Palamite a Piede Asciutto

Palamite a Piede Asciutto

Se la nostra attrezzatura da spinning potesse parlare ci direbbe: “No! La palamita no!”. Questo “trattore” del mare è capace di piegare la canna a dismisura e far impazzire la frizione del mulinello facendola cantare come un usignolo, rubandoci metri e metri di lenza in pochi secondi. Ma visto che la nostra attrezzatura non parla e sicuramente per prepararci alla potenza della palamita avremo scelto le armi giuste, possiamo concentrarci solo sulla grande goduria di catturare questo splendido pesce dalla potenza esplosiva. Se poi tentiamo la fortuna da riva le cose sono sicuramente più complicate rispetto alla pesca dalla barca, ma la soddisfazione della cattura sarà immensa. La palamita appartiene alla stessa famiglia degli sgombri, cioè gli scomberomoridi, molto simile ai tunnidi sia come morfologia sia nel metodo di caccia. Questo predatore è molto forte, tenace, e non si arrende con facilità una volta allamato. Il suo profilo fortemente idrodinamico e tutte le pinne che possono piegarsi all’indietro “scomparendo” in apposite cavità, fanno capire che la palamita è una vera sprinter, capace di nuotare e scattare a velocità impressionanti. Inoltre la coda, anziché pinneggiare come in ogni altro pesce, compie movimenti semirotatori come se fosse un’elica. Tutte queste caratteristiche rendono questo pesce un vero missile marino.

Spot e periodi
È solo su batimetriche importanti che possiamo cercare le palamite, stiamo parlando di fondali dai 30 metri fino ai 50. È necessario cercare strutture naturali e artificiali con queste caratteristiche e lì intensificare la nostra ricerca, senza perdere tempo in altri spot. Nello specifico stiamo parlando di scogliere a picco sul mare, penisole e antemurali portuali, in quest’ultimo caso, ovviamente, dove sia consentita la pesca. Trovato lo spot giusto, però, non basta lanciare l’artificiale e come d’incanto si attacca una palamita che ci farà godere come ricci... È bene sapere dove pescare ma è altrettanto importante considerare alcune regole fondamentali legate al periodo. I momenti migliori dell’anno per temperatura dell’acqua e condizioni meteomarine li troviamo indicativamente da aprile a giugno, e ancora meglio tra ottobre e novembre. Siamo rimasti un po’ larghi come periodi migliori in primavera perché la particolarità delle condizioni meteo degli ultimi anni sta scombussolando non poco il calendario di noi spinner. Le ragioni biologiche che spingono i grandi branchi di pelagici a spostarsi verso riva nei periodi che abbiamo appena citato non sono solo legate alle condizioni meteomarine, ma soprattutto alla grande concentrazione di pesce foraggio (sardine e alici) che migra verso la costa in cerca di cibo. Dunque, come sempre dove troviamo le prede troviamo anche i predatori e in questo caso le palamite, come altri pelagici, non fanno certo eccezione: seguono le loro prede e di conseguenza finiscono per  migrare anche loro verso la costa.

 


