Pillole di Tonno
Dal 16 giugno, è aperta la pesca sportiva al tonno rosso. Chi ha possibilità, e la voglia può issare a bor do e detenere un esemplare al giorno, basta possedere la licenza nominativa da pescatore sportivo dedicata a tale pelagico e osservare le regole ministeriali. Basta, fino a quando verrà comunicata la sempre prematura e spiace- vole notizia della chiusura anticipata per il raggiungimento delle quote stabilite dal Mipaaft. La scorsa stagione, non è stata magnanima: pochi tonni e veramente difficili da catturare. Il clima torrido, il termoclino molto basso e una migrazione “offshore”, ci hanno fatto veramente tribolare e rimpiangere gli incontri ravvicinati col grande pelagico degli anni passati. Ma anche questo è il bello della pesca! Comunque mai darsi per vinti e crederci fino in fondo. Il tonno rosso è sempre in agguato e anche l’ultima sardina rappresenta una chance: la possibilità di veder cantare all’impazzata il cicalino del nostro rotante.
Drifting
Uno dei vocaboli maggiormente usati nella pesca al tonno è “drifting”! Il termine è anglosassone e deriva dal verbo “to drift” che nella traduzione letterale significa essere trasportati, nella nostra circostanza sia dallo scarroccio sia dalla corrente marina. Comunque si tratta di una tecnica sportiva ben precisa, basata su una fitta pasturazione di pesce azzurro, diretta alla ricerca dei tonni più grossi. L’ancora galleggiante è un elemento determinante per effettuare correttamente tale tecnica. Nel tempo, abbiamo visto di tutto. Chi a poppavia schierava secchi e bacinelle… e chi perfino paracaduti. Ultimamente però in commercio ci sono delle ancore appositamente progettate per tale tecnica e prodotte in più misure, in modo da coprire, in termini di stazza, un range sufficientemente ampio di imbarcazioni. I materiali sono di ultima generazione, oltre ad essere robusti e leggeri, hanno la caratteristica
di asciugarsi velocemente, in modo, a fine pescata, di essere facilmente riposte in qualche gavone del nostro fisherman.
Parliamo di pesca
Oramai il livello sportività raggiunto dai pescatori italiani che si dedicano al big game, grazie anche all’innovazione e all’elevata tecnolgia, è piuttosto alto. Negli anni, fiumi di parole, immagini e tam tam goliardici, hanno indottrinato chi ama la pesca al tonno, incrementando la voglia di pesca. Canne sempre più leggere e performanti, monofili e in particolare fluorocarbon invisibili e resistenti all’abrasione fanno da protagonisti. Abbiamo notato anche che il più elevato “strike ratio” nella pesca al tonno in big game drifting, si ha principalmente sulle canne schierate in media profondità. In poche parole abbiamo la prova statistica che le allamate, anche pasturando con una scia sapida spesso coadiuvata da un pasturatore elettrico come un trita sardine, si hanno per lo più sulle canne distanziate dalla poppa dell’imbarcazione e schierate in media profondità. L’elettronica di bordo ha fatto passi da gigante, grazie anche alla tecnologia Chirp. Oggi abbiamo il massimo della definizione, con gran risalto dei tunnidi in caccia e del termoclino. Avendo l’opportunità di capire effettivamente tale fascia d’acqua, dove solitamente staziona il pesce foraggio, è opportuno sfruttare l’indicazione schierandoci le canne. Non solo esca naturale morta ma è buon uso mettere anche esca viva, come sugarelli, sgombri, boghe, eventualmente da “fare” in loco tramite il classico metodo del sabiki. A volte, come si dice in gergo piscatorio, bisogna dare una rullata di pastura. In parole povere, si cala un pasturatore a strappo, in pratica un contenitore in acciaio pieno di tocchetti di sardina, il quale, arrivato a destinazione, cioè in vicinanza del termoclino, rilascia il prezioso e grasso contenuto. Come dire: “Se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna”!
Nodo del bruco
È il nodo ideale e con un ottimo carico di rottura, per chi desidera una protezione extra del finale, proprio in vicinanza dell’esca. Le spire ben serrate oltre ad essere un ammortizzatore naturale, limitano l’abrasione del filo causata dai denti del pesce. Si tratta di un nodo messo a punto da qualche anno in Adriatico (Adriatic knot) per la pesca al tonno, poi preso in considerazione per tutte le tecniche di pesca dalla barca. La prima fase consiste nel realizzare 5 spire strette. A questo punto si rimonta le spire fatte e si scende verso l’amo con almeno 21 spire strette. Arrivati all’anello di sostegno si inserisce in capo morto nell’asola. Si inumidisce il tutto e con un colpo secco si serra. Tagliamo in capo in eccedenza e siamo pronti. Si consiglia per terminali non più grossi di mm 0,70. Con diametri sottili è buon uso utilizzare tra anello e monofilo una redancia.
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