Pellet col Caldo
La pesca a feeder, a molti potrebbe sembrare anche una tecnica semplice, ma in realtà più la si pratica e più ci si rende conto di quante sfaccettature sia composta. Ultimamente sento e vedo amici pescatori che utilizzano il pellet, sia come esca che come pastura e se non fossimo in Sardegna non mi meraviglierei più tanto. Infatti anche qui in Sardegna il pellet da un po’ di tempo sta prendendo piede anche se il suo utilizzo è da sempre rivolto per lo più nelle fisheries, i laghetti a pagamento molto comuni nel “continente” ma qui assenti. Però la nostra fortuna è che abbiamo degli spot simili ai laghetti commerciali, ma che sono a tutti gli effetti acque libere. Pescando con il pellet come pastura, con il method e il pellet feeder riusciamo a sfruttare al meglio tutte le potenzialità che questo tipo di esca possiede.
La scelta dello spot
Ciò che in Sardegna più si avvicina all’idea di fischeries sono quei laghetti, non troppo profondi e con acqua praticamente ferma che possiamo trovare in abbondanza nel nostro territorio. Meglio se con un po' di vegetazione affiorante che funge da riparo per i pesci. Hanno anche un altro vantaggio. Sono dei piccoli paradisi, spesso isolati da tutto e tutti, dove passare qualche ora sulle loro sponde ti rigenera e ti prepara ad affrontare nuovamente la quotidianità e la vita frenetica che ormai siamo abituati a vivere. Generalmente le specie ittiche che si trovano all’interno di questi specchi d’acqua e da insidiare con il feeder sono carpe e tinche, quest’ultime in minore quantità sicuramente, poi carassi e sporadicamente anche qualche rara scardola.
Qui sopra: il pellet feeder ha un’estremità chiusa dalla quale entra la lenza madre e dalla parte opposta ha un’apertura con un taglio a 45° dal quale fuoriesce la lenza madre stessa con l’attacco per il finale. |
Il pellet feeder
Il pellet feeder altro non è che un pasturatore di forma cilindrica, schiacciato su un lato dove è applicata la piastrina di zavorra. Ha un’estremità chiusa dalla quale entra la lenza madre e dalla parte opposta ha un’apertura con un taglio a 45° dal quale fuoriesce la lenza madre stessa con l’attacco per il finale. L’apertura col taglio inclinato risulta essere l’unico punto di fuoriuscita del pellet che costringe i pesci a cibarsi solo da quel lato, aumentando, ovviamente, le probabilità di abboccata. Quindi questo tipo di pasturatore è da scegliere quando si pesca in un ambiente con i pesci sospettosi o nel periodo più freddo, quando sono apatici e poco propensi ad abboccare.
Le tre fasi della preparazione dell’esca con il method. Con l’aiuto dello stampino si pressa pastura e esca nel pasturatore. |
Il method
Il method è invece un pasturatore piatto di forma ovale con una faccia zavorrata e l’altra strutturata in maniera tale che pastura e pellet possano restarci attaccate con l’utilizzo di un apposito stampino. A differenza del pellet feeder, in questo caso, i pesci possono aggredire esca e pastura da qualsiasi lato, quindi la scelta su questo tipo di pasturatore avviene quando peschiamo in luoghi dove i pesci non sono smaliziati ma sono affamati e mangiano senza problemi, generalmente in primavera e estate, col caldo insomma.
Preparazione del pellet
Il pellet che meglio si presta a questo utilizzo è senza dubbio quello da 2 millimetri, ma ovviamente non lo si può usare secco, così come è confezionato, ma ha bisogno di essere preparato prima. Per renderlo colloso al punto giusto bisogna versarne un quantità tale da riempire il fondo di un contenitore. Successivamente andiamo a versarci all’interno dell’acqua fino a coprirlo totalmente. Ora se ci troviamo nel periodo caldo, 40 secondi sono sufficienti, perché l’acqua più calda “lavora” prima sulla superficie dei pellet. Se siamo nel periodo freddo ci vuole un tempo maggiore di ammollo che sarà di circa 2 minuti. A questo punto possiamo scolare tutta l’acqua lasciando riposare per altri dieci minuti. Dobbiamo avere l’accortezza di utilizzare un recipiente sufficientemente ampio per evitare che il pellet sia troppo ammassato. Il pellet è pronto per essere caricato sul method o sul pellet feeder. Se, passata qualche ora, ci rendiamo conto che il pellet ha perso collosità, possiamo aggiungere un po' di colla per bigattini, in modo da ripristinarne le caratteristiche iniziali. Ciò che rende micidiali queste due tecniche è la possibilità di incorporare l’amo con l’esca all’interno del pasturatore. Infatti l’esca durante il caricamento del pasturatore è inglobata nel pellet. E quando i pesci inizieranno a cibarsi della pastura si ritroveranno l’esca in bocca senza nemmeno accorgersene. Proprio perché esca e filo sono nascosti, si possono utilizzare fili anche sovradimensionati, con finali nell’ordine dello 0,20 o 0,22 che nel caso di grosse prede ci danno un po’ di tranquillità in più. Gli ami saranno robusti del 12 o 14, rigorosamente con l’anellino in silicone per l’innesco del pellet da 6 o 8 millimetri.
Le canne
Ho lasciato per ultimo l’argomento canne, non perché sia meno importante ma perché qua ci si può tranquillamente far condizionare dal gusto personale. Ad esempio, io sono un amante delle canne light che mi fanno divertire ma che a seconda della preda mi danno parecchio da fare. Utilizzo al massimo canne lunghe 10 piedi (3,05 metri) che anche in caso di grosse prede, presenti in Sardegna anche nei piccoli bacini, sono maneggevoli e mi permettono di portare i pesci velocemente a guadino, ostacoli permettendo.
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