Rotante & Acid
Nonostante la grande diffusione del bolentino, quello tradizionale, tra i 30 e i 60 metri, in tutti i mari d’Italia, lo sviluppo e le innovazioni tecniche, in questa disciplina, da 20 anni a questa parte sono veramente limitate.
Trecciato e fluorocarbon
Diciamo che il multifibra, il trecciato di cui oggi si fa uso su larga scala in moltissime tecniche di pesca, è stata l’innovazione più importante e non a caso. Infatti, il grande pregio di questo filo, che sostituisce il nylon nella bobina del mulinello, è il diametro ridotto in rapporto al carico di rottura. Ciò significa che l’attrito in acqua è minore e, oltre a andar giù più velocemente, è meno sensibile alle correnti. Quindi, visto che il multifibra è rigido, anelastico, risulta molto più sensibile favorendo la trasmissione delle tocche al cimino della canna. Rispetto al nylon è tutto un altro modo di pescare. Per contro, scolorisce e in caso di grovigli è più difficile venire a capo degli eventuali nodi. Parallelamente al trecciato e questa volta siamo alla paratura, il filo dei braccioli, fino a ieri di nylon, è stato sostituito dal fluorocarbon. Anche questo risulta anelastico, più rigido del nylon, ma soprattutto invisibile alla vista per la diversa rifrazione della luce. In molti però sostengono, e io sono tra questi, che il vantaggio principale del fluorocarbon, limitatamente al bolentino costiero, sia determinato dalla rigidità che, in pratica, contrasta la tendenza del bracciolo ad avvitarsi su se stesso, in calata e in risalita, ma anche in combattimento, a causa dell’irregolarità dell’esca. Purtroppo i vari snodi di collegamento al trave non sono ancora capaci di scaricare completamente queste forze e il risultato, in alcuni casi più, in altri meno, è una fastidiosa treccina che alla fine, anche dopo il ripristino della regolarità lineare, indebolisce il filo nelle sue caratteristiche meccaniche. Un punto a sfavore del fluorocarbon è il nodo. Essendo rigido non si “fonde” in chiusura e quindi risulta meno resistente del nylon tradizionale.
“Dal Giappone suggeriscono, per certe specialità in verticale, il mulinello a tamburo rotante, per altro già in uso nella traina e nel tataki e quindi abbastanza familiare per chi pesca in barca”.
Circle hook
L’adozione di ami circle inizialmente in uso nella pesca al tonno e poi nella traina e infine nel bolentino di profondità è anche questo un fattore di sviluppo. Purtroppo per via di certe limitazioni delle esche e per buona parte delle prede l’amo circle non si è ancora diffuso al di fuori della cerchia di e-sperti che riescono a ottenere il meglio con prede importanti come paraghi, orate e tanute, ad esempio.
Canna e mulinello
Se ci guardiamo intorno, tra le tecniche di pesca più moderne, non è difficile intuire che qualcosa, anche nel bolentino, sta per succedere. Ad esempio il mulinello. Dal Giappone suggeriscono, per certe specialità in verticale, il mulinello a tamburo rotante, per altro già in uso nella traina e nel tataki e quindi abbastanza familiare per chi pesca in barca. Bannato fino ad oggi per la scarsa velocità di recupero, diventa finalmente appetibile, anche nel bolentino costiero, per quel “gear ratio” di 1:7 che demolisce la presunta lentezza del rotante. E qui, finalmente, al pari del dyneema trecciato, si apre un nuo-vo mondo. Infatti l’architettura del rotante gioca a favore del filo, consentendo l’uso di diametri ancora più sottili. Il tutto gestito da una frizione estremamente precisa, grazie al fatto che il filo agisce direttamene sulla bobina e non attraverso un rullino guidafilo come avviene nel fisso. Interrompendo la direzione del trecciato con un angolo di 90 gradi, si generano infatti, dannose torsioni. Giunti finalmente all’optimum e mutuando un’abitudine ormai consolidata nella traina, anche la canna si converte al multiplier, quindi con l’anellatura acid. Ciò, in definitiva, ridisegna l’assetto di pesca sposato fino ad oggi, e propone un nuovo paradigma di grande impatto e stimolo per il mondo sportivo.
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