Rattopesca o Superficie?

Rattopesca o Superficie?

Ormai il bel tempo è arrivato, giugno e luglio con le loro temperature decisamente calde, mettono in movimento i pesci che si scrollano di dosso l’apatia e la diffidenza che li avevano accompagnati per tutto il periodo invernale e che in parte si erano trascinati anche in primavera. Questo è proprio il giusto periodo per insidiare gli esemplari più grossi, lasciando perdere tutte le accortezze e finezze che siamo stati costretti ad inventarci nel periodi meno caldi dell’anno per poter vedere qualche mangiata da parte dei nostri amici pinnuti. Possiamo tranquillamente tirare fuori l’artiglieria pesante perché i pesci iniziano una competizione alimentare dove chi arriva prima mangia e si sa molto spesso il più grosso e prepotente riesce ad avere la meglio sugli altri, o perlomeno per le carpe è così. Per la “caccia grossa” possiamo intraprendere due strade e la prima è quella di pescare a 13 metri cercando, durante la nostra azione di pesca di far salire il pesce a cibarsi il più possibile in superficie. La seconda è quella di andare a cercare i pesci più vicini alla sponda, quindi accorciando decisamente  il raggio d’azione della lenza da 13 metri a 4 - 5 metri ed in alcuni casi addirittura a 1 - 2 metri da riva. Quest’ultima soluzione è conosciuta come “rattopesca”.

La pesca a galla
Con questa tecnica si inizia pescando sul fondo e poi si cerca con la pasturazione di far salire il pesce in superficie sfruttando proprio la prepotenza delle carpe di taglia maggiore.

La canna
Per quanto riguarda la scelta della canna dobbiamo obbligatoriamente orientarci su attrezzi robusti perché l’incontro con pesci di svariati chili è abbastanza frequente in questo periodo dell’anno. Se la roubasienne non ha il vettone (vettino e secondo pezzo in un pezzo unico) ricordiamoci di eliminare il vettino, primo per evitare rotture della canna e secondo perché avremo bisogno di un foro di uscita piuttosto grande dato che utilizzeremo elastici di grosso diametro.

Elastici
L’elastico svolge un ruolo fondamentale quando si tratta di pescare grossi pesci e la sua integrità è alla base del nostro successo, quindi è buona norma controllarne lo stato verificando che non ci siano segni di usura, individuabili dalla presenza di crepe e spellature, prima di ogni battuta di pesca. I diametri iniziano a farsi importanti e come sempre ci troviamo di fronte ad un bivio, elastico pieno o cavo? Se optiamo per il pieno allora il range va da 1,8 a 2,2 millimetri. Se ci buttiamo sulla scelta del cavo i diametri sono compresi tra 2,5 e 3,5 millimetri.

L'autore con una carpa
pescata con la sua inseparabile
roubasienne.



I kit
Poiché l’azione di pesca si svolgerà a diverse profondità sarà necessario preparare tre punte con montature diverse sia come grammatura che come distribuzione geometrica dei pallini. Il primo kit sarà realizzato per pescare sul fondo con galleggiante a filo interno da 0,75 grammi, tre pallini distanti 10 centimetri l’uno dall’altro con il primo a ridosso dell’asola del finale e con il bulk di taratura a 30 centimetri dall’ultimo. Il secondo kit lo utilizzeremo per pescare a mezz’acqua con galleggiante da 0,50 grammi a filo interno con la distanza dei pallini decrescente verso il galleggiante per poter vedere le mangiate, come dicono gli inglesi, "on the drop" ovvero in calata. Il terzo kit da usare per pescare a galla dovrà avere un galleggiante con poca portata, nell’ordine dei 0,20 grammi, con solo un bulk a 50 centimetri dall’amo e quest’ultimo a 20 centimetri dal galleggiante. Per i primi due kit il diametro del finale deve essere intorno allo 0,16 mentre nel kit per la pesca a galla possiamo azzardare un filo diretto dello 0,20. Gli ami di misura 12/14 devono essere robusti, quindi a filo grosso con il gambo sufficientemente  largo per poter eventualmente innescare bene uno o due chicchi di mais. Quando si pesca in questa maniera, è consigliabile usare ami senza ardiglione, che salvaguardano l’apparato boccale del pesce e ci permettono una slamatura più veloce. Se non si riescono a trovare in commercio quelli già senza l’ardiglione (barbless) è sufficiente schiacciarlo con una pinzetta, operazione semplice e veloce.

