Rosso Cappone
La primavera risveglia gli appetiti ed è per questo che in mare, a pesca, possiamo giocare qualche carta in più. Possiamo calare le esche e stare sicuri che qualcosa abboccherà. Ma la mezza stagione non è foriera solo di quantità. Infatti, tra le tante specie che si accompagnano col primo sole ce n’è una particolarmente apprezzata, soprattutto in cucina. Il riferimento, naturalmente, è per lo scorfano rosso o cap- pone (Scorpaena scrofa Linnaeus, 1758). Si tratta di un animale dalle carni sode e saporite, ottimo e irrinunciabile ingrediente per le più succulente e profumate zuppe di pesce. Vive sui fondali classici del bolentino costiero, dai 20 ai 100 metri di profondità o anche più giù. Sempre in solitudine, rasente al fondo, in attesa che qualche branchia sprovveduta le sfiori il muso così da farsi ghermire. Di norma risulta una cattura quasi inaspettata ma in questo periodo è facile allamarne diversi, sempreché si azzecchi il posto. E qui c’è poco da girarci intorno, roccia su fango è lo scenario ideale. Della stessa famiglia sono lo scorfano nero e quello di fondale, entrambi più modesti come volumi. Ma torniamo al rosso, con l’intento, più o meno palese, di organizzare un’uscita a lui dedicata. Lo scoglio da superare, a meno delle sempre più rare fortunate occasioni, è il carattere solitario di questo pesce. Un’esca, se dedicata a un solo esemplare, rischia di passare inosservata, cosa meno probabile se diversi pesci sono coinvolti. Ecco che la pastura e il brumeggio ci vengono in aiuto. Ed è una grossa mano, visto che una delle esche più produttive nella pesca allo scorfano è proprio la sardina, ossia l’elemento base di quasi tutte le pasture usate in mare.
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