Strategia di caccia
Dimentichiamoci l’agguato della spigola tra la schiuma o quello del barracuda che sfrutta parecchio i cambi di luce o le tenebre, le palamite hanno una loro strategia di caccia molto particolare e spettacolare: cacciano i piccoli pesci azzurri nuotandogli intorno, fino a spingerli a formare quelle che in gergo vengono chiamate “palle”. Una volta che i piccoli pesci rimangono intrappolati, sotto dai predatori e sopra dalla superficie, inizia la mattanza. Le palamite si tuffano dentro i banchi di foraggio e a ogni passaggio riescono a prendere anche più di un pesce contemporaneamente. In questi momenti la frenesia alimentare del predatore è alle stelle e ci troveremo davanti ad uno spettacolo unico, un grande caos, almeno in apparenza perché la caccia ha un suo schema ben preciso. Le piccole alici spaventate saltano fuori dall’acqua e le palamite, dietro, formano spruzzi e gorghi impressionanti, poi arrivano anche i gabbiani dal cielo che si tuffano in picchiata per accaparrarsi qualche boccone. Questo è il momento migliore per lanciare il nostro artificiale nella mischia e dobbiamo farlo subito, mai incantarsi di fronte a questo spettacolo altrimenti perdiamo il momento propizio. A volte le mangianze si protraggono a lungo, perché il banco di foraggio è enorme e le palamite continuano gli attacchi fino a quando sono sazie; in questo caso il divertimento è totale e le catture multiple sono nella norma. Ma se il banco di pesciolini è contenuto, assisteremo ad attacchi veloci e sporadici, e dobbiamo essere pronti a lanciare per cercare di incrociare qualche palamita. Quando la mangianza si manifesta davanti a noi, la prima cosa che viene istintiva è lanciarci nel mezzo, credendo di avere più possibilità se piazziamo l’artificiale davanti al muso del predatore. Sbagliato! É troppo il caos che regna in quei momenti all’interno della mattanza perché le palamite possano accorgersi del nostro boccone. In- dirizziamo i lanci qualche metro a lato del “banchetto”, facendo attenzione alla direzione con cui saltano i pesciolini che ci indicano con chiarezza la traiettoria giusta. Se vogliamo provare l’emozione di avere in canna una bella palamita non dobbiamo mai dimenticarci di questa regola.

Occhio all’esca!
Se le prede della palamita sono alici e sardine è bene legare a fine lenza gli artificiali che assomigliano il più possibile a questi pesci, altrimenti perdiamo solo tempo e soprattutto l’occasione di una bella mangianza vicino a riva. Dalle uscite sul campo abbiamo notato che per le palamite non vige la regola “pesce grande, esca grande”. Probabilmente perché questi predatori sono abituati a cacciare su batimetriche importanti che sono spot dove è difficile trovare il pesce preda grosso, tipico del sottocosta. Quindi, facciamo spazio in cassetta ad artificiali dai 5 ai 10 centimetri, compatti e dal peso specifico considerevole, capaci di lunghe gittate anche controvento e in grado di sostenere recuperi molto veloci senza mai perdere l’assetto di nuoto. Il vero mattatore che possiede tutte queste caratteristiche è il metal jig, che possiamo recuperare velocemente in superficie, oppure far affondare per qualche secondo subito dopo il lancio e richiamare con lunghe trazioni per imprimergli un accattivante movimento saliscendi. Portiamo con noi anche minnow, jerk, piccoli popper e walking the dog. Come colori concentriamoci sulle tinte naturali, perché le palamite cacciano a vista, privilegiando i toni che più si avvicinano alla livrea di alici e sardine, quindi devono prevalere l’argento e l’azzurro che ben si sposano con tinte come il verde, il rosa e l’arancione. Un ultimo accorgimento: se riteniamo che sull’esca scelta l’ancoretta non sia all’altezza, sostituiamola con un modello più robusto ma verifichiamo sempre che l’ancoretta differente da quella proposta dalla casa madre non vada a incidere sul movimento in pesca dell’artificiale.

“Armi” da palamita
Abbiamo iniziato ironizzando sullo sforzo che la nostra attrezzatura è sottoposta di fronte alla grande potenza di questi pelagici, ma con le armi giuste è possibile avere la meglio con le palamite pescando da riva. La canna ideale deve avere una potenza di 1-2 once, con una lunghezza di 7’-7’3”, queste caratteristiche sono perfette per pescare da riva. L’azione non deve essere troppo veloce, meglio se moderate-slow, perché ci offre una duplice funzione: in fase di lancio concede un buon caricamento e un’ottima proiezione anche degli artificiali più leggeri, mentre durante il combattimento smorza eventuali errori di trazione che possiamo commettere a causa delle continue e veloci fughe della palamita. Abbiniamo mulinelli di taglia media che ci consentano di caricare in bobina una buona scorta di filo, almeno 250-300 metri. Ci sarà da sudare con questi predatori e non è così raro che i pezzi più grossi ci facciano intravedere il fondo della bobina! Come lenza scegliamo un multifibra non superiore alle 20 libbre e leghiamolo a un tratto di 30-50 centimetri di fluorocarbon dello 0,30-0,50. Le palamite hanno un’ottima dentatura e, visto che utilizziamo artificiali non troppo grossi, è facile che i denti vadano a contatto con la lenza.