Quote Tonno 2015
Riempitevi gli occhi con l’immagine di copertina e poi con discrezione e gli stessi occhi piangete la morte dell’associazionismo. Si perché il decreto del Mipaaf del 17 Aprile 2015, che ripartisce per le tre stagioni a venire le quote di tonno rosso tra i sistemi di pesca ammessi, oltre ad assegnare ai dilettanti (pesca sportiva/ricreativa) percentuali a dir poco umilianti (0,478% per t 11), mortifica i disperati tentativi delle associazioni fin qui spesi per il riconoscimento di una più dignitosa esistenza. Fatta salva la buona fede dei nostri paladini rimane l’evidenza di una forma di confronto del tutto sterile. Le riunioni ai tavoli ufficiali portano benefici solo a chi è seduto, non a chi questi rappresenta. Inevitabilmente! Non ci sono i numeri per contare. Così a Roma come in periferia. Anzi, a ben guardare, da quando il ministero colloquia con i nostri rappresentanti le quote a noi destinate sono progressivamente e drammaticamente diminuite. Da qui, a mio avviso, la necessità di cambiare metodo e scendere decisamente in piazza con canne, guadini e remi, ma anche gommoni e barche.
Ma vediamo in pratica gli effetti del decreto. Se fosse vero, come pubblica la Fipsas, che sono circa 6000 le imbarcazioni iscritte alle capitanerie italiane per la pesca al tonno, ad ogni unità sarebbe assegnata la quota di kg 1,8333. Ciò significa che nel periodo 16 giugno 14 ottobre solo 366,66 di quelle 6000, quindi solo il 6% circa, può pescare un tonno, naturalmente non più grande della misura minima: kg 30. Chi ne avesse voglia elabori questi dati e scopra quanto ci costa un chilo di tonno. Io, con tutte le limitazioni del caso e certamente per difetto, l’ho fatto: 545 euro.
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