Esche ed azione di pesca
Mais naturale o aromatizzato, bigattini e pellets sono le esche che più si prestano all’azione di pesca e alla pasturazione particolare che andremo ad effettuare. Il trucco per far sì che questa tecnica vada a buon fine, risiede tutto nella pasturazione. Una volta che abbiamo sondato perfettamente il fondo andiamo a rovesciare due coppette delle nostre esche con il cupping kit e dopo aver fatto entrare la lenza in pesca incominciamo a pasturare con la fionda lanciando mais, bigattini o pellets, dipende dai gusti e dalle abitudini dei pesci presenti nel nostro spot. Quando le esche arrivano sul fondo, inizia una competizione alimentare tra i pesci che per ora sono un po’ di tutte le taglie, ma ben presto si trasformerà in frenesia che porterà i pesci a non aspettare più l’arrivo delle esche sul fondo, ma li farà salire incontro alle esche fiondate in acqua. Di questo comportamento potremo accorgercene quando vedremo delle mangiate "on the drop", ovvero quando il galleggiane non è ancora entrato in pesca e questa situazione segna il momento giusto per mettere da parte il primo kit ed iniziare ad usare il secondo per la pesca a mezz’acqua. Pescando a mezz’acqua dobbiamo continuare a pasturare, diminuendo però la quantità delle esche nel fondello della fionda e aumentando la frequenza di lancio. Questa variante farà salire a galla definitivamente le carpe più prepotenti e grosse che ormai sono in guerra per cercare di accaparrarsi le poche esche fiondate in acqua. Quando si vedranno le pinne dorsali delle carpe che fuoriescono dall’acqua e noteremo le mangiate appena l’esca tocca l’acqua, sarà il momento di impiegare il terzo kit, quello per la pesca a galla. Tenendo la canna schiacciata sulla gamba dall’avambraccio e la mano, bisogna cercare di lasciare liberi il pollice e l’indice per poter afferrare il fondello della fionda, poi con l’altra mano si vanno a mettere all’interno 6-7 pezzi dell’esca che stiamo usando e portando il telaio della fionda in avanti si lascia andare il fondello così da poter pasturare ed essere pronti a ferrare alzando semplicemente il piede.

Da sinistra: l’elastico cavo sfianca la preda
che inesorabilmente viene a galla
a portata di guadino.
Lo slamatore restituisce la libertà alla carpa.



La rattopesca
La rattopesca è un tipo di pesca che nel resto dell’Italia si effettua per lo più nei carpodromi che abbondano di carpe pesantemente abituate alla presenza di pescatori lungo le sponde. In Sardegna invece la si può praticare in quelle cave non troppo grandi e in fiumi o canali, con una abbondante presenza di carpe, dove la portata dell’acqua non è mai esagerata e dove la concentrazione dei pescatori è elevata per quasi tutto l’anno. Lo spot, deve essere battuto quasi tutto l’anno, così che i pesci non siano troppo spaventati dalla presenza dell’uomo da arrivare addirittura a cibarsi delle esche che accidentalmente cadono in acqua vicino alle sponde. Come la pesca a galla anche la rattopesca sfrutta al meglio la frenesia alimentare delle carpe e ci permette anch’essa di selezionare la taglia delle nostre prede.

