Pesce Serra - Cambio di Stagione

Pesce Serra - Cambio di Stagione

Anche se, per certi versi, la stagione del “serra fishing” non ha avuto una vera interruzione invernale, è con il caldo dell’estate che siamo certi di poter lanciare un trancio in acqua con sufficienti probabilità di successo. Gli anni passati ci hanno insegnato che la presenza del pesce serra, saltuaria dapprima, è oramai una costante soprattutto in alcuni lembi della nostra costa: sud ovest e nord est per rimaner vaghi, Pula e Badesi se vogliamo esser più precisi. Ma l’inverno passato ha segnato una nuova fase del “fenomeno serra”, un aumento della frequenza con la quale, anche nelle giornate più fredde, il serra ha fatto mostra della sua voracità. Non sono più rari i casi di mormore, saraghi ed orate che una volta allamate ai nostri inganni, vengono dilaniate in un istante dalla formidabile dentatura del serra. E tutto questo in pieno inverno ed in spiagge che fino alla stagione passata sembravano “immuni” dal fenomeno. I racconti di pescatori subacquei e spinner confermano questa tendenza: i pesci serra amano la Sardegna ed hanno intenzione di colonizzarla. Ora, se la tendenza sarà confermata dalla stagione estiva, il serra fishing potrebbe diventare la pesca dalla spiaggia più popolare, alla portata anche di pescatori non troppo esperti e, perché no, a buon prezzo.

Gli spot
Abbiamo citato Pula e Badesi, a significare due vasti comprensori che ospitano diverse spiagge che d’estate si affollano all’imbrunire di pescatori alla ricerca delle forti emozioni che solo il pesce serra regala nella pesca dalla spiaggia. A Pula e Badesi il trancio paga bene, con catture ripetute nella stessa uscita. Il fatto curioso è che per esposizione, temperatura, tipo di fondale e grana della sabbia Pula proprio non assomiglia per niente a Badesi se non per l’assidua frequentazione di branchi di centinaia di serra. I serra poi, anno dopo anno, si sono moltiplicati e si sono moltiplicati anche i branchi. Torre Grande, Ingurtosu, Porto Botte, Giorgino, Poetto; ed ancora Girasole, Su Barone, Santa Lucia, Platamona, Fiume Santo e La Palafitta ad Alghero. L’isola è circondata! Il numero di branchi e delle conseguenti catture sempre più frequenti fanno pensare che l’aumento dell’attenzione da parte di noi pescatori sportivi a questa specie non ha per nulla intaccato lo stock a disposizione; tanto meglio! Va da se che bastano spostamenti di pochi chilometri da casa per trovare un luogo adatto. Le condizioni meteo detteranno la scelta della spiaggia. Prima di tutto, un occhio alla marea! Quella alta aumenta le chance, specie se “cade” a notte fonda. Meglio se il vento non è troppo frontale ed il mare è poco mosso: infatti la tecnica prevede l’utilizzo di un’esca voluminosa che deve esser lanciata il più lontano possibile e che dovrà restare in azione per lungo tempo, anche ore. La presenza di alghe di certo non facilita la nostra azione ma l’esperienza negli anni parrebbe dimostrare che questo non è un fattore dominante.

 



