taglia. Insomma, dopo l’indigestione di serra pescati durante tutto l’arco dell’estate, non guasta cambiare tecnica, usare travi e parature più “raffinate” e sperare di pescare qualcos’altro… Studiando le previsioni meteo con Stefano abbiamo scelto di sondare tutta la costa oristanese nel tentativo di trovare lo spot vincente. Il nostro giro di perlustrazione ci ha portato a scartare diverse spiagge, altre volte interessanti ma non praticabili con le condizioni del momento. In particolare, la forte mareggiata aveva “chiuso” molti spot riempiendoli di alghe. Alla fine abbiamo trovato un punto adatto, con belle onde, un po’ di corrente e non troppe alghe.
Senza opporre resistenza
Come esche, avevamo con noi un campionario completo tra cui spiccavano cannolicchi, seppia e gamberi, con l’aggiunta di alcuni grossi bibi. Canne in acqua, finalmente si inizia! Quando ancora non era del tutto tramontato il sole, sono arrivate le prime mangiate. Osservando la mia canna più lontana ho notato che era dritta, spiombata. Ho subito fatto mente locale: su quella canna avevo innescato strisce di seppia. “Se c’è pesce – mi sono detto – deve essere interessante!”. Mi sono avvicinato e dai movimenti del cimino ho capito che il pesche c’era… Ho preso la canna in mano e ho iniziato il recupero, stando attento a non forzare; l’esperienza di tante pescate fortunate e di altrettante meno, mi ha insegnato che se si tratta di un pesce grosso, meglio che si stanchi quando è ancora lontano da riva. In più lo spot che avevamo scelto presenta un fondale basso già a venti, trenta metri da riva e quindi le ultime fasi del recupero sono sempre molto delicate.
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