Le canne
I pescatori che in estate praticano questa pesca negli ultimi anni sono in aumento tant’è che le case costruttrici hanno iniziato la produzione di attrezzi dedicati alla rattopesca denominati “spondine”. Sono attrezzi estremamente economici, ed altro non sono che corte e robuste canne fisse in fibra di vetro, di lunghezza compresa tra i 2 e i 4 metri, al cui interno si monta l’elastico esattamente come nella roubasienne. Personalmente preferisco usare i pezzi della roubasienne che mi servono e poi tengo a portata di mano il resto della lunga francese così posso innestare pezzi aggiuntivi nel caso in cui abbocchi un grosso pesce così da poterlo lavorare in sicurezza ma soprattutto ho la possibilità di spostarlo dalla zona pasturata senza far scappare gli altri pesci.

Montature
Tutto all’insegna della robustezza e della velocità per cercare di portare il pesce al guadino nel minor tempo possibile, quindi elastici pieni da 2 millimetri in su, galleggiane a filo interno da 0,20 grammi, zavorrato con un solo bulk a metà tra galleggiante e amo e un pallino a 20 centimetri dall'amo, filo diretto dello 0,20-0,22 con ami sempre a filo grosso e gambo largo nelle misure del 12-14 se decidiamo di usare mais e pellet, mentre nel caso in cui decidessimo di innescare un bel fiocco di bigattini o ancora meglio un bel ciuffo di 4 o 5 lombrichi, allora le misure salgono fino a 6-8.

Esche ed azione di pesca
Tutti i tipi di mais, bigattini, pellets e lombrichi sono le esche principalmente usate nella rattopesca, sono esche robuste che resistono bene anche a diverse ferrate a vuoto che spesso con questa tecnica capitano. Ovviamente usando il lombrico, vista la sua vivacità e tendenza al contorcersi è impensabile adoperare ami senza ardiglione, altrimenti si libererebbe dell’amo in un istante. Indipendentemente dalla distanza di pesca dalla sponda, che siano quattro metri o uno, dobbiamo sondare alla perfezione così da pescare inizialmente a filo fondo, cioè con l’esca a sfiorare. Poi come per la pesca a galla, durante l’evolversi della pescata ci adatteremo portando l’insidia nei diversi strati di profondità per poi arrivare praticamente a galla. Durante l’azione di pesca è necessario pasturare sempre sopra il galleggiante, in maniera frequente e poco abbondante sollevando l‘esca e facendola scendere insieme alla pastura. Quando si pastura è utile che le esche facciano parecchio rumore quando arrivano a contatto con l’acqua. Rimarrete sorpresi da quanto le carpe siano attirate da questi tonfi in acqua, se poi fate fare un bel tuffo anche all’amo con un bel ciuffo di lombrichi o bigattini, vedrete scatenarsi le carpe, che in piena frenesia alimentare cercheranno di arrivare per prime sul tanto atteso e conteso boccone. Pescando con le spondine, vista la robustezza delle attrezzature impiegate, possiamo permetterci una volta allamato, di forzare il pesce, così da portarlo velocemente a guadino senza che abbia il tempo sia di sprigionare tutta la sua forza, che di spaventare gli altri pesci arrivati sottosponda in pastura.

Conclusioni
Sia che peschiamo a galla a 13 metri da riva o più vicino con la rattopesca, dobbiamo sapere che con entrambe le tecniche si catturano tranquillamente esemplari di 4-5 chili. Mettiamo il caso che in tre ore di pesca prendiamo 20-25 pesci (e mi sto tenendo basso), il conto è presto fatto ovvero si fanno spesso e volentieri i 100 chili di pesce. Quindi consiglio per salvaguardare le prede, se non siamo in gara, di non utilizzare la nassa per contenere tutti i pesci, che finirebbero per ferirsi con conseguenze anche gravi, ad esempio infezioni che li porterebbero sicuramente alla morte (nelle gare in carpodromo per ovviare a questo problema si usano anche 2 nasse per evitare l’affollamento delle carpe in una sola). Se dovete fare delle foto, tenete gli esemplari migliori e gli altri liberateli subito e attenzione alla slamatura , operazione velocissima se usiamo gli ami senza ardiglione, ma se usiamo gli ami normali, adoperiamo lo slamatore.