Rivoluzione al silicone
Abbiamo sottolineato tante volte quanto le nuove tecniche, quali jigging, kabura, e l’ultimo in ordine di arrivo inchiku, ci abbiano aperto nuovi orizzonti nell’uso di esche artificiali e di conseguenza nelle possibilità di pesca. Sembra che tutte le specie marine, più o meno, vengano attratte dai movimenti e dai colori di questi prodotti innovativi, la cui ricerca e sviluppo oggi è spinta la massimo. Ai pescatori più esperti però, non sarà passato inosservato che alcune di queste esche vengono utilizzate da anni nella pesca in acque dolci. Testine piombate (jig head) tonde, piatte, a forma di proiettile, a piramide ed altre decine di forme, bucktails, streamer e cucchiaini ondulanti da trota, vengono ora utilizzati per stuzzicare l’appetito e l’aggressività dei predatori delle acque salate. Lo spinning, le tecniche del bass fishing e i jig americani (teste piombate con amo incorporato), sono da anni in uso comune a milioni di pescatori in tutto il mondo, soprattutto nelle acque dolci. Rivisitando artificiali già in uso, i tecnici giapponesi, a cui dobbiamo essere grati infinitamente, hanno sviluppato dei nuovi metodi di pesca per le acque salate, utilizzando le stesse esche sperimentate nei fiumi e nei laghi. L’ultima diavoleria del settore riguarda le modifiche dell’uso dei jig con l’aggiunta di siliconi. Si tratta di utilizzare i nostri vecchi ferri, anche acciaccati e mancanti di colore, ed usarli come peso attaccato ad un’asta curva inox. Alla sua estremità collegheremo uno spezzone di fluoro carbon con un silicone galleggiante, un metro e mezzo, che fluttuerà staccato dal fondo (continua).
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