Unico pesce di una famiglia, il sampietro è una rarità. Nel senso che è molto particolare e non si confonde con gli altri pesci. Non è molto combattivo ma a tavola non lo batte nessuno, e sta diventando sempre più frequente, nei carnieri a slowj.
Ormai non ci sono più confini per le specie che si riesce a catturare con le tecniche di pesca verticali e infatti, questo mese, proseguendo la disamina sulla specie intercettabili con lo slow jigging, focalizziamo l’attenzione su un pesce particolarissimo per la sua estetica, ma da considerare preda collaterale, anche se negli anni è sempre più presente tra le catture dello slow jigging: il sampietro (Zeus faber). O sanpietro, oppure San Pietro, come si legge da più parti. Noi di MP, per uniformità di scrittura, adottiamo la prima soluzione, la più vicina alla grammatica e alla fonetica, così come la più lontana dal celestiale accostamento. Ma torniamo per terra, anzi, se vogliamo iniziare a pescare questo curiosissimo mostro… per mare.
Dove - Il sampietro, già di suo è abbastanza strano e infatti, è l’unica specie del suo genere; ma è strano anche in confronto ai suoi consimili che abboccano alle nostre insidie. Vive su fondali di sabbia e fango, ma non esclusivamente; spazia, infatti, anche sulla posidonia e sul grotto, comunque dai 40-50 metri ai 200 di profondità e non sempre staziona sul fondo. Si nutre di piccoli pesci e in alcuni casi di cefalopodi e crostacei. È un animale solitario, non è un grande nuotatore e si muove svogliatamente, salvo scattare per brevissimi tratti quando, in caccia, tenta di allungare la bocca sulla preda. Gli agguati, spesso partono per lo più dal fondo, dove si nasconde, coperto di sabbia o semplicemente mimetizzato con l’ambiente. In teoria, ma vista la sua crescente presenza, anche in pratica, nella sua stranezza ben si adatta allo slowj (slow jigging), così che il nostro “movimento lento”, riesce spessissimo a farlo mangiare. Ho sempre trovato gli esemplari più grandi dai 100 m in giù, fino anche e oltre i 200, su pianori di fango e sabbia o, ancor più spesso, in prossimità di cambi batimetrici, sul fondo e anche diversi metri più in alto.
Attrezzatura - Il sampietro è un pesce che fa del primo attacco l’unica vera botta, dopodiché diventa un peso morto fino alla fine del combattimento. In pochi casi tenta la fuga con timide partenze ma, una volta allamato, la lotta risulta quasi inesistente. Se nella prima fase, spesso ci trae in inganno, facendoci pensare a una cernia, segue la consapevolezza e la mancata adrenalina per l’assenza di tira e molla. Poi apre le fauci e diventa abbastanza pesante, come il cappone, e allora sopraggiunge l’ansia, perché in un caso o nell’altro, dall’altro capo del filo c’è un pesce tra i più buoni in assoluto, comunque un trofeo che è sempre piacevole portare a casa e soprattutto in tavola, vista la prelibatezza delle sue carni. L’attrezzatura light è sufficiente, auspicabile. Un filo trecciato per la bobina con pe 1,5-2 e terminale da 0,47-0,50 mm, sono abbondanti, in termini di recupero, del resto c’è sempre la possibilità di incocciare qualcosa di più serio e impegnativo. In ogni caso ciò che fa la differenza è sempre la scelta che permette di stare perfettamente in verticale e tagliare perfettamente le tante correnti, soprattutto ad alte quote. Gli ami che prediligo e con i quali porto a termine le catture sono del 2/0-3/0-4/0. I jig colorati, glow in particolare, sembrano i più validi, soprattutto in profondità, compatibilmente al pesce foraggio a cui sempre bisogna fare riferimento.
Sapevi che… - Il sampietro ha una forma insolita, molto particolare, più o meno ovale, o romboidale. Il corpo è alto, molto compresso lateralmente, col peduncolo caudale tanto lungo quanto largo. La testa è protetta da una “corazza” rigida e irta, mentre il profilo è rettilineo o leggermente convesso. Presenta spine in varie parti del corpo: sopra e dietro gli occhi, sul margine preopercolare, sulla nuca, sopra la pettorale, sulla parte superiore dell’apertura branchiale. La bocca, protrattile, è inclinata di circa 45°. Il tutto è di colore grigio-verde-giallastro. La pinna dorsale è composta da 9-11 spine particolarmente sviluppate, con appendici filamentose molto allungate nei soggetti giovani. Una seconda pinna, contigua, con numerosi raggi molli (circa 25) termina al peduncolo caudale, simile e speculare a quella ventrale. Entrambe, alla base, presentano piccole placche ossee munite di robuste spine. La pinna anale è composta di 4 spine robuste. Sviluppate le pinne pettorali. Sui fianchi, nei due lati, è evidente una macchia scura circolare, bordata di grigio abbastanza chiaro. Raggiunge al massimo della crescita gli 8 chili di peso. Si dice, nonostante qualche evidente incongruenza cronologica, che dalla bocca di questo pesce l’apostolo Pietro ritirò l’obolo necessario per pagare il tributo a Cesare, e che le macchie presenti sui fianchi ricorderebbero tale moneta, o rappresenterebbero le impronte delle dita dell’apostolo là dove l’aveva tenuto stretto.
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