Pit Stop - Manutenzione Programmata

Pit Stop - Manutenzione Programmata

Sarebbe consigliabile mantenere sempre l’attrezzatura il più possibile pulita, oleata e completa di tagliando. Mantenere costantemente canna e mulinello in perfetta efficienza ne preserva l’integrità, evita spiacevoli sorprese durante l’azione di pesca, il tutto aumentando la vita operativa di oggetti che hanno un costo non trascurabile. L’ideale consisterebbe nel ripulire tutto l’armamentario ogni volta che si torna a casa dalla pesca. Ma questo non avviene quasi mai, poiché di ritorno da ore di spinning furioso, tra rocce e spiagge, sferzati dal vento e provati dal freddo, non abbiamo certo voglia e tempo da dedicare a questa attività che sul momento ci appare noiosa e rimandabile. Rimandiamo al giorno successivo tutti i lavori di manutenzione, senza accorgerci che ciò indebolisce l’attrezzatura e svuota, senza che noi lo percepiamo, il nostro portafoglio. Cinque minuti di “lavori domestici” fatti con regolarità difendono il nostro patrimonio. Ora, lo so che quasi nessuno dedica troppo tempo alla pulizia dell’attrezzatura, aspettando l’inesorabile rovina, dovuta all’azione degli agenti atmosferici; ma adesso, con l’arrivo della bella stagione, è venuto il momento di rimboccarci le maniche. Basta davvero poco per allungare la vita operativa di canna, mulinello e tutto ciò che serve nello spinning.

Canna
Per fortuna che sono in carbonio. Ormai la quasi totalità delle canne da pesca sono costruite con questo stupendo materiale. Il carbonio non necessita di una cura particolare. La sua superficie liscia non fa da aggrappante per sale, granelli di sabbia e sporcizia. Basta un panno umido per ripulire velocemente il fusto. Questa pulizia è utile per osservare da vicino la canna. Controlliamo la punta che deve essere integra; nelle canne in più sezioni, osserviamo gli alloggi degli innesti e controlliamo che dentro di questi non sia depositata sabbia che, con lo sfregamento, potrebbe danneggiare la struttura. Se notiamo graffi o, ancor peggio, filature che corrono lungo il fusto, allora è sempre meglio rivolgerci al nostro negoziante di fiducia, ad un esperto. Potrebbe sembrare una precauzione eccessiva, ma sarebbe peggio veder “esplodere” la canna durante un lancio, proprio quando siamo su una roccia, lontani dalla macchina, lontani da tutto, lontani dalla civiltà. Controlliamo gli anelli, sia visivamente che al tatto. Le legature devono risultare integre e non si deve vedere nessun segno di ruggine o corrosione nella struttura degli anelli. Fidiamoci delle nostre mani, il nostro tatto è un organo potente. Tastiamo le pietre degli anelli con cura, alla ricerca di eventuali irregolarità. Se la pietrina dell’anello è filata, prima o poi danneggerà la lenza o il trecciato, con risultati disastrosi.

Sopra: Federico Melis con una piccola ricciola, pescata appena dopo il tramonto.

Mulinello
Di tutta l’attrezzatura, il mulinello è l’oggetto che richiede il massimo della nostra cura. Sono tre le parti che vanno controllate per prime: archetto, scorri filo e albero. L’archetto non deve presentare segni di corrosione e la sua apertura e chiusura devono risultare armoniche, fluide. La molla che permette la chiusura dell’archetto non deve essere troppo scarica, altrimenti potrebbe consentire l’accidentale chiusura dell’archetto in fase di lancio. Puliamo bene con un panno appena umido e spruzziamo del grasso nell’ingranaggio di chiusura. Il guida filo è sostanzialmente un cuscinetto (ne esistono di semplicissimi ma anche di davvero complessi...). Di tutto il mulinello, il guida filo è il pezzo che rimane per più tempo a contatto con il filo. Un funzionamento irregolare o addirittura il bloccaggio del guida filo, introducono un maggiore attrito che danneggia il filo, oltre che rendere molto più pesante e faticosa l’azione di recupero. Nello spinning si lancia e riavvolge lenza centinaia di volte in un’unica uscita. Quindi il guida filo deve essere perfettamente efficiente. Nella maggior parte dei casi basta pulire con un panno, spruzzare del grasso e, con l’aiuto di uno spezzone di lenza grossa, provare il meccanismo per renderlo il più scorrevole possibile. Solo se necessario, avventuriamoci nello smontaggio di questa parte che, per alcuni modelli di mulinelli, è composta da molte parti piccole, facili da perdere o da assemblare in modo sbagliato. Se necessario, rivolgiamoci all’esperto. Sfiliamo la bobina e osserviamo l’alberetto. Non deve essere piegato e scorrere all’interno del corpo del mulinello con estrema fluidità. Spruzziamo del grasso alla sua base e proviamo il meccanismo con alcuni giri di manovella. Questi tre semplici controlli sono quasi sempre sufficienti per mantenere il mulinello in perfetta forma. Operazioni più complesse, come l’apertura del corpo ed il controllo del meccanismo interno, consiglio di lasciarlo fare ad un esperto.

“Il silicone spray, spruzzato direttamente sulla bobina, protegge il filo e lo rigenera, restituendogli la consistenza iniziale”.

Trecciato o filo di nylon
Oramai quasi tutti utilizzano il trecciato per lo spinning in mare. A parità di spessore il trecciato ha un carico di rottura estremamente superiore al nylon. In più, risulta più “pronto”, meno elastico e ciò aiuta nel momento della ferrata. Il trecciato, se tenuto bene, ha una vita operativa di anni. Il suo unico grande nemico è l’attrito, lo sfregamento contro rocce e ostacoli sottomarini oltre che su parti del mulinello e della canna non pulite a dovere. La manutenzione consiste in una bella doccia; si pulisce l’intera bobina sotto un getto d’acqua. Si lascia asciugare il filo e lo si ricopre di silicone spray. In questo modo il filo trecciato riacquista la sua scorrevolezza e morbidezza e si riducono le possibilità che si formino “fiocchi” che, se non evitati, portano al formarsi di inevitabili e fastidiosissime parrucche.

Artificiali
E finalmente apriamo la cassetta degli artificiali. Sostituiamo tutte le parti arrugginite: ancorette, ami singoli, anelli e eventuali girelle. Se l’artificiale ha al suo interno un sistema di sfere, smontiamo tutte le ancorette e scuotiamo l’artificiale così, nudo. Se sentiamo distintamente il rumore delle sferette allora l’artificiale è integro; se, invece, ci accorgiamo che queste non si muovono o lo fanno con molta difficoltà, vuol dire che l’artificiale è danneggiato e spesso ciò ne decreta la fine operativa. Togliere le ancorette prima del controllo permette di udire solo il rumore del sistema di sfere interno, senza che questo sia nascosto dallo sferragliare delle ancorette. Un ultimo sguardo alla livrea. Non è necessario che la colorazione sia intonsa, perfetta, senza graffi. Anzi, spesso la perdita di smalto dona all’artificiale un’aria malaticcia e si sa, i predatori puntano sempre gli esemplari di un branco che mostrano segni di debolezza. In tutto, la procedura di revisione dell’intera attrezzatura ci porterà via non più di una decina di minuti (a parte il tempo necessario alla eventuale sostituzione delle ancorette). Vi assicuro, non è tempo perso.