Canne, mulinello e… uno straccio
Abbiamo accennato alla necessità di lanciare lontano. Non si tratta di una legge assoluta ma spesso i primi attacchi avvengono lontano da riva, a far immaginare lo spostamento del branco dal mare aperto alla costa. E poiché l’esca, come vedremo, è voluminosa e pesante, è consigliabile l’utilizzo di una canna potente. Senza dare troppi numeri diciamo che se nella vostra collezione di canne avete degli attrezzi sui 200 grammi che nel tempo avete imparato a conoscere e che utilizzate spesso, quelli sono i più adatti allo scopo. Lanciare un trancio in acqua sottopone la lenza e la parte finale della canna a ripetuti colpi di frusta. Prima di lanciare assicuratevi che a terra ci sia “via libera” e che la lenza sia bene in tensione. In aria l’esca si muove disordinatamente intorno al centro di massa, sembra sfuggir via ed è soggetta in modo evidente all’attrito dell’aria. Il motivo è semplice: con esche “normali” quali vermi e affini, il peso del piombo è largamente dominante rispetto a quello dell’esca. Una volta in aria, il piombo assume una traiettoria parabolica ed il bracciolo (o i braccioli) ruotano intorno al trave. Più è marcata la differenza tra il peso del piombo e quella delle esche, meno queste perturbano la traiettoria del piombo, fattore che diminuirebbe la gittata. Ma nel caso del serra fishing, spesso il peso del trancio è addirittura maggiore di quello del piombo. Infatti, ipotizzando di usare una canna da 250 grammi, se prepareremo un trancio di circa 2 etti, non potremo utilizzare piombi oltre i 100 grammi, per non esporre la canna ad una sollecitazione pericolosamente estrema. Una volta in aria, il piombo e l’esca non seguiranno una traiettoria parabolica ma ruoteranno ambedue intorno al comune centro di massa. Questo fenomeno porta ad un sostanziale decremento della gittata. Alcuni, per ovviare al problema, consigliano l’utilizzo di bait clip. Personalmente, dopo innumerevoli prove, ho abbandonato questa soluzione che spesso si è rivelata controproducente: le lunghe punte degli ami 7/0 che fuoriescono dall’esca spesso si ingarbugliano sul trave. Nel migliore dei casi l’esca “non lavora” e ci accorgiamo del problema solo quando andiamo a controllarla. Nel peggiore dei casi il serra attacca il boccone, tranciando di netto anche la lenza. Nel dubbio, evito! Detto questo, spendiamo due parole sul mulinello e sugli attrezzi che non devono mancare. Il mulinello deve essere capiente: il problema della gittata potrebbe essere risolto utilizzando in bobina una lenza sottile; ma attenzione, non sottovalutiamo l’impressionante forza che un pesce serra, anche di taglia medio – piccola, è in grado di sprigionare. Allo stesso tempo, saremo costretti a forzare i tempi perché, anche utilizzando come finale un cavetto da 40 libbre, nel giro di pochi minuti i denti del serra sono in grado di tranciare completamente il metallo. Una buona via di mezzo è rappresentata da uno 0,30 in bobina. Per i motivi accennati, il rapporto di recupero deve essere intorno al 5:1, per garantire recuperi veloci. Personalmente preferisco preparare i tranci in spiaggia. Coltello affilato, un buon piano d’appoggio, filo elastico e polistirolo (per il galleggiante) non devono mancare… ed uno straccio!!! La preparazione dei tranci è spesso “cruenta” ed avere uno straccio a portata di mano ci aiuta a mantenere il resto dell’attrezzatura pulita ed in ordine.

Due o tre ami
Abbiamo già dibattuto il problema. C’è chi preferisce una paratura scorrevole, c’è chi ha “la fissa per la fissa”. In questo articolo ci concentriamo sul finale. Leghiamo un amo del 7/0 al cavetto d’acciaio (dalle 30 alle 40 libbre). Facciamo scorrere un secondo amo (sempre 7/0) sul cavetto ed anche un terzo se lo riteniamo opportuno. Tre ami danno più strike, due più soddisfazione, uno è da puristi ma anche molto, molto rischioso. Il finale in acciaio deve esser più lungo del trancio, quindi intorno ai 20 centimetri o più. Una girella generosa chiude il finale. A questa girella leghiamo uno spezzone di 0,60 in nylon della lunghezza desiderata e siamo pronti!

Non solo muggine
L’esca principe è il trancio di muggine. Il pesce serra sembra non avere gusti troppo sofisticati. Quindi, se non avete la possibilità di procurarvi muggini freschi a buon mercato, state tranquilli, vanno benissimo anche quelli che nei mercati ed ipermercati sono venduti abitualmente intorno ai 5 euro al chilo. Nella scelta dell’esca teniamo presente che il trancio deve essere lungo almeno 15 centimetri. Parlando dell’argomento con Francesco Gavino Fois, egli mi ha rivelato che un’ottima alternativa al muggine è data dal trancio di spigola; non è raro trovare al mercato spigole d’allevamento a prezzi bassi; vale la pena provare! Per preparare il trancio, che sia spigola, muggine o quant’altro, sfilettiamo l’esca ricavando due filetti ed eliminando lisca e testa. Come accennato, il boccone deve essere voluminoso, almeno 15 centimetri. Puntiamo gli ami dalla parte della pelle e facciamo in modo che l’ardiglione fuoriesca completamente dalla polpa. Inseriamo un bastoncino di polistirolo e chiudiamo con abbondante filo elastico. Adesso il trancio assomiglia ad un salsicciotto. Il filo elastico preme sulla polpa che inizia a rilasciare succhi. Lanciamo l’esca subito in mare e buon appetito… al serra!