Pellet Feeder e Pesci Pigri

Pellet Feeder e Pesci Pigri

Inizio primavera. Ci troviamo in quel periodo dell’anno nel quale bisogna affinare la nostra tecnica di pesca a feeder. Non possiamo più lasciare nulla al caso, perché anche solo un sussulto del vettino diventa prezioso e potrebbe essere l’unico della giornata. Infatti la temperatura dell’acqua è ancora molto bassa e i pesci si dimostrano apatici e diffidenti nei confronti delle nostre esche e solo con pazienza, dedizione e precisione  nel preparare attrezzatura, esche e pasture, possiamo avere la meglio su qualche bell’esemplare di pinnuto. Tutto questo, però, possiamo ottenerlo soltanto scegliendo e utilizzando attrezzature specifiche e state certi che così facendo, ogni cattura ci renderà orgogliosi e soddisfatti del lavoro svolto. Una tecnica che ci consente di insidiare i pesci che assaggiano mal volentieri le nostre esche e che spesso “assaggiano e scappano” è senza dubbio la pesca con il pellet feeder che ci permette di utilizzare il pellet sia come esca che come pastura.

Il pellet feeder
Questo tipo di pasturatore si presenta come un cilindro chiuso da un lato e schiacciato sul fondo dove è applicata la piastrina col piombo. La parte aperta invece, ha un taglio a 45 gradi e rappresenta l’unico punto di fuoriuscita sia di pellet che dell’esca, costringendo i pesci ad alimentarsi solamente da quel lato andando chiaramente ad aumentare le probabilità di abboccata.

L’attrezzatura
Le canne ideali per questo tipo di tecnica, dato che l’azione di pesca non si svolge a lunghissime distanze, sono comprese tra i 10 e 12 piedi, abbinate a mulinelli di taglia 3000-5000. In bobina si utilizzano fili affondanti, personalmente ho i mulinelli  caricati con lo 0,23 che mi dà un buon compromesso sia di robustezza che di scorrevolezza tra gli anelli in fase di lancio. Eventualmente se si vuole restare più leggeri si può scendere con il diametro del filo in bobina, non oltre lo 0,18, mettendo poi uno spezzone di filo più grosso (shock leader) per caricare tranquillamente senza rischiare di rompere durante il  lancio.

Montatura
La montatura per pescare con il pellet feeder è estremamente semplice, parliamo di pasturatori in line, quindi che scorrono lungo la lenza madre e che hanno bisogno solamente di un accessorio che possa bloccarlo nella parte inferiore al quale poi ci si attacca il finale. Nella parte inferiore della montatura inserisco una girella con gom- mino di battuta salva nodo e poi faccio una brillatura di circa 10-12 centimetri. La treccia che si viene a creare permette di avere un minimo di resistenza in fase di mangiata creando una sorta di auto ferrata  ma che lascia poi il pasturatore libero di muoversi lungo tutta la lenza madre. Il finale va scelto in base alla taglia presumibile del pesce, ma, dato che esca e filo vengono nascosti all’interno del pellet feeder durante il lancio e poi sono comunque inglobati in mezzo a tutto il pellet che fuoriesce, possiamo anche non andarci troppo per il sottile. Come ami, in questa situazione specifica, utilizzo soltanto quelli senza ardiglione perché recano meno danni al pesce e mi agevolano durante le fasi di slamatura. Per innescare il pellet utilizzo gli anellini in silicone che si applicano direttamente sull’amo e se necessario mi servo di una pinza bait band che dilata l’anellino in silicone facilitando l’applicazione dell’esca.

“Dopo due minuti d’immersione, si scola il pellet e lo si lascia riposare per 20 minuti prima dell’utilizzo”.

Bagnatura del pellet
In questo periodo dell’anno, trovo perfetto l’utilizzo del pellet da 2 millimetri come pastura e quello da 4/6 millimetri per l’esca. Probabilmente l’operazione più importante è la bagnatura del pellet, che deve essere fatta alla perfezione per far sì che il pellet possa resistere durante il lancio e possa fuoriuscire con l’esca dal pellet feeder una volta arrivato sul fondo. Appena acquistato il pellet si presenta secco e per bagnarlo occorre un recipiente abbastan- za grande, almeno il triplo di quello che si usa per contenerlo durante la pescata. Questo perché, per poterlo bagnare uniformemente, verso il pellet nel contenitore e poi vado a coprirlo completamente con l’acqua. Così facendo riesco ad avere i pellet più o meno tutti alla stessa profondità senza che si vadano a sovrapporre, riuscendo a far assorbire approssimativamente la stessa quantità di acqua a tutte le particelle. Dopo circa due minuti di immersione vado a scolare il pellet e lo ripongo in un contenitore più piccolo che meglio si presta al caricamento del pellet feeder, lasciandolo riposare per  20 minuti. Insieme al liquido che andiamo a scolare, eliminiamo anche una parte di oli e aromi  che vanno a indebolire leggermente il potere attrattivo del pellet e nel periodo freddo, avere la pastura non troppo carica potrebbe risultare comodo e vantaggioso.

Conclusioni
Si tratta di un’alternativa validissima alla pesca a feeder tradizionale o col method. Infatti, il pellet feeder ci permette di insidiare i pesci anche nelle situazioni più difficili portando l’ingan- no senza che possano minimamente avvertire la presenza di finale e amo. Una pesca prettamente invernale ma che se praticata in luoghi dove il pesce è diffidente dà degli ottimi risultati durante tutto l’anno.