Particolari... che Contano
A pesca sappiamo quanto i particolari, fortuna esclusa, facciano la differenza tra un pescatore e un altro, tra una pescata da ricordare e un cappotto. In questo articolo, che sarà suddiviso in due parti, analizziamo, alcuni piccoli ma importantissimi particolari necessari a sbloccare le situazioni in cui i calamari sembrano non essere interessati alle insidie che proponiamo o quando li si insidia fuori stagione. Ricordando che a pesca il fattore fortuna incida per un buon 50% altri fattori, altresì importanti, quali l’esperienza e la tecnica possono risultare essenziali al fine di ottenere qualche strike in più o di risolvere giornate particolarmente difficili.
Double egi
Uno dei fattori più importanti, se non il più importante, nella pesca a eging, è la conoscenza della quota di stazionamento dei calamari. Capita molto spesso di non sapere a quale livello i cefalopodi stiano cacciando in quel momento, ragion per cui bisogna ingegnarsi per risolvere il problema. Generalmente per sondare un più ampio tratto di mare è necessario, gioco forza, utilizzare egi di dimensioni maggiori dotati di una zavorra di peso più consistente. Se questa soluzione garantisce, da un lato, il raggiungimento di maggiori distanze e la possibilità di sondare una superficie d’acqua più vasta, dall’altro limita molto la permanenza dell’esca nella colonna d’acqua e quindi nella “strike zone”. Infatti, un egi di misura 3,0, ad esempio, possiede un affondamento di circa 3 sec/m, mentre un egi di misura 2,5 possiede un affondamento di circa 3,9 sec/m. Per ripristinare il periodo ottimale di stazionamento dell’esca nella strike zone, basta inserire un oppai o una totanara da tataki di misura compresa tra 1,5 e 2,0 a una distanza di circa 30-40 cm dall’egi. In questo modo non solo diamo la possibilità al calamaro di selezionare la taglia del boccone da lui preferito in quella circostanza ma, visto l’assetto neutro o galleggiante degli oppai in acqua, lo stesso rallenta abbastanza la discesa del complesso pescante aumentando così lo stazionamento di entrambe le esche nella strike zone. Un altro vantaggio di questa soluzione è quello di effettuare doppi strike nel caso di calamari molto attivi. Il movimento dell’egi situato più in basso viene lievemente rallentato dall’attrito prodotto dall’oppai sovrastante. Ricordiamo inoltre che il complesso pescante così creato emana sicuramente più vibrazioni rispetto a quelle prodotte da un singolo egi. Questo risulta un ulteriore attrattore per i calamari che, grazie alle vibrazioni emesse dalle totanare, riescono a localizzare i nostri egi anche a distanza.
Temperatura
Esistono determinate tipologie di egi dotate di un particolare rivestimento (warm jacket) in grado di trattenere il calore. Questo calore può essere prodotto semplicemente illuminando la nostra esca con una normale torcia a led. Il calore prodotto dalla luce viene trattenuto da questo particolare materiale (tactywarm) evitando una rapida dispersione. Ciò crea una differenza di temperatura tra l’esca e l’ambiente circostante perfettamente percepito dal calamaro. I pesci sono animali eterotermi ovvero tendono a mantenere la temperatura corporea uguale a quella del mezzo liquido in cui si trovano. Molti pesci grandi nuotatori però, sono dotati di forti muscoli che sprigionano calore e sono in grado di riscaldare così certe parti del corpo, ciò unito alla circolazione sanguigna, permette loro di avere una temperatura corporea leggermente superiore a quella dell'elemento in cui vivono. Sugarelli, boghe, sardine e latterini (le prede preferite dei calamari) possono essere considerati come forti nuotatori in quanto pesci pelagici e capaci di percorrere grandi distanze e lunghi spostamenti, in parole povere sono sempre in movimento. I calamari possiedono una vista molto sviluppata, un buon olfatto e un buon tatto. Riescono quindi a riconoscere un pesce vivo dal calore prodotto. Come se fossero dotati di una termocamera che registra la differenza di temperatura tra l’acqua e quella più calda della preda. Anche al tatto poi riescono a riconoscere il calore sprigionato dalla preda. Assodato il fatto che i calamari reagiscono al calore, risulta evidente come un egi in grado di mantenere una temperatura di soli 0,5 gradi superiore rispetto a quella dell’acqua circostante, risulti nettamente più catturante rispetto ad altri egi “eterotermi”.
La pulce
Molti di voi avranno sicuramente notato, almeno una volta, un parassita di colore grigio-giallastro attaccato al corpo di qualche pesce appena pescato come ad esempio un’occhiata o una boga. Questo parassita è la comune pulce di mare (Cymothoa exigua) un crostaceo ectoparassita dei pesci ossei ascritto all’ordine degli Isopodi. La pulce, che misura allo stadio adulto tra i 3 e i 4 cm, si attacca al pesce per mezzo dei suoi uncini al fine di succhiargli il sangue, parassitandolo per lungo tempo. Il pesce si indebolisce a causa del suo ospite che giorno dopo giorno lo debilita e anche i suoi movimenti diventano meno scattanti. I calamari questo lo sanno bene e tramite la loro vista eccezionale riescono a individuare questo parassita che è indice di una preda debilitata e quindi più semplice da predare. Una nota azienda croata ha deciso di trasferire questo fenomeno sui propri egi creando un’imitazione perfetta della pulce di mare con effetti anche leggermente fluorescenti e quindi ancor più individuabile dal calamaro. Minuscoli particolari è vero ma, come ben si sa, in pesca sono proprio i particolari a fare la differenza.
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