Rivoluzione di Gomma

È già da qualche anno che a fronte di un quasi totale abbandono del vertical pesante si sono sviluppate tecniche meno invasive fisicamente, più semplici da praticare e altrettanto redditizie, tra queste l'uso dei siliconi sta letteralmente spopolando tra gli amanti della pesca in verticale.

Quando il vertical jigging entrò prepotentemente tra le tecniche mediterranee sembrò che la pesca dalla barca venisse letteralmente rivoluzionata. Cambiarono nodi, materiali, attrezzature, modo di pescare e tecniche di ricerca del pesce. Per molti fu una vera e propria manna consentendo anche a chi non fosse padrone della traina col vivo di catturare predatori nobili come dentici, pagri, cernie e soprattutto ricciole. Poi improvvisamente la novità sembrò perdere di efficacia e tutto il mondo creato intorno al vertical crollò come un castello di carta. Contestualmente iniziarono a prendere piede tecniche più leggere come l'inchiku, lo slow pitch ed il kabura, ma i risultati si limitarono soltanto ad alcune tra le prede accessibili con il vertical pesante. Nonostante tutto i pochi che continuano stoici nel praticare il vertical pesante hanno ancora ottimi risultati, soprattutto quando alcune specie di predatori sembrano ignorare le esche vive. La pesca in verticale però continua ad evolversi a da pochi anni sono comparse delle esche in silicone che hanno dato nuova linfa a questa tecnica, facendo ottenere risultati inaspettati.

I grandi predatori sono spesso guidati da una spiccata curiosità. Forse anche per questo ogni volta che si prova una nuova tecnica verticale i l risultato è sempre eclatante.

Memoria genetica - Il discorso scientifico sulla memoria genetica dei pesci sarebbe bene fosse trattato da esperti in materia, noi però possiamo analizzare le esperienze sul campo, che in decenni di pratica possono sicuramente darci delle informazioni molto importanti. Per chi pesca da tanti anni non è certo una novità che i pesci in una determinata area si abituino ad alcuni segnali che possono rappresentare un potenziale pericolo. Non parliamo di pesci stanziali o della stessa generazione, ma di pesci che si muovono e di generazioni differenti. Anche a distanza di anni infatti abbiamo notato che alcune specie vengano allarmate dal rumore del motore, oppure che improvvisamente ignorano alcune esche o alcune tecniche. Tutto questo ci fa pensare che le esperienze negative avute da alcuni esemplari vengano in qualche modo trasmesse anche agli altri. Al contrario sembrerebbe che le novità li incuriosiscano: lo notiamo con gli artificiali nuovi con colori mai visti, oppure con tecniche innovative. Così fu per il vertical jigging e così è per la nuova frontiera apertasi da poco con le esche siliconiche in verticale. 

Morbide e sinuose - Le esche siliconiche nascono per lo spinning, da prima in acque interne poi in mare. Si tratta per lo più di vermi e vermoni appesantiti con teste piombate. Già durante il periodo d’oro del vertical pesante erano apparsi degli artificiali con lunghe code in silicone, ma la nuova frontiera doveva ancora essere aperta. Alcuni pionieri della pesca in verticale hanno pensato, qualche anno fa, di calare delle esche siliconiche a considerevole profondità, modificate appesantendole con grandi teste piombate e recuperarle in verticale per stimolare l’aggressività di alcuni predatori di fondo. I risultati non si sono fatti aspettare e in breve tempo queste esche sono entrate a far parte del bagaglio di molti altri pescatori. Si tratta di pesciolini in silicone applicati ad una testa piombata pesante, armati con assist e/o ami interni che lavorano in maniera diametralmente opposta alle esche da vertical tradizionali. All’inizio erano grandi esche da spinning modificate e adattate, poi sono state create vere e proprie esche siliconiche ideate espressamente per il vertical in mare.

Per lo più si trattava di vermoni e pesciolini con coda scodinzolante. Sulla scia del successo ottenuto con i siliconi a forma di pesciolino, dalla Spagna ci è arrivata un’altra chicca che sta letteralmente spopolando. Si tratta di calamari in silicone con testa piombata che anziché attirare i predatori con lo scodinzolo della coda, sfruttano il movimento delle alette sul mantello e la vibrazione dei tentacoli. Queste esche, testate prima nello stretto di Gibilterra e poi nelle nostre acque, hanno letteralmente rilanciato la pesca verticale, forti del fatto che anch’esse non devono essere recuperate a strattoni, bensì con un fluido e lento avvolgimento della lenza in bobina. Mentre per pesciolini e vermoni il movimento durante il recupero viene dato dal corpo che si muove sinuoso, per i cefalopodi il motivo di attrazione viene ottenuto dalle vibrazioni delle ali del mantello e dai tentacoli. Anche se un profano queste esche possono sembrare delle brutte imitazioni, nella pesca pratica sono risultate eccezionalmente catturanti, soprattutto se si sa dove calarle e si apprende il movimento di recupero.

L'autore con un grosso dentice vittima di un verdone in silicone a oltre 70 m di profondità.

Recupero slow - Uno dei fattori che ha fatto abbandonare il vertical pesante a ran parte dei pescatori è il notevole impegno fisico che questa tecnica impone dovendo recuperare pesanti esche metalliche con energici strattoni. Anche coloro fisicamente allenati, dopo un po’ di tempo hanno iniziato ad accusare problemi alle spalle e ai gomiti. Mentre le esche metalliche per essere animate devono essere strattonate durante il recupero, i pesciolini e i cefalopodi siliconici vengono recuperati a velocità costante, avendo la coda o i tentacoli che si muovono. Al contrario del vertical pesante che impone un notevole sforzo fisico per rendere l’esca metallica verosimilmente simile ad una preda, queste esche siliconiche vanno calate e recuperate per qualche metro sfruttando soltanto il recupero del mulinello, senza necessità di strattoni. 

Le prede - Come il vertical pesante, anche questa “variante siliconica” interessa un vasto panorama di piccoli, medi e grandi predatori. Dentici e cernie sono le prede più abituali, ma anche corazzieri e ricciole non disdegnano affatto il silicone. Con queste esche sono stati catturati anche palamite, alletterati, pagri, scorfani, grandi pagelli e perfino orate. Basandoci su quanto detto, in relazione alla novità da proporre ai pesci, questa aprirà ancora nuove frontiere.