Rabeca dalle Rocce
di Andrea Piras
Ormai da parecchio tempo, insieme all’amico Stefano Meloni, ci dedichiamo ad una tipologia di pesca che in Sardegna non è molto diffusa e che invece è praticata abitualmente in Portogallo. I lusitani, infatti, la praticano dalle alte scogliere che si affacciano sull’Oceano Atlantico, con risultati spesso strabilianti. La sua diffusione nel Mediterraneo è stata sempre confinata a sporadici tentativi, ma ormai è universalmente conosciuta come “pesca portoghese”. Nell’Oceano come nel Mediterraneo, il target di questa tecnica è il sarago. La possibilità di pescare dalle alte scogliere della costa ovest dell’isola, spesso spazzate dal forte Maestrale, hanno fatto intravvedere, a me e Stefano, già da alcuni an-ni, le grosse potenzialità di questa te- cnica, soprattutto nella ricerca dei grossi saraghi nella schiuma.
La rabeca
La pesca portoghese è una variante del più generico rock fishing. Si pratica, come già anticipato, dalle alte scogliere e con il mare mosso o in scaduta; comunque, per ottenere ottimi risultati c’è bisogno di schiuma. La portoghese richiede molta attenzione e resistenza fisica, perchè per raggiungere i migliori spot di pesca bisogna mettere in conto lunghe camminate, in sentieri appena tracciati. Non di rado facciamo an-che uso di chiodi e funi, in perfetto stile alpino. Quindi, per evitare di esporsi a pericoli inutili, bisogna sempre mantenere la massima concentrazione. Si pe-sca in verticale e visto che le prede pos- sono superare ampiamente il chilo di peso, c’è bisogno di un’attrezzatura specifica. In particolare, si utilizza la “rabeca”, lo strumento che più di tutti contraddistingue questa tecnica. La rabeca è uno speciale guadino, a maglie molto grosse. Il suo nome deriva dalla somiglianza, nella forma, con l’antico strumento ad arco detto ribeca (o anche rebecca…). Ha una forma conica, simile a una nassa. Questo particolare guadino si infila nella lenza madre che esce dalla punta della canna. La rabeca ha due aperture, una stretta che permette il passaggio della sola lenza e una molto ampia. Quando il pesce abbocca, si cala la rabeca con la parte larga rivolta verso il basso e quindi verso la preda. Appena l’attrezzo raggiunge il pesce si tira un cordino fissato in modo tale che la rabeca si ribalti con dentro il grosso sarago. In questo modo si effettua la delicata fase finale della cattura da una posizione rialzata, lontano dalle onde e quindi evitando di essere accidentalmente scaraventati tra le rocce. A questo punto, utilizzando il cordino, si solleva di peso la nassa con dentro la preda. Il peso del pesce e della rabeca è completamente trasferito alla corda (e alle nostre braccia…) e quindi non si rischia di rompere la lenza o addirittura la canna. Con Stefano abbiamo costruito rabeche sempre più perfezionate e di diverse misure. Comunque, per gestire tutta l’attrezzatura in modo veloce e soprattutto sicuro, abbiamo constatato che bisogna essere sempre in due.
Canne e mulinelli
È una tecnica che richiede maestria e che, per dare risultati in Sardegna, ci obbliga a lunghi spostamenti a piedi. In più, come abbiamo detto, ogni cattura va gestita in coppia. Quindi con noi portiamo solo lo stretto indispensabile. Personalmente credo che sia sufficiente usare una sola canna. Telescopica, per ridurre al minimo l’ingombro durante il trekking. Scegliamo un modello che abbia una potenza molto elevata. In commercio si trovano canne con lunghezza di circa 4 metri e carico anche di 300 grammi. Sono canne nate proprio per la pesca in scogliera nell’O-ceano e quindi ottime per i nostri scopi. Alcuni modelli, a detta delle ditte costruttrici, sono in grado di sollevare di peso 5 chili. Quindi stiamo parlando di attrezzi molto potenti. Il mulinello deve avere una bobina con una buona capienza, sufficiente da ospitare abbastanza lenza per pescare tranquilla- mente da postazioni anche a 50 metri dal livello del mare. La frizione deve essere precisa, ma ricordiamo che non sarà necessario chiedere a questa uno sforzo massimo poiché il sollevamento della preda si fa a braccia.
“I punti migliori spesso sono difficili da raggiungere e la postazione puù essere anche a decine de metri sopra il livello del mare. Quindi bisogna rimanere sempre attenti e prudenti”.
La paratura
Nella pesca portoghese non occorrono piombi pesanti, in quanto si pesca totalmente in verticale. In più, le condizioni migliori si hanno in scaduta, quando ormai il vento è quasi assente. In alcuni casi abbiamo provato a pescare utilizzando un grosso galleggiante, ma in questo modo il sistema è meno gestibile. Come montatura utilizziamo quello che nel surfcasting è chiamato short rovesciato. La dimensione dell’amo varia a seconda dell’esca, ma per dare un ordine di idee, va dal 2 al 5/0. Alla lenza madre si collega un terminale di circa 70 o 80 centimetri. Il diametro del terminale si sceglie in base alle condizioni. In caso di forte corrente si utilizzano sezioni maggiori, ma comunque la scelta si fa al momento. Come esche usiamo le stesse adottate in questa costa anche nelle spiagge e cioè seppie, intere o tagliate a lunghe strisce, sardine, cannolicchi, granchi e gamberi.
Saraghi e schiuma
Pescando dalle scogliere, sono tante le prede possibili. Ma devo dire che quella che considero la migliore, la più divertente, difficile e soddisfacente è il sarago. Non mancano le orate e poi le classiche prede da rock fishing, come le cernie, le murene, i tordi… e poi ci sono le occhiate che abboccano sempre alla canna di Stefano. Ma il sarago rimane l’obiettivo primario. La sua cattura è sempre una grande emozione e non nascondo che mi sono appassionato alla portoghese, destinando molte delle mie uscite di pesca a questa tecnica, proprio perché è possibile pescare saraghi davvero grossi. La pesca è anche condivisione. Le nostre pescate vengono sempre, puntualmente, condivise con la mia grande famiglia del Coxinas, gruppo di pescatori con base a Villacidro che ha trasformato la Costa Verde nel suo unico e irripetibile parco giochi. In futuro spero di affinare ancor meglio questa tecnica. Basta una rabeca ben costruita, la giusta esca e un mare in scaduta per regalare momenti unici.
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