Palle di... Pollo

E come Apelle ha fatto la palla, Giuseppe ha fatto l'innesco... di pollo. Non è un fatto originale, ma adesso, toccato con mano, le storie sentite al bar, guadagnano credibilità. Quindi ricordate, per l'esca, rivolgetevi al macellaio di fiducia.

Sabato è buono! Andiamo a calamari? È da un po’ che cerchiamo di organizzare con Giorgio un’uscita bivalente. Da una parte proviamo il gommone, dall’altra peschiamo qualcosa, qualunque cosa. E quando sembrava che l’occasione fosse arrivata, con la comparsa dei primi molluschi nel golfo e l’approssimarsi della gara al calamaro più importante d’Italia, ci si mette di mezzo un matto: Giuseppe Can- sella. In un nulla mischia le carte e ci porta tutti ai banchi a fare occhioni. Ai banchi di Villasimus.

Lì ci aspetta Fabio Fois, a cui Giuseppe naturalmente ha fatto i conti in tasca, o meglio gli ha contato le ore: vive a Serramanna, sarà in pesca all’alba, quindi sveglia alle 3:00.  Sono quasi le otto, siamo a bordo del Med di 8 metri di Paride Pisano, con trecento cavalli Suzuki sulla poppa. 25 nodi di crociera, un po’ meno quando le onde infastidiscono. Un’ora e mezzo circa e anche noi arriviamo a destinazione. A 28 M da Capitana per 312° e 15 dai Cavoli per 319°. Sulla secca di Villasimius ci sono anche Riccardino e Curreli. Pare che non mangi bene. Comunque da bravo, Giuseppe cerca una sua soluzione e appena l’eco propone un’immagine interessante, vai giù col motore di prua, il Minn-Kota. Fermi immobili, sul punto dove lo strumento segnala i pesci. Le lenze, quattro in tutto vanno giù velocemente, nella speranza che gli assetti siano compatibili e gli incroci siano ridotti al minimo. Intanto però, dopo il taglio delle mazzancolle che nessuno ha voluto condividere, mi concentro su quel roseo bozzo, che in origine doveva essere un pollo.

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Dal vivo, un occhione che si è fatto impollare.

Sapevo della stravaganza, ma mi aspettavo la vaschetta con le fettine già tagliate, come quelle che compra mio figlio, immaginando che si prestassero meglio al taglio, rispetto a un polpettone quasi senza capo ne coda. Comunque parte bene e gambero e pollo portano a pagliolo due bei pezzi di circa 2 chili l’uno.

La festa però finisce presto e incomincia la crisi. Segue il girovagare, purtroppo abbastanza frequente nel bolntino di profondità, con poco qui e poco lì. E invece delle pezzogne, troviamo gli spinaroli. Piccoli di dimensione, voraci e assolutamente inutili. E a nulla vale lo sposta- mento sulla secca vicina, 12 M a SE. Quindi si rientra a casa, in quella abbandonata per disperazione. E non è confortante il rientro, neanche un po’. Prende corpo l’ipotesi che aspettare sia la miglior strategia, e così… E così Giuseppe, il mago degli strumenti, ci trova un’area interessante. Cerca e ricerca, mentre le lancette girano veloci, e salta fuori un’immagine più convincente delle altre. Vai giù di nuovo col Minn-Kota per l’ennesima volta e finalmente si rivede qualcosa. Meglio dire rivedono, perché le mie mazzancolle hanno perso i magici poteri. Tanto che per provare di nuovo l’emozione di una cattura ho dovuto spostarmi al vicino banco di macelleria, fare scorta di pollo, sezionarlo a misura d’amo  e continuare a pescare. Il bipede dell’aia, non so per quale incomprensibile principio, evidentemente contrario alla teoria universale che vede l’esca migliore simile alla pastura naturale, legato all’amo col filo elastico o innescato con manualità, è una sorpresa.

Sapevo, o meglio più volte ho sentito vicende col volatile protagonista, ma, forse soddisfatto dal crostaceo che cammina all’indietro, non ho mai approfondito e tanto meno ho fatto esca dal macellaio. Fatto sta che l’ultima ora, prima che il buio ci accompagnasse in navigazione fino al porto di Capitana, è stata “cummenti sa manu e deusu”. Abbiamo risolto la criticità e con la spinta del mai domo Paride il povero frigo ha preso colore, arancione. Illuminati dal radar e infine soddisfatti per il risultato, rientriamo di gran carriera. Veloce pausa da Victory per uno spaghetto succulento, grappina e arrivederci alla prossima, ognuno con il suo pollo.

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