Portixeddu
Già nei ripidi tornanti che da Masua salgono oltre Acquaresi, superando Cala Domestica, l’eccitazione sale. La lunga strada non fa che aumentare le enormi aspettative che ogni volta riversiamo su una battuta di pesca. È sempre così quando si decide di pescare a Buggerru. I primi scorci di mare, da Gonnesa a Nebida, non fanno che aumentare la voglia di arrivare al più presto in spiaggia. Poi però spesso si fanno i conti con la crudele realtà: le spiagge del comprensorio di Buggerru sono ricche di pesce ma difficili da interpretare e la potenza del mare dell’ovest, con le sue mareggiate furenti, muta radicalmente la morfologia della spiaggia, la planimetria dei fondali, le abitudini dei pesci. L’inverno scorso non ha fatto sconti; settimane intere di violente mareggiate da ovest hanno sferzato tutta la costa; il porto di Buggerru è stato più volte sommerso dalle onde e la lunga spiaggia di San Nicolò ha subito una radicale trasformazione. In particolare, l’azione continua delle onde ha eroso la spiaggia nella parte più settentrionale, quella che per tutti è Portixeddu, facendo riemergere rocce e il basamento di quel molo che dà il nome allo spot. Un mutamento che da anni non interessava questa spiaggia e che ha cambiato non solo l’aspetto del luogo ma anche le abitudini dei suoi abitanti marini. Ora il mare ha riportato un velo di sabbia a nascondere nuovamente le rocce, ma lo spot ha subito un evidente cambiamento, che si è tradotto in una maggior pescosità rispetto al resto della spiaggia di San Nicolò.
Portixeddu
La lunga spiaggia di Buggerru si estende per un po’ meno di 2 chilometri esposta ad ovest. Gli assidui frequentatori la sezionano almeno in tre spot: San Nicolò, i Pini e Portixeddu. San Nicolò in teoria è il nome dell’intera spiaggia, ma spesso così ci si riferisce al tratto più meridionale, a ridosso della scogliera che separa la spiaggia dal porto e dal centro abitato. Alcuni identificano questo spot come “il cassonetto”, poiché la porzione migliore di spiaggia per la pesca era in corrispondenza di un cassonetto della spazzatura, ormai assente da anni. I Pini è la parte centrale della spiaggia, una lingua di sabbia che, in assenza di mareggiate, corre dritta verso nord. Oltre la foce del Riu Mannu (che in estate è sempre asciutto) abbiamo Portixeddu, parzialmente riparata dal maestrale dal promontorio di Capo Pecora. La sabbia è dorata, soffice, tanto che si sprofonda e camminare per lunghi tragitti diventa faticoso. Come detto Capo Pecora la protegge dal maestrale ed il fondale non troppo alto fa si che le condizioni migliori si presentino in scaduta avanzata, quando le ultime onde di riflesso smuovono il fondo. Con venti da ponente o libeccio il rischio alghe più che alto diventa certo! La corrente le trasporta tutte a Portixeddu e rende impossibile pescare. Con vento alle spalle le potenzialità dello spot crollano inesorabilmente, ma in estate si possono “incontrare” saltuarie grosse orate e numerosi serra. Anzi, d’estate Portixeddu è una spiaggia da serra, in assoluto tra le più prolifiche.
Tecnica mista
Personalmente, quando vado alla ricerca dei serra, mi dedico totalmente a questa unica preda, impostando tutta la battuta di pesca sul serra e portandomi dietro solo l’attrezzatura necessaria al serra fishing. Ma credo sia più una questione di abitudine, un modo per limitare gli ingombri, forse una sorta di pigrizia mentale. Un pescatore più evoluto dovrebbe arrivare in spiaggia con la mente aperta, pronto a fronteggiare qualsiasi condizione il mare gli proponga, non limitandosi ad eseguire il solito classico “compitino”. Anche perché una tale routine non si concilia con lo slancio e il trasporto che dovrebbe essere parte essenziale del surfcasting, una tecnica sempre nuova, di scoperta, di frontiera. Se poi ci riferiamo nello specifico allo spot di Portixeddu, in estate sarebbe davvero un peccato rinunciare in partenza alla possibilità di catturare una grossa orata, pesce presente anche a mare piatto. Quindi prepariamoci a una sorta di tecnica mista che preveda una sacca con canne adatte sia alla pesca del serra che dell’orata e di conseguenza un cassone carico il necessario da garantirci la massima libertà nello scegliere sul momento travi e parature. Il tutto però considerando anche, come ho accennato, gli spostamenti sulla soffice sabbia di Portixeddu, lenti e faticosi; insomma, equilibriamo il carico. La configurazione classica per il serra prevede una canna abbastanza potente da poter sopportare il peso di una zavorra e del trancio di muggine. Seguendo i dettami della “letteratura” moderna e delle infinite esperienze di questi ultimi anni, le dimensioni del trancio si sono di molto ridotte, poiché pare che i serra, un tempo famelici, ciechi, avidi, ora siano diventati più astuti e guardinghi e preferiscano bocconi più piccoli, tranci gourmet. Mulinello capiente con 0,40 diretto e trave finale che può essere scorrevole o fisso (a vostra discrezione…). L’orata è un pesce molto più sospettoso e quindi la canna deve essere dotata di un cimino sensibile, in grado di rivelarci anche le più deboli tocche. Braccioli lunghissimi in fluorocarbon e esche tipiche dell’estate, quali bocconi, granchi e oloturia. Nella preparazione dell’esca prendiamoci tutto il tempo necessario: la presentazione deve essere naturale, invogliare il pesce all’assaggio, liberarlo dalla sua naturale ritrosia. Una possibile configurazione può essere quella 2+2: due canne destinate al serra e due all’orata, ben distanziate. Cerchiamo, nel limite del possibile di non fare troppo casino, puntando troppo spesso le luci in acqua, anche se in estate spesso sono altri gli elementi di disturbo, come saltuari bagnanti notturni, transiti anche troppo sotto costa di gommoni e piccole barche, musica “ a palla” nei chioschi (un problema minore a Portixeddu). E siccome siamo in estate e fa davvero piacere godersi il fresco del mare, facciamo uno strappo alle rigide regole del surfcasting e portiamo con noi una bella birra fresca. Se poi, come spesso accade, l’uscita è di gruppo, il tempo trascorrerà serenamente, anche se il mare non vorrà ripagarci di qualche cattura tanto agognata e, nelle notti senza luna, il cielo di Buggerru è tra i più spettacolari che la nostra isola ci possa regalare. Sfruttiamo l’occasione.
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